Mario Lavezzi

Racconti di vita
“Sono con la coscienza a posto, ho fatto un disco di qualità e di verità, poi quello che succede, succede. La vita fa da sé”. Mario Lavezzi, grande cantautore, compositore e discografico, dopo undici anni dall’ultimo lavoro, ha deciso di dare alla luce un nuovo album intitolato
di Silvia Giansanti
Raccontare la storia artistica di Mario Lavezzi è impresa ardua, visto che il successo è partito dal gruppo dei Camaleonti. Durante suo cammino ha incrociato Mogol e Battisti e nel tempo ha scritto canzoni e ha collaborato con moltissimi nomi noti della musica italiana tra cui: Dik Dik, Fiorella Mannoia, Loredana Bertè, Anna Oxa, Alexia, Eros Ramazzotti, Gianni Morandi, Fausto Leali, Ivana Spagna, Lucio Dalla e Ornella Vanoni. E proprio quest’ultima è presente in duetto con Mario nell’ultimo lavoro “L’amore quando c’è”, un album in cui si raccontano momenti realmente vissuti dall’artista, come la dolorosa separazione dalla moglie. In un pomeriggio di fine estate, mentre era al pc con il figlio nella sua casa di Milano, ci ha raccontato un po’ di sé, lasciando dolci ricordi attraverso i suoi aneddoti. Ironico, simpatico ma soprattutto loquace, gentile e molto arguto.
Mario, proprio di recente so che ti sei esibito a Roma in una serata nata per festeggiare i cinquant’anni di carriera di Mogol. Com’è il tuo rapporto con lui?
“Ci sono andato molto volentieri, anche perché dovevamo festeggiare i nostri quarantatre anni di conoscenza. Ricordo quando con molto rammarico intorno ai vent’anni di età dovetti lasciare il gruppo dei Camaleonti per andare a prestare il servizio militare, una specie di sogno infranto. Ma come sempre succede, la creatività è stimolata dai grandi tormenti. Quindi ho iniziato a scrivere canzoni. La prima che ho scritto da giovane è stata ‘Primo giorno di Primavera’, l’ho sottoposta a Mogol che all’epoca era produttore dei Dik Dik insieme a Lucio Battisti e da lì è iniziata la nostra lunga collaborazione ed amicizia”.
C’è una frase che ha detto Mogol. “Se scrivi canzoni di impegno sociale, diventano vecchie in un batter d’occhio”. Condividi questa cosa?
“Sì, la condivido perché spesso sono canzoni che si legano ad eventi storici specifici. Ad esempio in questo mio nuovo lavoro c’è una sola canzone che riguarda il sociale e la carenza di ideali”.
A proposito dei tuoi inizi, hai qualche aneddoto da raccontarci?
“Ce ne sono parecchi! Visto che ti ho parlato della conoscenza con Battisti, a seguito della mia entrata nell’etichetta discografica Numero Uno, di cose simpatiche da raccontare ce ne sono. Una volta ero seduto a casa di Lucio, ma la spalliera della sedia si era scollata, così lui ha preso un martello allo scopo di rimettere i chiodi. Ma accidentalmente è partita la testa del martello, andando a colpire il mio labbro inferiore. A parte il dolore, mi sono accorto che un dente si era storto uscendo dalla sua sede e quindi siamo corsi dal nostro amico dentista. Problema risolto, il dente è tornato al suo posto e ho imparato che anche i denti si possono lussare”.
E’ trascorso un po’ di tempo dall’uscita dell’ultimo album. Quanto tempo è occorso per quest’ultimo?
“Il tempo specifico di lavorazione dell’album è stato di circa un anno. Nel frattempo ho seguito vari progetti e comunque non ho l’ansia e l’esigenza di fare uscire un disco all’anno come fanno molti artisti. Secondo me un disco deve uscire quando è pronto. Sono soddisfatto del mio ultimo lavoro, anche se in fondo rifarei delle cose, ci rimetterei mano, ma questo fa parte della natura artistica, proprio come il pittore che è continuamente alle prese con ritocchi vari. Vado sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, altrimenti mi annoierei”.
Nel tuo album hai raccontato della tua vita privata. Come mai questa decisione, visto che gli artisti sono un po’ schivi?
“E’ come se si scrivesse un libro, dove si rappresenta se stessi e quello che si è vissuto. La separazione con mia moglie è stata molto dolorosa, è durata dal ’99 al 2001. Le separazioni sono come dei traumi, come dei lutti e allora in un momento di sofferenza ho scritto le mie canzoni”.
Però c’è stato un bel ricongiungimento no?
“Fortunatamente c’è stato e spero che sia anche di buon auspicio per tante coppie, visto che oggi le separazioni sono all’ordine del giorno. I rapporti si possono trasformare in qualcosa di più saggio, si tralasciano alcune piccolezze, grettezze e gelosie, ma lasciamo perdere che è meglio…”.
Ci sarà un tour a supporto di questo nuovo album?
“Sì, partirà a dicembre. Continuo comunque ad esibirmi anche con il mio amico Teo Teocoli, con lui mi diverto molto sul palco”.
Dall’album hai lasciato fuori un pezzo scritto con Califano. A proposito del Califfo, cosa ne pensi riguardo alle sue dichiarazioni rilasciate qualche tempo fa sulle sue pessime condizioni economiche e sul bisogno di un sussidio statale?
“Credo che si sia trattato semplicemente di follia! Quando l’ho incontrato ultimamente non mi sembrava un affamato, era molto tranquillo”.
Qual è il giovane talento che appartiene alla tua scuderia di cui vai fiero?
“Attualmente sto lavorando su tre giovani talenti; uno di ventidue, l’altro di ventisei e l’ultimo di diciotto. Sono completamente diversi l’uno dall’altro, ma quello che mi sorprende di più è il diciottenne, in quanto scrive dei testi intrisi di cultura che sorprendono. Il bello è che è un ragazzo della nuova generazione che non vuole neanche partecipare ai reality. Vorrebbe fare il percorso di una volta, come hanno fatto molti cantautori storici. Non dimentichiamoci che uno come Lucio Dalla ha fatto sette album prima di emergere. Da quel tipo di percorso venivano fuori contenuti di spessore, di alta qualità”.
Visto che oltre ad essere cantautore, sei anche compositore e produttore discografico, tra un secolo per cosa vorresti essere ricordato?
(Ride) “Spero per le mie canzoni. Oggi è uno standard, è tutto omologato, prima le canzoni nascevano da ideali e da un fermento sociale diverso, c’era una gara di nuove idee. Oggi l’indifferenza porta alla decadenza. Non sono un nostalgico, ma la mancanza di idee è un dato di fatto”.