04/19/2024
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Larissa Abtova: Dalla Russia all’Olanda con amore

di Marisa Iacopino

Nasce a Riga, nella “vecchia” Unione Sovietica, dove trascorre gran parte dell’infanzia a tratteggiare figure di animali dopo aver ricevuto dai genitori colori e carta da disegno. Il suo primo lavoro è un cavallo, all’età di quattro anni nel villaggio dei nonni. Durante l’adolescenza, un’artista professionista s’innamora di una sua opera, scoprendola in una mostra, e fa di tutto per convincere la madre che questa ragazza è nata per servire l’arte. 

Stiamo parlando di Larissa Abtova, pittrice russa che nel 1991, forte di anni di esperienza, si trasferisce in Olanda, ad Amsterdam, dove le si apre il mondo dell’espressione pittorica. Il suo linguaggio artistico è in prevalenza figurativo..Negli occhi di ogni ritratto che dipinge, traspone anima ed emozioni, collocando le figure in un ambiente magico e romantico. Le sue opere sono presentate in mostre internazionali personali e collettive.

Ti sei laureata all’Accademia d’arte di San Pietroburgo nel 1985, ma la passione per la pittura ti accompagna fin dalla più tenera età. A 5 anni le tue opere sono già esposte in una mostra. Un progetto di vita già ben definito?

“Può sembrare strano, ma sono nata con questa creatività. Nessuno mi ha insegnato durante l’infanzia, amavo solo cani e cavalli e li dipingevo su ogni foglio vuoto o addirittura sui muri. Erano per lo più animali a quattro zampe. Crescendo, ogni anno notavo terribili errori nei miei disegni e li correggevo, sorprendendomi di non averli visti prima. In seguito, ho letto molta letteratura classica e mi è piaciuto realizzare illustrazioni basate sui libri”.

Nasci in Lettonia, quando era ancora sotto egida e l’influenza sovietica. Cosa hai cercato, ed eventualmente trovato, trasferendoti in Olanda dove tuttora vivi?

“Sono nata in Lettonia perché i miei genitori hanno studiato lì. Successivamente ho vissuto in Russia e spesso mi sono trasferita altrove a causa del lavoro dei miei genitori. Sono approdata in Olanda all’inizio degli anni ’90 per caso, perché ho incontrato l’amore”.

Nei tuoi lavori, sei partita “Dalla Russia con amore” per arrivare al “Dal mondo con amore”. Un’apertura di confini più fisici o mentali?

“L’argomento “Dalla Russia con amore” è stato molto importante per me. Mostra le emozioni del popolo russo, i loro occhi, le loro anime. Sono una persona russa. Ovviamente, come ogni artista, sono molto curiosa e mi sforzo sempre di vedere molto, incontrare persone di culture diverse. E più viaggio per il mondo, più penetro persone di diversi paesi. Mi trasformo in qualsiasi persona, come se vivessi contemporaneamente in ogni angolo del nostro mondo”.

Quali sono stati gli artisti di riferimento?

“Ho molti artisti preferiti. Amo i ritrattisti classici come Ilya Repin, Valentin Serov. Mi piacciono anche gli impressionisti; Édouard Manet, Claude Monet, Auguste Renoir. Amo molto gli artisti di genere americani: Edward Hopper, Jack Vettriano, David Tanner e tanti tanti altri…”.

Si è trasformata negli anni la tua pittura?

“Sì, è cambiata nel corso degli anni. Tutto questo viene dalle circostanze e dal mio umore. In sostanza, voglio sperimentarmi in diversi generi e tecniche. Ho molte idee, e ancora mi piace quando mi avvicino spontaneamente a una tela bianca e comincio a scrivere quello che ho in testa in quel momento”.

In molti quadri è presente il riferimento al femminile: una donna, un gruppo di amiche, o semplicemente un indumento come un reggiseno. Quanto è importante per te il pianeta donna, e qual è l’emozione più importante che cerchi di rappresentare?

“Sottolinei giustamente che dipingo molte donne, bellissime e romantiche, ma dipingo anche uomini, attraenti, giovani. Sognatori. Forse perché sogno costantemente qualcosa di bello, anche di ideale. Il mare, l’innamoramento, il romanticismo, il verde tutt’intorno, il sole sono tutto per me, in me. Io sono questi uomini e queste donne. Quando un raggio di sole attraversa il verde di un giovane albero, divento felice. Si potrebbe dire che ‘saper godere della vita’ è l’emozione più importante”.

C’è un tempo del ricordo, della memoria nella tua poetica pittorica?

“Sì, sicuramente. Dipingo spesso ciò che una volta ho vissuto, sentito e visto. Tutti i miei lavori hanno determinate emozioni del passato o del presente”.

Quali tecniche usi e quale prediligi?

“Amo la pittura ad olio, ma ho scoperto che anche l’acrilico è un ottimo modo per ritrarre la mia arte su tela. Sono stata educata alla pittura a olio, però ho visto che negli anni ’90, quando sono arrivata in Olanda, l’arte moderna veniva realizzata con l’acrilico. Da quel momento li uso entrambi”.

Cosa pensi della pittura europea contemporanea e di quella italiana?

“Credo che a causa della pandemia ci sia stato un enorme aumento del numero di artisti moderni. A volte vedo dei veri talenti, ma ci sono anche molte imitazioni e somiglianze, non specificamente italiane ma di qualsiasi paese. Durante l’ultima mostra collettiva a cui ho partecipato, ho visto letteralmente un numero di artisti difficilmente distinguibili tra loro. In ogni caso devo dire che la qualità, in generale, era abbastanza buona”.

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