12/03/2023
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Tanta gavetta per Giglia Marra

Origini pugliesi, Giglia è una ragazza del sud arrivata a Roma con la voglia di ritagliarsi uno spazio nel mondo della recitazione. Con sacrificio e volontà ci sta riuscendo e il suo curriculum inizia ad essere interessante

di Marisa Iacopino

Ciao Giglia, che nome particolare: da dove e come nasce?

“Ciao, Giglia è il nome di mia nonna, a cui sono profondamente legata, anche se purtroppo non c’è più. La leggenda che mi raccontava sulla genesi di questo nome è di un banale errore all’anagrafe. In origine il suo nome sarebbe stato Giulia. Siamo state fortunate perché cosi è nato un nome originale. Ogni volta che mi presento chiunque si sofferma su Giglia… Quando ero più piccola non ero molto felice ma crescendo ho capito che è qualcosa che mi caratterizza e perché no mi valorizza ancora di più”.

Parlaci di te, presentati ai nostri lettori.

“Parlare di me? Oh che bella cosa… un fiume in piena che cerca la via per arrivare al mare! Sono una donna del sud, nata in un piccolo paesino in provincia di Taranto. Cresciuta nel calore della mia terra, cullata dal mare e, ho avuto la fortuna di correre, giocare tra gli ulivi. ‘Radici ben salde e testa tra le nuvole’, questo il mio motto. Anche se sono nata in un paesino di provincia ho subito capito di avere una forte vena creativa, motivo per il quale ho scelto di iscrivermi al liceo artistico. Dopo il liceo ho riempito la mia ‘valigia di cartone’ di sogni e sono venuta a Roma dove mi sono iscritta alla facoltà di Lettere, la Sapienza”.

La recitazione è stata per te un amore sbocciato all’improvviso o ce l’hai nel tuo dna?

“Ma diciamo che sin da bambina sono sempre stata affascinata dalle grandi attrici. Mio padre ha sempre avuto una grande passione per i bei film quindi spesso con lui guardavamo grandi cult e ne rimanevo incantata, emozionata. Fino ai diciotto anni ho partecipato a recite organizzate dal comune del mio paese, si intende a livello amatoriale. Diciamo che nel dna c’era un seme, nel corso degli anni piano piano è sbocciato. Quando ero piccola ogni giorno cambiavo idea su quello che avrei voluto fare da grande. Volevo fare tutti i mestieri del mondo, essere tutto, che è poi quello che dovrebbe fare un’attrice, no?! Interpretare ruoli sempre diversi”.

Qual è stata la tua formazione?

“Come dicevo, liceo artistico fondamentale, laurea in Lettere indirizzo Cinema e nel 2005 l’incontro con Beatrice Bracco! Sono entrata nella sua scuola ‘Il Teatro blu’, trascorrendo gli anni più intensi della mia vita. La mia vera formazione artistica è stato merito suo.Il mio rapporto con lei era speciale, non nego che per me aveva un affetto, stima particolare, mi ha sempre incoraggiata nel seguire questa strada. Parlo al passato perché purtroppo questa grande insegnante qualche anno fa è venuta a  mancare. Una grande donna con una forte carisma, una guida per molti attori italiani conosciuti come Paola Cortellesi, Claudio Santamaria, Kim Rossi Stuart al più giovane Salvatore Esposito. Dopo i tre anni al ‘Teatro blu’ ho comunque partecipato a vari seminari, laboratori e attualmente frequento un corso tenuto da un ex allieva di Beatrice Bracco di nome Giorgia Mangiafesta ‘ActingLab’. Credo che un attore debba essere in costante allenamento, aggiornamento proprio come fanno gli sportivi e i ricercatori. Non si smette mai di studiare!”.

Il teatro è stato il tuo primo banco di prova, giusto?

“Il teatro il mio primo esordio. Diciamo che durante gli anni della scuola di recitazione dovevamo mettere in scena alcuni spettacoli, diretti da Beatrice Bracco. Nel 2009 in un teatro off di Campo dè Fiori ero in scena con ‘Dentro il tuo silenzio’, regia di Gabriele Cometa, dove interpretavo una ragazza sorda, ruolo a cui sono profondamente legata vista la complessità della cosa. Va detto che le cose facili mi annoiano mentre quelle più ardue mi danno la grinta e posso dare libero sfogo alla mia passionalità, quella che è una mia  caratteristica. E va da sé con una serie di spettacoli a cui ho preso parte”.

Poi è arrivata la tv con le fiction. Che passaggio è stato e che impatto ha avuto su di te?

“Prima di arrivare alle fiction ho preso parte come protagonista e non di alcuni cortometraggi di giovani registi, ne cito uno poiché ho una profonda stima di Riccardo Papa, ‘Lacrima di Luna’. Con questo progetto abbiamo vinto numerosi premi e per quanto mi riguarda anche come miglior attrice protagonista al ‘Tenebria film festival’. La prima esperienza televisiva c’è stata durante il mio ultimo anno di scuola, sto parlando della soap ‘Vivere’. Il mio primo e vero lavoro televisivo, tutt’altra cosa che teatro e cinema indipendente poiché i ritmi sono diversi, purtroppo notai subito la differenza per quanto riguarda i tempi, la velocità di dover portare a casa il girato. Mentre a teatro c’è una preparazione diversa. Ma questo lo sappiamo tutti bene”.

Nel 2009 hai avuto un’esperienza importante al cinema. Ce ne puoi parlare?

“Sì è stato il mio primo film. Parliamo di un lungometraggio indipendente, ma non per questo meno importante, anzi. ‘Teleaut: ultima trasmissione’, regia di Niccolò Andenna, film fortemente critico sul nostro sistema mediatico, televisivo, un meta-film. Cinque ragazzi stanchi della pessima informazione televisiva, decidono di fare qualcosa di concreto. Riescono a boicottare un canale televisivo, mandando in onda i loro video estremamente provocatori. Io, tra i cinque protagonisti, interpreto  Alessia una giovane ‘compagna’ dalle idee rivoluzionarie. Nel film ha preso parte anche un grande della letteratura contemporanea: Pietro Benni. Vi invito a guardarlo in streaming, perchè anche se gli anni sono passati, i film restano per tutta la vita. E’ questo il bello del cinema!! Ho un ricordo stupendo di tutto il set, la passione la stanchezza fisica poiché è stato girato a Roma nel mese di agosto, ma questo non ci ha fermato a portare a termine un meta-film che dovrebbe avere la giusta attenzione. Guardatelo in streaming e poi capirete perché dico questo”.

Esperienza cinematografica che si è ripetuta lo scorso anno insieme ad Enrico Lo Verso e Maria Grazia Cucinotta in “Nomi e Cognomi”. Cosa ha significato per te lavorare con due bravi attori come loro?

“Ho interpretato un piccolo ruolo, ma ho avuto la fortuna di avere le scene con il protagonista Enrico Lo Verso,  attore di grande sensibilità, altruismo e carisma. Anche questo un film dai toni forti poiché racconta la storia Di Pippo Fava giornalista che combatteva la mafia, di cui poi ne è stato vittima! Purtroppo non ho avuto l’onore di conoscere la  Cucinotta e questo mi dispiace un pò, speriamo allora succeda presto”.

Parliamo di prossimo futuro. In autunno sarai in televisione, su Mediaset, con la fiction “Rimbocchiamoci le maniche” accanto a Sabrina Ferilli? Quale personaggio interpreti?

“Interpreto il ruolo di una giovane madre vittima di una negligenza, diciamo che il mio ruolo sarà molto drammatico visto la gravità dell’accaduto. Scusatemi se sono sintetica ma non posso dare molte informazioni, ma vi invito a guardare questa serie poiché tocca temi molto attuali”.

Sei soddisfatta della tua carriera fin qui condotta?

“Sono soddisfatta di quello che sono diventata oggi come donna. Per quanto riguarda la carriera credo che avrei potuto fare molto di più, ma questo perché sono una perfezionista. Se mi guardo indietro però credo d’aver fatto tutto quello che un’attrice dovrebbe fare: la gavetta! Studiare, lavorare e soprattutto vivere la vita sempre senza prendersi troppo sul serio”.

Progetti in cantiere?

“In cantiere c’è un pò di tutto teatro, tv, videoclip e cinema ma essendo scaramantica non dico nulla! Le cose si dicono a cose fatte, giusto?”.

Giustissimo! Chi è Giglia nella vita di tutti i giorni?

“E’ una donna un pò bambina che ama le cose più semplici, si emoziona facilmente davanti i poteri della natura, ama cucinare. Un’ appassionata dello sport in particolare della corsa una running, che è poi il motore della mia vita, una filosofia di vita. Correre mi libera, mi ricarica e mi fa meditare. Mi pongo degli obiettivi che devo superare, questo poi lo applico in tutto quello che faccio. Amo leggere, viaggiare, la buona musica, andare a teatro al cinema, frequentare buoni amici. Poi dipende sempre dai periodi magari a volte mi piace rimanere a casa nel mio mondo. Sicuro non so rinunciare alle bellissime ville che Roma ci regala. Ne sento l’esigenza primordiale una camminata, una corsa al tramonto nel bosco di Villa Ada per esempio per me è un piacevolissimo distaccarsi dalla frenesia della città. Sono nata sul cucuzzolo di una collina pugliese e Roma non è mai stata molto facile per me, ecco perché, spesso, ritorno alle mie origini. Sono molto legata alla mia famiglia che purtroppo o per fortuna vive lì”.

In che maniera coltivi il rapporto con i tuoi amici?

“Di amici ne ho pochi e sono quelli di sempre, che sempre ci sono anche se a volte non li sento,  so che ci sono in qualsiasi momento io ne abbia voglia o necessità. Certo, mi piace condividere il tempo con persone che amo e stimo con cui posso condividere le stesse passioni. Diciamo che sono molto diffidente e selettiva”.

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Carmen Morello
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