03/28/2024
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“Io Raffaello Sanzio”: A 500 anni dalla scomparsa, l’artista Daniele Pacchiarotti ha indossato i suoi panni

di Daniele Pacchiarotti –

Chi mi conosce sa che proprio su questo illustre giornale tratto da mesi la rubrica tra arte e vita dedicata soprattutto al periodo che stiamo vivendo e le varie espressioni dell’arte nell’epoca dettate anche da questo coronavirus.
Nella vita di tutti i giorni l’arte per me rappresenta tutto, è un’esigenza primaria come bere, mangiare o sorseggiare un caffè, sono un ritrattista ed amo spesso calarmi anima e corpo nei volti delle persone che ritraggo.
Dopo tanti anni in cui ho svolto svariati lavori artistici come scenografo, televisione (molto giovane), organizzatore di eventi e, tanti anni fa, spesso anche come attore, anche se proprio quest’ultimo è stato quello che ho fatto più per divertimento che per un vero investimento lavorativo e di vita, ho calzato i panni di svariate figure ma che in realtà appunto non sentivo mie e decisi che sarebbe rimasta solo una divertente parentesi.
Mesi fa la giornalista Emanuela Del Zompo venne a casa mia con una tela e una cassetta di colori e mi ha chiesto se avessi voluto interpretare niente di meno che il maestro del Rinascimento Raffello Sanzio… Ovviamente la proposta mi ha talmente lusingato e ho accettato subito! Proprio quest’anno che è stata la ricorrenza dei cinquecento anni dalla sua morte, io pittore contemporaneo, vestendo i suoi iconici panni, ho compiuto una sorta di viaggio astrale ritrovandomi mentre giravamo in un’altra epoca, nel 1500 circa.
Nella splendida Città di Todi si è svolta la rappresentazione in costume di questa leggenda ambientata in tre epoche storiche ed è stato bellissimo girare per le vie e le strade della città dove tutto riportava al periodo del Rinascimento e così, templari, cortigiane, ballerine e altre figure storiche hanno riacceso quella atmosfera magica.
Mentre giravamo le varie scene sentivo anche un gran senso di responsabilità, rappresentavo un mito, una leggenda che possiamo soltanto vedere attraverso i libri o i musei. Ma pian piano qualcosa mi sussurrava che dovevo farlo a mio modo e tranquillizzandomi, finalmente, potevo in qualche modo calarmi nei panni di un animo sensibile e poetico che anche se da molto lontano assomiglia molto alla mia figura o perlomeno condivide con me un amore viscerale con la pittura.
La scena più bella è dove dipingo la mia musa a cavallo di un unicorno (Emanuela Del Zompo) ed è stato tutto così naturale, anche se io ritraggo tramite foto in quel momento ho provato l’emozione di dipingere dal vero proprio come all’epoca!
Dopo questa bellissima esperienza, tornando a Roma e rimettendo i miei panni, ho avuto e avrò per sempre la sensazione che a Todi in Umbria il mondo contini a rimanere lì in quella idilliaca epoca e che Raffaello e tutti i componenti del film stiano vivendo una realtà parallela alla nostra e alla mia, pittore contemporaneo prestato al passato.
© Foto di Antonello Ariele Martone

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