04/19/2024
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La droga e l’alcol nei giovani

di Marialuisa Roscino –

Il report dell’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato che con la pandemia si è avuta un’impennata del 250% del consumo di alcolici in casa, gli aperitivi on-line e le consegne a domicilio (home delivery), che hanno cambiato le abitudini e il modo di bere degli italiani dal lockdown in poi. La situazione è divenuta preoccupante per giovanissimi, anziani e donne.

Tra i 4 milioni di “binge drinker” ovvero coloro che si abbuffano di alcolici e che bevono 5 o più bevande alcoliche, cocktail, birra, vino, liquori in un breve lasso di tempo, arrivando ad un’immediata ubriacatura con perdita di controllo, ci sono 830.000 giovanissimi di età compresa tra gli 11 e i 25 anni, con un incremento al 23,6% per i maschi e al 9,7% per le femmine di coloro che consumano alcol in modo rischioso. Ne parliamo la dottoressa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della Società psicoanalitica italiana (Spi).
Dottoressa Lucattini, come possiamo spiegare l’uso “esteso” di alcol e droghe nei giovani?
“Esiste una ‘cultura dello sballo’ diversa dal desiderio di divertimento e dal bisogno di distrazione che sono normali. È una cultura e purtroppo una “moda” che ormai esiste da molti anni e di cui i paesi anglosassoni e nordici sono stati i capofila. Stiamo parlando dei gruppi di adolescenti e giovani che escono ‘per bere’ e anche ‘per sballarsi’, in cui bere e sballarsi sono il fine non il mezzo, per quanto distorto o patologico, per raggiungere uno stato di disinibizione e euforia, per ballare notti intere, sentirsi forti, invincibili, sexy, idealmente migliori. È una cultura che nega la morte e amore per la vita, in cui si muore, poiché non lo si ritiene possibile, certamente non per sé stessi. È l’atteggiamento che porta al coma etilico, all’overdose e talvolta agli incidenti mortali. È come se stravolti da alcool e sostanze si trovassero dentro un gigantesco videogioco, da cui è possibile tornare indietro semplicemente con un click o staccando la spina. Ma non è così, è uno scollegamento dalla realtà, una sorta di delirio causato dall’alcol e dalle droghe”.
Quali dati abbiamo attualmente?
“Non esistono statistiche precise sull’uso di sostanze stupefacenti poiché non essendo legali, non possono essere censite, possono essere solo valutate indirettamente dai report della Polizia e della DCSA (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga). L’Organizzazione Mondiale della Sanità riguardo nell’ultimo report del 2021 sulle droghe esamina le prove relative alla fornitura di farmaci e altre sostanze attraverso i mercati della droga su Internet. Comprendendo anche la vendita sul web di alcune sostanze sintetiche destinate ai mercati della droga e il traffico di droga e NPS sul dark web. Le NPS dette anche ‘designer drugs’, sono sostanze chimiche di nuova creazione che producono l’effetto delle droghe già sottoposte a proibizione ma che al momento della loro uscita non sono proibite per la novità delle combinazioni chimiche. Secondo l’OMS il proseguire della pandemia da Covid-19 e della crisi economica conseguente accelererà la progressione dei disturbi correlati all’uso e all’abuso di droghe”.
Quali motivazioni spingono al loro uso?
“La prima è la disponibilità sul mercato legale o illegale e l’accessibilità ovvero la facilità a procurarsele. Se non ci fossero, avremmo probabilmente comunque delle forme di disagio, ma ad esempio, non avremmo i fenomeni di dipendenza dovuti al loro consumo iniziato ‘per provare’, tipico dell’adolescenza o come prova di forza o rito d’iniziazione in alcuni gruppi, che portano alla dipendenza e anche ad una serie di gravi le conseguenze quali overdose, incidenti stradali, morti accidentali, suicidi, traumi e ferite, violenze sessuali, risse e comportamenti violenti. Il vuoto esistenziale gioca un ruolo importante, per molti giovani è una forma di ‘autocura’ fallimentare cioè totalmente inefficace. Non solo non risolvono i loro problemi, il disagio emotivo ed esistenziale, l’insonnia, le delusioni, il malessere ma ne sviluppano altri disturbi fisici e mentali: depressione, attacchi, crisi d’angoscia, deliri e pericolose dipendenze. Naturalmente, anche disturbi psicologici e malattie mentali a cui gli adolescenti possono essere predisposti e che si manifestano tra gli 11 e i 19 anni, possono portare all’uso di alcool e droghe ma certamente non è un’equazione matematica, non è detto che accada”.
Quali sono le conseguenze sugli adolescenti? 
“È importantissimo sapere e dire chiaramente che l’uso di alcool e droghe in adolescenza arresta la crescita psicologica, emotiva e cognitiva, danneggia gravemente il funzionamento relazionale e affettivo, e le abilità sociali che spesso proseguono anche in età adulta se i ragazzi non arrivano tempestivamente alle cure. Questo accade, sia in per motivi psichici, ovvero, non provano neppure a risolvere un problema che vedono come insormontabile poiché si sentono insicuri e non capaci, sia per la difficoltà sopportare le oscillazioni depressive o l’ansia per cui trovano subito qualche sostanza che li ‘placa’. Purtroppo, in alcuni casi anche per un danno cerebrale diretto prodotto sia dell’alcol che delle droghe naturali (cocaina e eroina) che sintetiche (metanfetamine, popper, extasy, etc). È però vero, che grazie alle cure psicologiche e alla plasticità neuronale (la capacità di autoripararsi del cervello), tutto è recuperabile, dipende anche dalla gravità delle intossicazioni e dalla loro durata. Da non sottovalutare le malattie fisiche prodotte dall’alcol che è dannosissimo per il fegato, lo stomaco, i reni e il cervello. Molte droghe sono tossiche per i principi attivi, per le altre sostanze con cui sono tagliate, perché contaminate da agenti tossici o da virus e batteri”. 
Quali le possibili soluzioni?
“Non è una loro responsabilità e tantomeno una ‘colpa’, è soltanto un gravissimo problema che gli adolescenti e i giovani non sanno di avere. Nessuno può conoscere le proprie dinamiche inconsce se non parla con uno psicoanalista. La responsabilità in caso è piuttosto degli adulti che avrebbero il compito d’insegnare loro a riconoscere i pericoli, aiutarli a crescere affrontando i problemi insieme, sostenerli nelle difficoltà e accompagnarli da uno psicoanalista dell’età evolutiva appena colgono i primi segni di disagio. Pertanto, è importante: far conoscere i pericoli di alcol e droghe; prestare attenzione se ne fanno uso; non sottovalutare o minimizzare quando i genitori si accorgono che questo accade; comprendere che è un problema che nasce da difficoltà più profonde e non criminalizzarli; usare fermezza ma mai costruzione o violenza bensì favorire il dialogo e cercare di risolvere il problema insieme; sapere che non sono problemi che passano da soli col tempo o con la crescita; chiedere una consulenza psicoanalitica familiare o individuale, attraverso la quale sarà possibile avere indicazioni quale tipo di trattamento sia necessario”.

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