04/27/2024
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Irene Maiorino

Baciata dall’amore.

L’abbiamo vista all’azione e ammirata in “Baciati dall’Amore”, dove ha interpretato Luisa accanto a Giampaolo Morelli. La serie è stata dedicata a Pietro Taricone: “Non ho girato con lui tante scene, ma da quelle poche che abbiamo fatto insieme, è emersa tanta allegria. E’ stato un personaggio carino nei modi e divertente, soprattutto quando prima di girare una scena molto triste, si è messo a fare una specie di show”

di Silvia Giansanti

Irene Maiorino è una delle giovani attrici italiane dotate di ottimismo, voglia di vivere intensamente la vita assaporando le piccole cose ma soprattutto un talento che ha voglia di sudare su un palco e cha ama tornare la sera a casa distrutta. Proprio l’esatto contrario di tanti giovani della sua età che vorrebbero lavorare in tv solo per una questione di immagine. E’ nata a Napoli il 6 settembre del 1985 sotto il segno della Vergine. Ha la dote della scrittura. Proviene da una famiglia in cui si opera nel campo medico, ma il destino ha deciso diversamente per lei. Prima di effettuare il suo primo lungometraggio, ha fatto talmente tanti corti che il padre la prendeva spesso in giro, dicendole: “Corti, corti, corti, ma a quando un lungo? E tutti questi corti non fanno un solo lungo?”.

Irene, da dove nasce il tuo percorso artistico?

“Ho iniziato a frequentare a Cava de’ Tirreni un laboratorio teatrale professionale durante l’ultimo anno di liceo e da lì ho avuto la spinta per questo mestiere. A dir la verità ero anche indecisa per un paio di facoltà che volevo frequentare, dato che in famiglia ci sono persone che operano in campo medico. Una volta presa questa decisione diversa dal solito, mi sono recata a Roma dove mi sono laureata al DAMS. Ho frequentato varie scuole di cinema e il mio approccio è avvenuto con la telecamera, fino ad approdare all’Accademia Bracco che mi ha formato definitivamente. Questa in breve è la mia storia”.

Come hanno reagito in famiglia davanti a questa scelta insolita?

“Tutto sommato bene, poiché è stata una decisione molto di pancia, difficile da motivare in quel momento. A mia madre è spettato il compito di scardinare questa volontà diretta, allo scopo di capire se ci fosse in fondo qualcosa di serio. Ho cercato di essere convincente il più possibile per non sembrare una sprovveduta o una ragazzina che voleva andare a Roma in cerca chissà di cosa”.

Com’è stato l’approccio con la Capitale?

“Buono, anche se ho capito che dietro l’angolo c’erano proposte che sarebbero state bufale. Roma è una città che affascina ma tante cose sono molto finte soprattutto nel campo dello spettacolo”.

Per quali tipi di ruoli ti senti più portata?

“Non saprei dire esattamente per quali. La commedia è nel mio sangue e nelle mie corde. Mi è stata sempre riconosciuta una recitazione molto intimista. Mi piacerebbe misurarmi anche con qualcosa di diverso e intenso e con personaggi più grandi di quello di Luisa, interpretato in ‘Baciati dall’Amore’”.

Cosa vorresti che si dicesse di te come attrice tra qualche anno?

“Che mi si riconosca sempre una grande umiltà e che si intraveda in me la felicità dello sforzo. Il mio motto è tornare a casa stanca ma felice. Adoro sfidare le difficoltà di un palco, respirare la polvere di un teatro e cercare di restare concentrata nel cast di un set. Vorrei che la gente si ricordasse di me come una persona sempre pronta al lavoro. Poter dire: con Irene si lavora bene”.

Hai un mito, un modello di ispirazione?

“Veramente no, ma tengo a dire che ho partecipato più volte al Giffoni Film Festival, un’esperienza che mi ha segnata, dato che in quell’occasione mi si sono aperte alcune porte. Ricordo che ero molto piccola e c’era Meryl Streep. Senza aver chiesto il permesso al moderatore, mi sono alzata, ho preso il microfono e ho fatto una domanda a quest’attrice che ho sempre ammirato. Quindi riconduco a lei la mia scelta”.

Con chi sogni un giorno di poter lavorare insieme?

“Aspetta, non mi viene. Ecco, ci sono… Benicio del Toro, Sergio Castellitto e Toni Servillo. Loro sono il top. Osservo molto il loro modo tecnico di lavorare”.

Nelle tue prime esperienze cinematografiche, hai preso parte in “Io non ci casco”. Ecco, giusto per trarre spunto dal titolo del film, sei mai caduta in un tranello nella vita?

(Ride) “In passato ho avuto una bellissima storia che è durata tanto, nata da un incontro puramente casuale. Poi è finita, sono caduta, mi sono anche fatta male, ma è stata una botta che mi ha fatto piacere ricevere”.

Parliamo della tua più grande esperienza: “Baciati dall’Amore”.

“Quest’esperienza è arrivata in un momento particolare perché nella mia sfera privata era accaduta una cosa che mi aveva buttato giù di morale e io nel frattempo avevo fatto una serie di provini inizialmente per Camilla, un personaggio ancora più piccolo di Luisa, ma molto simpatico. Il provino è piaciuto molto e così mi hanno richiamata allo scopo di verificare se fossi in grado di interpretare Luisa, visto che per Camilla ero troppo grande. Avevo capito che il personaggio era un pò il brutto anatroccolo della situazione e allora mi sono presentata a sostenere quel provino in tuta. Ricordo che un giorno mentre ero nel traffico, mi hanno chiamata ed è andata. E’ stato il mio primo grande set super professionale e mi sono sentita molto gratificata dal regista che ha riposto in me molta fiducia, nonostante la mia giovane età. Ha riconosciuto una personalità interessante su cui poter lavorare. Mi sono trovata a mio agio con tutto il set, una specie di seconda famiglia”.

Cosa ti ha lasciato lavorare con Giampaolo Morelli?

“Giampaolo è molto spontaneo, questa è la sua fortuna, la sua bravura”.

Secondo la tua visione, che significato ha la parola amore?

“Non ho una definizione specifica, però credo sia fondamentale riceverlo e soprattutto essere disposti a riceverlo. Molte persone purtroppo senza esserne consapevoli, nella vita si difendono molto e non riescono a vivere in positivo e di conseguenza assorbono meno le piccole cose belle. E’ importante a livello energetico agire e pensare positivo. Per prima cosa c’è l’amore per se stessi per capire cosa ci fa bene e cosa ci fa male”.

 

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