04/18/2024
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Elisa Trodella: Quando l’amore si tinge di rosa

“Il romanzo deve portarti all’evasione, un’evasione finalizzata a far stare l’anima e il cuore leggeri”, afferma la scrittrice

di Mara Fux

Scrive perché ha talento. Insieme a Loredana Tarducci ha realizzato una trilogia in rosa che ha avuto un grande successo. Adesso arriva il suo primo romanzo da sola. E c’è ancora l’amore come protagonista.

Come è iniziata la tua avventura nella scrittura? 

“Un inizio vero non c’è mai stato perché scrivo da quando sono piccola e non parlo soltanto del classico diario personale, quello che fanno un po’ tutte le ragazzine e che nel mio caso era un vero e proprio ventaglio di pagine; parlo di letterine, piccoli temi con cui scrivevo a madre-padre- nonni tutto quello che facevo. Che so: che ero andata ad una festa o quello che era successo durante la ricreazione. Io tornavo a casa e scrivevo letterine, dei veri e propri temi con il loro svolgimento. Ovvio che si trattasse dell’esternazione del mio bisogno di comunicare e che non mi bastasse lo scrivere a se stessi, come nel caso di chi tiene un diario, ma avessi esigenza di comunicare con altri. Scrivevo tutto a tutti. E non hai idea nel corso degli anni quante persone, parenti o amici che fossero si son trovati le mie letterine durante un trasloco e me le hanno lette o fatte avere”.

Immagino che molte fossero anche d’argomento confidenziale.

“Esatto: non hai idea quante volte mia madre mi abbia detto ‘questa me la potevi risparmiare’ oppure ‘ma anche no!’, perché questa mia esigenza mi portava a trasmettere emozioni ed opinioni personali che tante volte eludono in un normale rapporto tra madre e figlia. Io però avevo una famiglia non allargata: allargatissima! in cui si parlava di tutto per cui sentivo di poterlo fare e lasciavo andare ogni freno inibitore. Essere figlio di genitori divorziati e poi riaccompagnati o risposati ti fa vivere in un mondo di adulti anche se sei un bambino perché ti fa capire che papà e mamma non sono solo un papà o una mamma ma sono anche uomini e donne con la loro capacità di sbagliare. In una famiglia estremamente allargata come la mia ho avuto la possibilità di vivere tante dinamiche positive o negative ma tutte animate principalmente dall’amore”.

Così hai deciso di scrivere un libro. 

“Un libro l’ho sempre voluto scrivere, come capita a molti l’ho iniziato e poi lasciato un mucchio di volte finché un giorno, dopo studi e tanti anni in un call center aziendale, mi sono ritrovata senza lavoro e così in attesa di trovarne uno nuovo, ho aperto un pc vecchio come il cucco, vi ho trovato sparsi qua e là tanti inizi del libro che avevo pensato di scrivere senza mai proseguire e ad un certo punto mi sono trovata dentro il libro stesso. Da quel momento ho smesso anche di cercare lavoro”.

Quanto sono autobiografici i tuoi romanzi? 

“Tanto. Ci sono tantissimi episodi tratti dalla vita mia o delle persone che mi circondano e che non sono necessariamente parenti o amici; ma credo che questo capiti un po’ a tutti i romanzieri; sono episodi assorbiti magari ascoltando persone per strada o vissuti da gente che non conosco ma che mi son stati riferiti ed in qualche maniera mi hanno colpito. La cosa bella è che poi, mentre scrivi, vengono fuori a fiume parole o descrizioni di quegli stessi episodi che sono frutto della tua immaginazione, non dei fatti come ti sono stati raccontati. La verità è che tu attingi da ciò che sai, è difficilissimo scrivere ciò che non si sa”.

Quanto rende scrivere? 

“Scrivere non rende a meno che tu non diventi un nome per cui la gente ti segue. Esiste anche che per diventarlo ci voglia tempo e ogni cosa accade al momento giusto. Di base non scrivi per guadagnare ma per una esigenza; lo scrivere non porta un guadagno mensile, non ti da uno stipendio ma un guadagno a lunga scadenza. Ci vuole tanta gavetta, una gavetta che è palestra sia per la scrittura che per il temperamento”.

Dopo una fortunatissima trilogia in rosa da coautrice con Loredana Tarducci edita da Newton Compton, stai ultimando per la medesima casa editrice il tuo primo romanzo da sola. Hai trovato molta differenza nella stesura? 

“I romanzi della trilogia seguivano uno schema concordato proprio per il fatto che erano scritti a quattro mani. Qui mi sono lasciata completamente andare. Ho vissuto una nuova avventura e l’emozione è stata la stessa di quella provata per il primo libro. Ho affrontato anche tantissime situazioni per me nuove proprio perché non avevo uno schema prestabilito, situazioni da cui non sapevo uscire”.

E come ne sei venuta fuori? 

“Sono stati gli stessi personaggi a darmi ciascuno la propria soluzione perché essendosi cucici addosso ciascuno la propria personalità alla fine sono stati loro a condurmi dove volevano andare”.

Perché romanzi rosa in un’epoca in cui si tende a proporre storie concrete spesso anche crude? 

“Dal mio punto di vista il romanzo deve portarti all’evasione, un’evasione finalizzata a far stare l’anima e il cuore leggeri. Quello che ti deve trasmettere un romanzo d’amore è un mondo di gioia, serenità, leggerezza. Certo, anche l’amore prevede tensioni talvolta drammaturgiche ma comunque quello che muove l’amore, l’amore vero con la A maiuscola, è risolvibile. Io apprezzo molto chi scrive quel genere di romanzi, penso siano più forti di me o forse solo diversi ma penso anche che se io provassi a scrivere come loro avvertirei troppo empaticamente il carattere dei personaggi. Così preferisco dipingere più di rosa il mondo delle mie storie che rileggo sempre con piacere, con leggerezza se vuoi, ma a cuor sereno”.

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