11/28/2023
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Firme ruggenti: Federico Leardini

Giornalista di Sky, si occupa di Economia e di Borse mondiali. Ne è scaturita un’intervista tutta da leggere

di Simone Mori

Nato a Venezia il 18 settembre 1979, si trasferisce a Milano nel 2000 e qui consegue una laurea in scienze politiche e un master in relazioni internazionali. Dal 2011 è a Sky dove, la mattina, gestisce la cronaca delle Borse mondiali. Oltre al giornalismo, ha tre grandi passioni: sollevare pesi in palestra, cucinare e inventare favole per far addormentare con un sorriso la sua bambina.

Ciao Federico, ci parli innanzitutto di te e di come hai iniziato nel mondo del giornalismo?

“Ciao! Ho iniziato a Class Cnbc più o meno dieci anni fa, dopo una carriera di studi in relazioni internazionali e un’interessantissima esperienza lavorativa a Bruxelles. Ho scelto l’economia e soprattutto la finanza perché ritengo siano due campi vivi, che determinano concretamente il corso degli eventi del nostro mondo contemporaneo”.

Quali sono state le maggiori difficoltà?

“Vedo due grandi difficoltà, nel mio mestiere: la prima è il cercare di essere sempre aggiornato su tutti i fronti, dal mercato internazionale (che siano Stati Uniti o Giappone, Arabia Saudita o Sudafrica) a quello locale, perché da qualsiasi fronte può derivare una storia che avrà impatto su scala globale. Il secondo è trasferire al pubblico queste notizie: dal renderle comprensibili a chi non è avvezzo al linguaggio tecnico della finanza, all’analizzare i possibili effetti che avranno concretamente sulla nostra vita. Sono sfide a volte complesse, ma estremamente stimolanti e intellettualmente sfidanti. Perciò, le migliori”.

Ti occupi di economia e finanza. Ti basta o vorresti di più? Nel caso, cosa ti piacerebbe fare?

“Mi piace moltissimo e non vorrei dedicarmi ad altro, anzi… mi piacerebbe fosse dato più spazio ai nostri temi e all’educazione finanziaria nella comunicazione dei media, perché, come detto, ritengo siano assolutamente centrali nello scenario complessivo ed una maggior familiarità del pubblico a questi argomenti aprirebbe gli occhi su molte dinamiche che, altrimenti, divengono esclusiva pertinenza di pochi ‘sapienti’ (o presunti tali), che possono manovrare a loro piacimento l’informazione”.

Hai raccontato tante vicende delicate, specialmente per i nostri portafogli. Quale sono quelle che ti sono rimaste più impresse?

Il settembre del 2008 è stato epico. Nei giorni del fallimento di Lehman Brothers il mondo finanziario era in ginocchio. Si raccontavano crolli (veri: del 20-30%, non quelli del 5% che vediamo oggi) di banche multimiliardarie. La tensione era palpabile a migliaia di km di distanza. Si lavorava 12 ore senza fatica, perchè ogni minuto succedeva qualcosa. Epico. Poi ci sono stati i giorni dello Spread a 500 punti. Anche lì adrenalina alle stelle e massima attenzione verso il ‘mio’ mondo. Anche se mi ha un po’ disturbato il tentativo di strumentalizzazione politica delle vicende, con l’affondo contro le agenzie di rating e il dito puntato contro gli speculatori. La finanza è speculazione, basata sulla realtà. Nessuno si accanisce contro qualcuno per cattiveria… Semplicemente si cerca di trarre profitto da situazioni giudicate vantaggiose. Se lo Spread era a 500 punti, la colpa non era certo dei mercati”.

L’Europa si dice che esista solo per far cassa. Puoi aiutarci a capire?

“Sull’Europa si dicono tante cose, perlopiu dettate da interesse politico. L’Unione europea è nata come progetto di cooperazione ed integrazione per superare la tragedia della seconda guerra mondiale. Si è cavalcata l’integrazione economica perchè era il mezzo immediatamente sensibile nella quotidianità. Da lì sarebbe dovuta derivare un’integrazione politica e, infine, il senso comune di appartenenza. Ci siamo fermati all’euro. Ma il progetto è talmente ambizioso che non dev’essere messo in dubbio dalle prime difficoltà: qualsiasi società deve affrontare delle crisi per strutturarsi e maturare, siamo solo a una crisi, ne usciremo più forti ed uniti”.

Le banche italiane sono sane? Rischiamo qualcosa noi semplici correntisti? 

“Generalizzare, sul tema banche italiane, è impossibile. Lo scenario è talmente variegato da non potersi, realisticamente, accomunare la situazione di alcuni istituti ad altri. Ci sono casi (e la cronaca li riporta costantemente) di pessima gestione e di rischi concreti ed altri che rappresentano assolute eccellenze a livello internazionale. Di fondo c’è la necessità di consolidare un settore troppo frammentato e di ricondurre alle migliori pratiche gli istituti che se ne sono allontanate. Un risparmiatore deve sapere che, per certe banche, il rischio di fallimento è presente e che si deve essere attenti e informati, sempre”.

Quali sono gli investimenti più sicuri per i nostri risparmi? 

“L’investimento ‘sicuro’ non rende più nulla, ed è per questo che molti piccoli investitori assumono rischi eccessivi. Sicuro è fra virgolette perché nessun investimento è comunque sicuro al 100 per cento: collegato al ritorno economico in termini d’interessi c’è sempre una (pur minima) assunzione di rischio.  Questo è un elemento essenziale da capire. Ogni investitore, prima d’investire, deve scegliere quanto vorrebbe guadagnare, quanto è disposto a rischiare e che scadenza temporale vuol dare al suo investimento. Su queste basi sceglierà l’investimento. Il tanto e subito non esiste e chi lo propone vi sta truffando”.

Il filosofo Diego Fusaro sostiene che populista è chiunque non difenda gli interessi delle élite economico-finanziarie dominanti.  Cosa ne pensi?

“Sono in totale disaccordo. Populista, secondo me, è chi specula sul minimo comun denominatore del sentimento umano: che sia la paura, la rabbia, la fame. Senza però costruire su un ideale la base di evoluzione dei suoi seguaci. Il comunismo o il socialismo si opponevano alle elite economico- finanziarie (con dignità ed efficacia enormemente maggiore di quanto facciano i movimenti contemporanei ) ma ponevano alla base del loro pensiero il riscatto sociale dei lavoratori o delle classi ‘inferiori’. Nessuno cerca questo riscatto, oggi. Ora c’è solo pancia e desiderio di distruzione. Ed è per questo che, a mio avviso, non hanno futuro”.

Krugman che ha iniziato a parlare male dell’Euro. Qual è la tua opinione sulla nostra moneta unica?

“L’euro è la più grande sfida che l’Europa moderna abbia accettato. Titanica al di sopra delle apparenze perchè richiede, per funzionare, una sincronizzazione di molti piu elementi di quelli puramente finanziari. Dalle politiche fiscali alla gestione della spesa pubblica, al coordinamento delle politiche di sviluppo alla gestione dei flussi di persone. E nuove sfide si aggiungono in continuazione, dettate dalla contingenza: pensiamo al dramma dei migranti, in pochi l’avrebbero previsto e nessuno era in grado di fronteggiarlo. Così ci siamo trovati gravati da nuovi oneri, ma con l’obbligo morale di dar risposta a queste invocazioni. E i riflessi si vedono, in ultima analisi, proprio su quello che è il solo pilastro concreto dell’Unione: l’euro. Comunque io credo in questo progetto e credo che, maturata l’esperienza di gestione necessaria, la politica europea sarà in grado di farlo funzionare”.

Puoi consigliarci dei libri per avvicinarsi al mondo dell’economia?

“Qui vi stupirò: secondo me, uno dei migliori testi per avvicinarsi al mondo della finanza (e dell’economia in genere) è la collaborazione fra Disney e Il Sole24ore con le storie di Paperon de Paperoni sulla borsa e gli investimenti. E’ un piccolo capolavoro: in modo semplice e immediato tratta temi complessi, approfondendoli poi in sezioni a margine. A mio avviso, per un primo approccio, è davvero l’ideale. Poi ci sono biografie interessanti, come quelle di Warren Buffett, che aiutano a capire come ragiona l’alta finanza e rappresentano un buon investimento in termini di tempo speso per avvicinarsi a questo mondo”.

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