04/24/2024
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Beppe Convertini: Tra cinema, teatro, tv e tante missioni umanitarie

Nasce come modello ma da anni si sta facendo apprezzare come un bravo attore di fiction e in teatro. Al cinema è reduce da due film. Oltre ad una soddisfacente vita professionale, è molto impegnato anche nella solidarietà e nelle missioni umanitarie: lo scorso anno è stato in un campo profughi in Siria

di Alessia Bimonte

Nasce a Martina Franca il 20 luglio 1971 sotto il segno del cancro. Da buon pugliese adora le orecchiette con le cime di rapa. Nel tempo libero si dedica all’equitazione, gioca a tennis e beach volley. Adora leggere e viaggiare. Inizia la sua carriera professionale come modello, ma spazia poi tra radio, televisione, cinema e teatro. Tra le fiction più famose lo ricordiamo in “Vivere e Le tre rose di Eva”. Di recente al cinema con la commedia “Un figlio a tutti i costi” e il thriller “Le grida del silenzio”. In tournée teatrale con “Ricette d’amore”.

Parliamo di bellezza, che a te non manca. La tua carriera nel mondo dello spettacolo parte come modello. Quanto conta l’estetica? 

“La bellezza è molto soggettiva, io vado sempre alla ricerca del bello attorno a me, ma le imperfezioni sono affascinanti. Le rughe o i capelli brizzolati che ho, sono dei segni della vita che fanno parte di me, che in qualche modo mi rendono interessante. Oggi come da sempre non si può negare che il bello attrae, si è sempre alla ricerca del bello in ogni cosa, nella natura, nell’arte, nell’architettura. Con la crescita, si diventa maturi e ci si accorge che oltre alla bellezza estetica, acquista sempre maggior valore la bellezza interiore, quella dell’anima”.

Hai lavorato in televisione con serie di successo e al cinema. Quali sono i pregi e difetti del piccolo e del grande schermo?

“Il cinema è affascinante, ti dà l’opportunità di vivere grandi emozioni. È un mondo speciale. La televisione ha il vantaggio di essere vista da un pubblico più vasto, cosa che chi va al cinema sceglie di fare, mentre in tv magari facendo zapping si ritrova a vedere. Il cinema ha dalla sua parte il tempo in più, più ciak per gli attori e più tempo per creare e studiare il personaggio. Anche le fiction sono frutto di un lavoro accurato ma più rapido perché c’è la necessità di girare più puntate. Sono due mondi diversi, ma posso dire di amare il cinematografo perché ha la capacità di farti sognare, di distogliere la mente dalla tua quotidianità e immergerti nella storia che andrai a vedere”.

Rimaniamo sul cinema. Sei reduce dall’uscita di due film “Un figlio a tutti i costi” e “Le grida del silenzio” che ti vedono attore, ma con due ruoli differenti. Che personaggi sono? Ti ci rivedi?

“Non mi ci rivedo in nessuno dei due, sono lontani anni luce da me. Il primo si chiama Nettuno Tritone, un personaggio sui generis, surreale, un ‘inseminator’, un professionista eccentrico che offre la possibilità di avere un figlio alle coppie ultra quarantenni che lo vogliono a tutti i costi, e di sceglierne addirittura il colore della pelle e degli occhi. Una commedia divertente ma che fa riflettere, con il regista Fabio Gravina abbiamo fatto un lavoro preparatorio per creare questo personaggio ricco di sfaccettature. Il secondo film è un thriller, opera prima della regista Sasha Alessandra Carlesi in cui interpreto Maurizio, un bancario che si ritrova a vivere un’avventura imprevedibile alla ricerca di un gruppo di ragazzi dispersi in un bosco, scoprendo di avere in sé delle doti, anche di inventiva, che non credeva di avere”.

“Ricette d’amore” è il titolo della commedia teatrale che è in tour per l’Italia, anche qui il tuo è un personaggio particolare…

“Sì, siamo già stati in varie città italiane con questo spettacolo per la regia di Diego Ruiz. Qui sono una sorta di Casanova atipico che si ritrova dopo essere rimasto chiuso fuori casa, a contatto con quattro donne che sedurrà, ma si verranno a creare equivoci, strani contesti. È divertente perché il mio personaggio, nonostante sia un traditore seriale, riesce ad avere una relazione con ognuna, a conoscerne le diverse personalità e caratteristiche e in qualche modo ad aiutarle nel migliorare le proprie vite, facendo loro capire cosa c’è che non va”.

Oltre allo spettacolo, sei molto vicino al mondo della solidarietà e delle missioni umanitarie. Cosa vuol dire per un personaggio pubblico come te poter aiutare gli altri?

“Il punto di partenza, la spinta che mi ha fatto capire che bisogna dedicarsi agli altri sono stati due eventi importanti della mia vita: la perdita di mio padre per un tumore ai polmoni e la perdita di mio cugino. Nel periodo in cui mio padre stava male, aveva delle metastasi mi hanno colpito due cose, la forza di mia madre che per 7 mesi non ha dormito per assistere 24 ore al giorno mio padre e alcuni medici volontari che venivano ad assistere professionalmente e a fare un’opera di carità, sono stati straordinari. Trovo che sia un dovere morale per chi fa il mio stesso mestiere, altrimenti che senso avrebbe la popolarità se non quella di sposare della cause così importanti? Io ne ho sposate diverse in questi anni, ho sostenuto la donazione degli organi, gli ospedali oncologici pediatrici e poi la federazione nazionale ‘Terre des hommes’, impegnata nella difesa dei diritti dei bambini  nella promozione di uno sviluppo equo, senza alcuna discriminazione etnica, religiosa, politica, culturale o di genere. Sono stato in missioni umanitarie ad Haiti, nelle favelas in Brasile e lo scorso anno sono andato in un campo profughi in Siria. Qui nel mio piccolo, ho dato una mano, scarico merci, educazione, giocare con i bambini. Molti di loro sono orfani, vittime innocenti, hanno perso tutti e hanno visto delle scene drammatiche. Le missioni servono anche a dare un futuro a queste creature, anche se è difficile. La mia è davvero, come diceva Santa Teresa di Calcutta ‘una goccia nell’oceano e se non ci fosse all’oceano mancherebbe’ che ha portato alla nascita di due mostre. Una intitolata ‘Un girotondo di pace sulla via di Damasco’ fatta tre anni fa e la seconda inaugurata lo scorso luglio che sarà allestita a partire dal 14 maggio alla Milano Art Gallery intitolata  ‘SI RIAccendono i colori della PACE’. È un modo per sensibilizzare sul dramma di questa guerra e aiutare i più piccoli”.

Ci sono nuovi progetti per la tua carriera professionale?

“Non posso dire molto, ma c’è un progetto tv per l’estate, un talk show in cui vestirò i panni di conduttore raccontando le meraviglie della nostra Italia”.

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Andrea Vianello: Il
GP Magazine aprile 2

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