04/19/2024
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“Tu buuks is mej che uan!”

Quattro chiacchiere con Elisa Trodella e Loretta Tarducci autrici di due libri di successo: “Scusa ma ti amo troppo” e “Imperfetti innamorati”

di Mara Fux

A un anno dal loro primo romanzo ecco che tra gli scaffali delle librerie compare quello che ha già l’aria di diventare il libro più venduto delle feste natalizie. Eppure tutto è capitato per caso o sbaglio?

L: “Sì, è stato proprio il caso che ci ha catapultate in questa meravigliosa avventura. Mi ero appena trasferita a Roma e, al di là del ragazzo che frequentavo, non conoscevo nessuno. Dopo aver inviato tanti curriculum alla ricerca di un lavoro, mi contattarono da una boutique ai Parioli, dove, oltre alle mansioni di routine, mi informarono che ne avrei tenuto l’intera gestione. Mi spiegarono che avrei dovuto sostituire una ragazza che a breve si sarebbe trasferita in un’altra città e aggiunsero di non preoccuparmi perché lei mi avrebbe insegnato tutto. Aprii la porta di quel mondo nuovo e mi trovai davanti Elisa”.

In molte vostre interviste raccontate di una cena piena di gente seria come primo momento di vera intesa? 

E: “Vero: due pesci fuori dall’acqua. Una tavolata in cui non ci volle molto per ‘trovarci’ e ‘riconoscerci’. Bastò una parola di troppo e scoppiammo a ridere con le lacrime agli occhi senza riuscire a smettere”.

Da amicizia a impresa di scrittura: cosa vi ha fatto pensare che il vostro rapporto potesse prendere una via differente?

L: “Ci conosciamo da tanti anni e penso che la nostra forte complicità ci abbia trasformato da amiche a socie. Il caso poi volle che ci trovammo “a spasso” nello stesso momento: un altro segno del destino da non trascurare. Così, una sera di settembre davanti a un bicchiere di vino, Eli la sparò bella grossa: ‘Che ne dici di scrivere un libro insieme?’. All’inizio pensai che fosse pazza poi però pensai: ‘Che figata!’. Ed eccoci qui”.

Vi siete, in qualche modo, suddivise il lavoro?

E: “Certo, in ogni modo possibile; suddiviso, condiviso, raccontato, recitato. Al telefono, per mail, sedute a un bar, passeggiando per Roma, a chilometri di distanza o gomito a gomito. E abbiamo riso, pianto, sognato, vissuto nella testa e nel cuore dei protagonisti dei nostri romanzi”.

Una curiosità cui sicuramente avrete già risposto mille volte: in Giulio e Alessandro, protagonisti maschili del primo romanzo, quanto c’è degli uomini che avete conosciuto o amato?

L: “Purtroppo di persone come Alessandro ne è pieno il mondo e non è stato difficile per me raccontarlo. Egocentrismo, ipocrisia, superficialità, caratteristiche comuni in certi uomini. E poi  Giulio. Per lui vale un discorso diverso, diciamo che rispecchia la mia idea di uomo perfetto”.

E: “Per me c’è moltissimo di entrambi. Alessandro è l’uomo che in principio ti fa perdere la testa, per il solo fatto di essere bello e dannato e poi, con la stessa velocità, te la fa ritrovare. E quando la ritrovi non la perdi più. Giulio è l’uomo che alla lunga ti fa battere il cuore e, quando accade, non capisci più niente; impossibile interromperne il fracasso”.

“Scusa ma ti amo troppo”: mai utilizzata o subita a motivazione di un addio?

L: “Né l’ una né l’altra ma  tengo a precisare una cosa: questo titolo non vuole sottolineare per forza una rottura, bensì il contrario”.

E: “Vero! Sarebbe come dire: Scusami se ti amo troppo, se mi reputi un perdente perché non so vivere senza te. Scusami se in questa dichiarazione sincera non vedi mistero, il mistero che ti serve al fine di scoprirmi interessante. Scusami se desiderandoti così tanto non faccio leva sulle tue insicurezze e rischio di perdere ai tuoi occhi ogni forma di fascino. Scusami se scegliendoti così fermamente insinuo in te la sensazione di non poter aspirare a nulla di più. ‘Scusa ma ti amo’ troppo vuole stravolgere il luogo comune che vede vincente chi fugge, celebrando al contrario chi in amore ha il coraggio di restare. Per me non vi è nulla di più sexi di un uomo che ti desidera. Ed è esattamente questo il messaggio che ho voluto trasferire nel romanzo”.

Nuovo anno, nuovo romanzo: leggendone la sinossi, “Imperfetti innamorati” è palesemente il sequel del primo libro per quanto, anziché esserne la mera prosecuzione, è in realtà il punto di partenza per nuove considerazioni sul rapporto di coppia. Da che tipologia di famiglia provenite?

L: “Una comune, come tante; certo, non è sempre tutto rose e fiori ma ogni volta che torno a casa sono felice”.

E: “Hai ragione, ‘Imperfetti Innamorati’ è un sequel, ma vuole raccontarci un amore differente, perché si sa, vi sono tanti tipi di amore, e nessuno è migliore. ‘Imperfetti Innamorati’ celebra chi in amore ha il coraggio di osare, nonostante tutto”.

Siete giovani e molto impegnate: nella vostra prospettiva avete idea  di “mettere su famiglia”? 

L: “Se penso a come sarò da ‘grande’ mi vedo intenta a portare i miei figli all’asilo, quindi sì”.

E: “Assolutamente sì: altrimenti tutto questo amore dove andrebbe a perdersi?”.

L’avventura a quattro mani in cui vi siete imbattute con successo, pensate che avrà seguito con un terzo romanzo?

L: “Beh sì, dobbiamo chiudere un cerchio ma per ora non sveliamo nulla”.

E: “Esatto! Non c’è due senza tre”.

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