
di Lisa Bernardini –
Le pagine di cronaca si riempiono ogni giorno di più di notizie che vedono il gentil sesso vittima di violenza domestica se non, addirittura, di femminicidio. Una piaga sociale che ha spinto il Dottor Nello Di Micco, Psicologo, a dedicare gran parte della sua professione e vita all’universo femminile vittima di una situazione di disagio emotivo o esistenziale legato a momenti critici della vita e a episodi di violenza di genere.
Curatore di diverse rubriche radiofoniche, televisive e su magazine nazionali, è anche autore del libro “Il tormento delle donne per le insidie dell’uomo violento”.
Dottore, se dovesse descriverci la società odierna che aggettivi userebbe?
“L’aggettivo che userei è superficiale, perché viviamo in una società dove la superficialità prevale in diversi ambiti, da quello sociale a quello culturale. Le persone hanno poca voglia e volontà di mettersi in discussione sia con loro stesse che con i contesti e le difficoltà. Viviamo nella società dell’apparire, ove si pensa solo all’esteriorità, si preferisce mettere i problemi soggettivi sotto il tappeto per non farli vedere. Peccato che non ci possiamo nascondere da noi stessi perché le nostre fragilità non possiamo negarle”.
Lei, lo abbiamo detto, si è messo al servizio delle donne prestando aiuto e ascolto con la sua professione. Dal suo punto di vista perché assistiamo ogni giorno a episodi di violenza di genere e, addirittura, a femminicidi?
“Dal mio punto di vista credo che ormai viviamo in una società dove gli uomini hanno difficoltà ad accettare i NO delle donne e hanno anche una difficoltà nei confronti della femminilità, femminilità intesta non come sessualità ma come identità”.
Dottor Di Micco, ma in questi ultimi anni sono effettivamente aumentati i casi di donne afflitte da questo disagio o se ne parla semplicemente di più perché si sta facendo una maggiore opera di sensibilizzazione?
“Il fenomeno che riguarda la violenza di genere ė presente da molti anni, nell’ultimo periodo se ne parla tanto perché stanno aumentando i femminicidi e gli atti di violenza contro le donne. Soltanto attraverso l’informazione si possono aiutare le donne a conoscere maggiormente il fenomeno e rendersi conto della gravità dei comportamenti di uomini violenti”.
Ci vuole parlare del suo libro?
“Un libro che non ho scritto da solo perché sono stato aiutato dalle storie, dai confronti, dalle chiacchierate che quotidianamente faccio nel mio studio con decine di donne, donne che attraverso i loro silenzi, i loro sguardi, i loro pianti, con grande coraggio e dignità mettono in parola la loro sofferenza. Donne straordinarie che hanno deciso di voltare pagina, nonostante la paura, la fatica e la solitudine, che hanno deciso di alzare la testa e ritrovare il sorriso. Un libro per le donne che insieme a me hanno deciso di dire no alla violenza femminile e che vogliono approfondire il tema della violenza di genere e scoprire quali siano i segnali, i comportamenti, gli atteggiamenti da non sottovalutare all‘interno di una relazione di coppia. Un libro, insomma, per le donne che vogliono aiutare le altre donne a contrastare la violenza di genere”.
All’interno di una relazione di coppia quali sono, appunto, i segnali da non dover sottovalutare?
“Bisogna partire dai piccoli segnali, quelli insignificanti del tipo se il partner vieta di indossare un determinato capo di abbigliamento o se vuole controllare continuamente il telefono, se vieta di uscire con amici. Un comportamento violento non si manifesta mai improvvisamente, vi sono sempre dei campanelli di allarme”.
Di sicuro lei e il suo lavoro sono di grande aiuto per gli altri, noi cosa potremmo fare per dare una mano a chi vive una situazione di disagio?
“La prima cosa da fare ė quella di non colpevolizzare chi sta attraversando un disagio o vive una situazione particolare: per aiutare si deve aprire uno spazio di ascolto e di accoglienza, invitare la persona che sta soffrendo a chiedere aiuto a uno specialista o alle istituzioni preposte”.
La società e la scuola che cosa possono fare per le donne?
“Da un lato la società potrebbe impegnarsi di più nell’aiutare le donne creando delle reti sociali di integrazione e di sostegno più efficienti ed efficaci. Ai giorni nostri sono ancora pochi gli interventi e le iniziative per sostenerle. Per quanto riguarda le persone dovrebbero aiutare più concretamente le donne senza mettere in atto comportamenti di ‘evitamento’ o di paura quali girarsi dall’altro lato, far finta di niente o dire non ė un problema che mi interessa. Le donne che stanno attraversando un momento di difficoltà o una situazione di violenza vanno aiutate senza pensarci neanche una volta. La scuola dovrebbe promuovere più iniziative e fare progetti per sensibilizzare e informare sul tema della violenza di genere. Sono ancora poche le scuole che lo trattano. Il primo modo per contrastare è informare, formare e sensibilizzare perché ogni ragazzo deve promuovere la Cultura della non violenza. Sono convinto che nelle scuole ci dovrebbe essere un corso di educazione all’amore”.