Sargassi: Un progetto musicale per sognare e fare il grande salto
di Silvia Giansanti
Sargassi non solo è un mare dalle acque salate dove s’incontrano migliaia di anguille, ma è anche un valido progetto musicale, nato lo scorso anno ad opera di Gabriele Martelloni. Accanto a lui troviamo Luca Costantini, Emanuele “Lillo” Ranieri e Andrea Mescolini. Il primo singolo è G.R.D.A. (acronimo personale che sta per Grande Ricordo da Annullare), scritta proprio da Gabriele all’aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino, dopo aver perso il volo a causa del traffico infernale trovato sul G.R.A. di Roma. Il video che accompagna il pezzo, è stato realizzato in Nuova Zelanda. Questo denota una bella fantasia e creatività. Gabriele ha già mosso da tempo passi nel campo.
In questi giorni c’è l’uscita del nuovo singolo “Sotto a chi tocca” e nota di rilievo, l’ammissione alla finale regionale di Sanremo Rock 2021.
Gabriele, qual è la musica con cui ti sei formato e cresciuto?
“Da piccolo ascoltavo le cassette di mio padre, soprattutto cantautori italiani e i miei preferiti erano Battisti e De Andrè. Quando alle medie ho scoperto gli U2, spendevo tutti i risparmi per i loro cd. A spingermi a comprare la prima chitarra è stato però il Grunge e l’amore assoluto per Alice in Chains, Stone Temple Pilots, e Pearl Jam. I Marlene Kuntz mi hanno insegnato che si potevano scrivere bei testi in italiano anche in una canzone rock. Penso che in Sargassi ci sia un po’ di tutto questo”.
Come nasce l’idea di questo progetto?
“Dopo quasi vent’anni di attività con i Nonzeta, avevo iniziato a scrivere brani che non sembravano più in linea con quel progetto. Immaginavo di uscire con un disco solista, poi ho coinvolto alcuni amici di Orvieto per arrangiare i pezzi e sono nati un bel collettivo e un disco che amo dalla prima all’ultima nota”.
Da dove deriva il nome?
“Il nome viene dal Mare dei Sargassi, dove nascono e tornano per accoppiarsi e morire le anguille, protagoniste di un’avventura incredibile che inizia da questo mare salatissimo, passa per le acque dolci di fiumi e laghi in tutto il mondo, e poi si conclude dove tutto era cominciato. Una storia meravigliosa, che meritava una colonna sonora”.
Quali sono i vostri obiettivi?
“Continuare a scrivere canzoni, suonarle il più possibile e cercare di promuoverle al meglio”.
Cosa c’e’ nel vostro passato?
“Dopo i Nonzeta, ho fondato una band che si chiama Nidi di Ragno, con cui ho inciso un solo disco e poi, un anno fa, ho dato vita a Sargassi. Luca, il batterista, suonava con me con i Nonzeta e viene da decine di esperienze musicali, tra cui Niumonia, Pedro Ximenex, Arturo Annecchino, Lo Scalo, Dj Myke. Progetti che vedevano protagonista anche Lillo, il bassista, che ha suonato anche con Rancore, The Reverse, Svedoniosrock. Andrea ha registrato e mixato il disco al Bonsai Studio di Orvieto, e suona con noi le tastiere”.
Cosa non ti piace del mondo musicale di oggi?
“Quello che passa in radio, al novanta per cento, è merda. Nella musica più seguita da giovani e giovanissimi, penso al rap, alla trap, e a una buona parte dell’indie italiano, la chitarra è ormai superflua. Trovare qualcuno che investa su un progetto nuovo non uscito dai talent è un’impresa e la pandemia ha messo in crisi tutto il settore, a partire dallo stop ai concerti”.
Una volta passata la pandemia, avete in programma qualcosa come live, ecc.?
“Per ora è tutto fermo. Promuovere un progetto in questo periodo non è facile. Forse faremo in questi mesi dei concerti attraverso i social, sul nostro canale YouTube, o sulla pagina Facebook di Sargassi. E appena sarà possibile ci sarà la presentazione del disco. Magari a Orvieto, la nostra città, e Roma, dove vivo”.
Quali messaggi si celano nei pezzi?
“In ogni brano del disco d’esordio ‘Circolo Polare Catartico’, c’è la ricerca di un luogo. Non necessariamente un posto fisico, magari una persona, o un pezzo di te perduto lungo il cammino. La partenza, l’avventura, l’isolamento, il ritorno. È proprio quello che mi ha insegnato la storia delle anguille, del resto”.