07/27/2024
HomeTempo libero e tecnologieFrancesca Ungaro: La passione letteraria e quella per la psicologia come due strade diverse che s’incrociano e quasi quasi coincidono

Francesca Ungaro: La passione letteraria e quella per la psicologia come due strade diverse che s’incrociano e quasi quasi coincidono

Psicologa con una formazione umanistica, ha lavorato come psicologa clinica in corsia negli ospedali psichiatrici. Da sette anni lavora nella Comunicazione Digitale e ama molto la scrittura. Dal 2012 è su Twitter ed è nata così: la sfida di cercare di mettere #InLuce le dinamiche psicologiche sottostanti la comunicazione sul Web.Oggi è felicemente freelance con  il suo ufficio a casa, in compagnia della sua gatta Sofia e dei lunghi caffè all’americana. Da bambina voleva fare la ballerina…

di Paolo Paolacci

Quanto conta crescere dentro per essere veramente forti e sicuri fuori?

“Tutto. Geni e ambiente, solitamente per il 50 per cento ciascuno, determinano l’indole dell’uomo più maturo. Eppure nessun uomo maturo sa essere resiliente se non è caduto, se non si è fatto male, e se – nel rialzarsi e curarsi le ferite – non ha imparato quanto valore ha essere autentici. Non brillanti, ma spontanei. Non autoritari, ma autorevoli. E qui sorge il dubbio: ma per crescere dentro di sé è necessario cadere e tirare in ballo poi concetti tanto delicati come la resilienza? Generalmente sì, purtroppo.  Quando soffriamo, ci scappa detto con frequenza: «Eh, ma tu non capisci, non ci sei passato». Questo non significa per forza ‘piangersi addosso’, ma non è nemmeno uno sterile lamento. Vuole dire che è molto più facile creare relazioni strette con persone che hanno sì dovuto dare un vero valore ai minuti delle ore dei giorni che scorrono. Un’altra qualità di chi è veramente forte è la capacità di ascoltare”.

Se parliamo solo di noi, che valore aggiunto impariamo? 

“È ascoltando con la maggior apertura mentale possibile che riusciamo a diventare empatici. A metterci nelle scarpe dell’altro, immaginare seriamente di vivere la sua vita e di dover fare le sue scelte. È allora che si impara. Cambiare prospettiva, capire che non esiste solo una possibile strada, immaginare le motivazioni delle decisioni altrui senza, per questo, sentire di perdere sé stessi. Ecco: è questa la sicurezza interiore. Accogliere senza riservo la differenza senza perdere i propri convincimenti, o cambiarli, sì, ma con la certezza di fare il bene per sé e per gli altri”.

Tecnologia e Umanità si respingono oppure si attraggono?

“La scienza tecnologia, lungi naturalmente dall’essere solo “numero”, la scelta di strategie operative per raggiungere un determinato obiettivo e, in senso più restrittivo, lo studio delle scienze applicate con particolare riferimento ai processi industriali di trasformazione potrebbero essere la definizione esatta di ciò che ieri e oggi chiamavamo e chiamiamo ‘Tecnologia’. E la definizione di ‘Umanità’? Qui, da psicologa, posso sbizzarrirmi: significa l’autenticità dell’essere, l’insieme di inconscio e conscio con l’aggiunta delle norme sociali che dobbiamo imparare a rispettare, significa creatività come espressione dell’Io, unicità e spontaneità dell’essere una persona diversa e, allo stesso tempo, mai uguale a sé stessa. Significa anche fragilità e debolezza, significa anche dolore e ignoranza, perché a non accettare il mondo delle emozioni negative e spinose rinneghiamo metà di noi stessi, la parte distruttiva e aggressiva. L’altra parte? Quella costruttiva, quella che sogna, quella che raggiunge traguardi, quella che ha il sapore della motivazione, dell’entusiasmo, dono, generosità, gruppo, specie, individuo e intelligenza emotiva. Vuol dire anche Comunicazione Non Verbale, quella decisa dal tono della voce, dal timbro, dalla gestualità, dalla postura, dalla prossemica o distanza, dallo sguardo. Ciascuno di noi cresce con un’attitudine più portata alla prima realtà, Scienza e Tecnologia, o alla seconda. E più cresce più si rende conto che non è assolutamente possibile che l’una sia totalitaria rispetto all’altra. Non può esserci Tecnologia senza l’Umanità che la gestisce. Non può esserci l’Umanità evoluta di oggi se si rinnega la Tecnologia. Sono gli estremi di una corda, e ognuno di noi tende a posizionarsi più vicino o lontano dai poli a seconda dei gusti, dell’istruzione appresa, del lavoro che svolge, degli interessi che ha. Eppure, non esisterebbe corda se non ci fossero i due capi. Non ci sarebbe una mela, senza le sue due metà. E per avere una Società libera e all’avanguardia, capace di sostenere uomini liberi e di valore, la mela serve che sia intera. Di più. Serve che le due metà della Società-Mela si bilancino, si equilibrino, si completino. Ecco: si completino. Perché dove non arriva la macchina, arriva l’uomo con la sua creatività, con le soluzioni dettate dai suoi sogni. E dove non arriva l’uomo, eccoci già arrivati… nella Società del Futuro. Mai come oggi leggiamo e parliamo della paura più grande: che i robot, i figli della tecnologia più avanzata, rubino il lavoro (il sostentamento stesso) all’uomo. Se, però, una metà non può ‘stare in piedi’ senza l’altra, ecco che la grande paura svanisce, o almeno dovrebbe teoricamente svanire. Nel futuro il lavoro ci sarà, nel pieno della Tecnologia più evoluta. E non respingerà affatto l’Essere Umano, ma lo attirerà. Perché avrà bisogno della Creatività Umana per svolgere a pieno il suo compito. Vero è che molti dei lavori del passato non saranno più necessari, e lentamente scompariranno sotto la velocità, la modernità, l’efficacia ed efficienza della Tecnologia. Ma è vero anche che altri lavori nasceranno, con competenze nuove, necessarie da svolgere per mettere in moto al meglio la Tecnologia. L’Umanità ha una sfida oggi da accettare e vincere: quella dettata dal cambiamento. Cambiamento di mansioni, cambiamento di preparazione, cambiamento di una visione che possa rimanere il più aperta possibile sulle necessità sociali, il più svelta possibile ad intervenire a fianco dei Robot, il più pronta a convivere con essi traendone reciproco vantaggio. Un’utopia? È la sfida che ci aspetta. E non ci aspetta per tanto tempo: dobbiamo iniziare a cambiare in fretta. Non possiamo più rimandare, non c’è una seconda occasione. Ora è l’unica risposta per pensare ad una Umanità che non respinga la Tecnologia di domani. Perché il domani è già qui”.

Dobbiamo aspettarci un futuro diverso oppure si ricomincia dal passato?

“Credo che non si possano contare tutti i film sul Futuro. Dall’uomo sottomesso alla totalità delle macchine, all’uomo protagonista semi-robot di un mondo di strade intrecciate in aria. Anche i giochi – infiniti anch’essi – scaricabili sui nostri telefonini bastano a dare la panoramica di quello che ci aspetta domani. Mille mondi diversi, mille prospettive differenti, dalle più rosee per l’essere umano alle più volutamente spaventose. Di tutto. Di più. Nessuno sa come sarà il nostro futuro, nemmeno fissando una data precisa, che so il 27 ottobre del 3000 d.C. L’innovazione non si può fermare. Vero, ma neanche l’immaginazione umana ha limiti. E questo significa che non esiste una risposta. Esistono solo delle possibili opzioni. Tornare al passato non è, a mio avviso, possibile. Semplicemente perché nulla – né a livello storico, né scientifico, né sociale o antropologico – può tornare indietro e, tornando indietro, riassumere le stesse precise forme che esistevano in passato. Tuttavia, alcune dinamiche del futuro potrebbero ricordare quelle del passato. In fondo, a ben pensarci, i valori e le dinamiche restano le stesse. Penso, per esempio, alla dinamica del dominio, prevalenza, sopruso, uso e abuso, incapacità di fermare un sistema che calpesta i valori.  Se si dovesse ricominciare dal passato, ecco, sarebbe una nuova partenza. Qualcosa che ricorda dinamiche passate, ma che non le replica. Perché ogni giorno noi cambiamo e ogni secondo è irripetibile e diverso dall’istante passato”.

Dove possiamo seguirti o contattarti?

“Naturalmente sul mio blog: www.francescaungaro.it, in cui metto #InLuce le dinamiche psicologiche sottostanti la comunicazione sul Web.  E poi sui miei account social, in particolare Twitter, su cui lavoro quotidianamente per una Content Curation. Il mio nickname è facilissimo: @franciungaro. Sono quella che ha scritto nella bio: «sorrido molto e non amo chi urla»”.

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