04/26/2024
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Sergio Friscia: Il Beppe Grillo di “Striscia”

“Ci vuole culo o c’è chi te lo fa”. Questa è la visione sul delicato mondo dello spettacolo da parte di Sergio Friscia, uno dei  personaggi più poliedrici dei nostri tempi. Palermitano doc, è tornato anche al suo amore originario, la radio. Odia le diete

di Silvia Giansanti

In un futuro, lontano da una città caotica e piena di smog come Roma, sogna di poter tornare nella sua fantastica Sicilia con una casetta in riva al mare, portando avanti la sua passione per l’attività subacquea. Ma attualmente è diviso tra un programma radiofonico molto seguito come “Tutti Pazzi per RDS”, interessanti ruoli di attore nel cinema e un ottimo Beppe Grillo, sosia inviato di “Striscia la Notizia”. Ed è proprio in un’assolata mattinata che si è svolto il lavoro fra i vicoli adiacenti al Parlamento con una troupe televisiva pronta a fare balzi felini tra un politico e l’altro. Gli appostamenti sono il lato forte di questo lavoro di gruppo, ma sopratutto la prontezza dell’autore, accompagnata dalla destrezza di Sergio. Le brave truccatrici al seguito sono sempre vigili sulla tenuta di trucco e parrucco, specie adesso che le temperature iniziano ad aumentare. Stare qualche ora sotto quella massa grigia di capelli non deve essere affatto facile per Friscia, scambiato dal vero Grillo dalle persone adulte e riconosciuto invece, dai ragazzi. Affabile, simpatico e tranquillo, Sergio è una persona che non fa sentire il peso del suo successo. Non tutti ci riescono.

Sergio, sei un talento puro venuto da tanta gavetta e sacrifici. Quando hai capito di avere delle doti?

“All’asilo a tre anni. Sono stato l’unico caso di bambino espulso dall’asilo per via dell’enormità delle parolacce che dicevo e che insegnavo ai bambini e del casino che facevo. Sono cresciuto con mio zio, il fratello di mia madre e con mio cugino che mi facevano ripetere a pappagallo parolacce o cose fuori luogo a qualche bella commessa di un negozio (del tipo che aveva delle belle cosce). A dir la verità mi utilizzavano per l’abbordaggio, ma la pessima figura la facevo sempre io. Forse da quel momento ho capito che avrei potuto fare quello che svolgo ora. Ogni tanto trovo delle foto di famiglia in cui a quattro e cinque anni tenevo banco alle cene con i miei genitori ed amici”.

E a scuola?

“Le maestre mi utilizzavano non solo nelle recite scolastiche, ma anche durante la lezione, visto che ero dotato di tanta fantasia, pure troppa”.

Oggi hai avuto riscontro da qualche ex compagno dell’epoca?

“Ho incontrato Ivan, un ex compagno delle elementari che ha seguito il mio percorso con molto piacere. E’ stato bello sentirsi dire che mi ha lasciato in un modo e mi ha ritrovato nello stesso modo. Il mio carattere è rimasto intatto, così come il mio spirito e la mia tranquillità. Ho assistito a trasformazioni di alcuni miei colleghi dopo il successo. Il pubblico che ti ha portato in alto deve essere sempre tenuto in considerazione e mai snobbato. La modestia e l’umiltà sono alla base di tutto”.

Sei pro o contro i talent?

“Assolutamente contro, si rischia di produrre mostri. Il talento non si misura entrando in una casa. Qui si tratta di costanza, gavetta e tanto impegno. Molte persone che bruciano le tappe attraverso i talent, sono a rischio analisi psicologica nel momento in cui il successo dovesse venire a mancare”.

Sei partito dalla radio pionieristica degli anni ’80.

“In un’epoca in cui non c’era tutta la tecnologia di adesso e dove si usavano le famose cassettine con le matite per puntarle e il Revox. Sono partito a da Radio Young di Capaci che ha forgiato tanti speaker, per poi approdare a Radio Time. Nella radio i tempi sono serrati, diversi da quella della televisione dove si è coadiuvati dalle immagini. E’ più facile fare tv per un conduttore radiofonico che viceversa. Sono mezzi completamente diversi dal punto di vista tempistico. La radio mi è servita molto per creare i personaggi che ho avuto modo di portare in tv nel ’97 con ‘Macao’”.

Che tipo di programmi conducevi?

“Sempre in linea con il mio stile comico. Ricordo che una notte abbiamo invitato gli ascoltatori a recarsi a Piazza Unità d’Italia di Palermo, incitandoli a suonare il clacson alle tre. Sono arrivati i carabinieri che volevano fare una retata”.

Fare parte del programma “Tutti Pazzi per RDS” è stato un tuo ritorno alle origini.

“Ho lasciato la radio per un lungo periodo per esigenze di tempo, visto che sono stato totalmente assorbito da altro e mi è mancata sempre. E il fatto di essere rientrato dalla porta principale di una signora radio come RDS, mi riempie di gioia”.

Parlaci di questo ruolo che hai con Rossella Brescia, Barty Colucci, Francesca Manzini e Claudio Cannizzaro.

“Mi è stato chiesto di portare una ventata di follia e quale posto migliore quale ‘Tutti Pazzi’? Mi sono sentito subito a casa con degli straordinari compagni di viaggio, che erano già affiatati da anni tra loro. All’ascolto sembra che lavoriamo insieme da una vita. C’è feeling umano. Ci divertiamo molto nel programma, nessuna forzatura. Devo riconoscere che la radio dell’epoca pionieristica un po’ mi manca, con le sue improvvisazioni e una connotazione totalmente fuori dagli schemi. Ben venga comunque l’evoluzione e quello che la società moderna richiede”.

Per quale motivo pensi di essere amato?

“Perchè sono rimasto la persona di sempre. Sono me stesso. Sono consapevole che un giorno tutto questo possa finire e quindi cerco di fare tutto al meglio. Amo la poliedricità che in Italia sembra una malattia, visto che la mentalità è diversa da quella di alcuni Paesi stranieri. Ci sono troppi paletti mentali. Se uno è bravo è bravo e può spaziare. Personalmente se dovessi fare sempre le stesse cose mi annoierei. Fossilizzarsi è a rischio per durare nel tempo. Parola d’ordine, evolversi e provare esperienze nuove, senza sentirsi arrivato. Quest’anno compio 27 anni di carriera e mi considero ancora in piena gavetta”.

Hai desideri?

(Ride) “Diventare cinematograficamente De Niro e televisivamente uno showman completo da prima serata su Rai Uno. E’ bene sperarlo e sperare di avere culo”.

Sappiamo che ti sei divertito molto a girare “L’ora legale”, uscito qualche mese fa nelle sale.

“Molto. Ho visto nascere e crescere Ficarra e Picone. Anche loro hanno faticato molto all’inizio. Il film è stato uno spaccato dell’Italia. Vogliamo la legalità e le regole solo a parole, ma non quando ci conviene”.

Se apriamo il cassetto cosa troviamo attualmente?

“Un progetto come protagonista in un film per il cinema”.

Cosa non avresti cambiato della televisione?

“Avrei fatto campare in eterno gente come Corrado, come Vianello e la Mondaini. Professionisti irripetibili. Oggi noto troppa arroganza, approssimazione e presunzione”.

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