04/18/2024
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Luigi Sbriccoli: “Da sempre a fianco di mio padre Jimmy Fontana”

Il suo lavoro lo porta in giro per il mondo. Proprio quel “Mondo” che suo padre cantava in una canzone di successo

di Lisa Bernardini

È nato con la musica e vive di musica. E’ figlio d’arte e suo papà è un certo Jimmy Fontana. Il verbo al presente è voluto, perché i grandi artisti non muoiono mai. Un’intervista pochi giorni prima che Luigi Sbriccoli partisse per il giro del Mondo. Buona Lettura!

Luigi Fontana, o meglio: Luigi Sbriccoli.  Sei musicista, cantante, compositore ed arrangiatore. E, forse il ruolo più difficile da sostenere, sei un figlio d’Arte. Parlaci di te e del rapporto che hai avuto con tuo padre, che da un certo punto in poi hai accompagnato come collaboratore musicale, pianista e cantante fino alla fine della sua carriera. E’ stato difficile lavorare con Jimmy Fontana ed essere al contempo suo figlio?

“Se devo rispondere alla domanda ‘quale la cosa più difficile’, beh… nessuna di quelle da te supposte! La cosa più impegnativa è certamente stata l’imparare a scrivere i testi delle musiche che avevo precedentemente composto, le sceneggiature per teatro musicale, i progetti di spettacolo… sì, certamente quel tipo di scrittura è stata la sfida più difficile e complicata da vincere; ed ancora lo è, visto che proprio in questa fase della mia vita ho deciso di accettare l’invito di un importante Editore italiano a scrivere un libro che racconti della mia esistenza fino ad oggi. Esistenza che posso dirti sicuramente molto intensa, costellata di esperienze e di cose da raccontare. Quanto al rapporto con mio padre e all’essere un ‘figlio d’arte’, è stato molto più semplice di quanto si possa pensare. Il mio rapporto personale con lui è stato semplicemente favoloso; c’è stata sempre una splendida stima reciproca, nonostante lui ed io fossimo estremamente diversi, sotto moltissimi aspetti. Abbiamo condiviso tutto; da quando io ero bambino, fino al suo ultimo giorno in questo nostro mondo. Davvero tutto. Le passioni (musicali e non), le allegrie, le ansie, l’amore per gli sport, la voglia di sognare. Abbiamo vissuto sempre fianco a fianco. Io un passo indietro, ma a volte anche uno avanti, a fargli da traino o perché impegnato in miei progetti personali, ove lo volevo comunque sentire vicino. Dal 1982, anno in cui scrissi la prima parte musicale di ‘Beguine’, una canzone che papà presentò al Festival di Sanremo, siamo stati sempre insieme: in estate in tournée per le Piazze italiane, d’inverno chiusi nel nostro studio di registrazione, a lavorare su nuovi progetti e produzioni musicali, sue e mie. Poi, negli altri ritagli di tempo, via si partiva per le tournée internazionali, dove amavo accompagnarlo, anche perché ho sempre adorato viaggiare. Sì, con mio padre è stata proprio una grande storia; nessuna ombra, nessun rimpianto, nulla di negativo, se non il fatto che lui ora non ci sia più. Quanto al ‘figlio d’arte’, non ci ho mai pensato, mai davvero”.

Della tua passione per la musica che poi è diventato un mestiere, cosa vuoi dirci? Le principali tappe della tua vita da compositore quali sono state? 

“La musica è gran parte di me. Difficile spiegarne il perché. Difficile spiegare da dove muove, dove mi porta, come mi parla, cosa mi chiede; semplice dire cosa mi regala: mi regala le emozioni più grandi (insieme all’amore), mi regala i viaggi più esaltanti e anche quando non c’è fortuna, lei mi lascia sempre un sorriso da ricordare. Le mie tappe più importanti? La scrittura di alcune Colonne Sonore (per Lina Wertmüller ed un paio di bravi registi italiani, negli anni ‘90), tutte le produzioni di mio padre e soprattutto il mio album da solista ‘L’illusionista e altre storie’, pubblicato nel 2014, del quale vado particolarmente fiero. Poi, forse, vorrei dirti che le mie opere più importanti giacciono ‘dormienti’ nel mio cassetto personale; in particolare la produzione di un musical originale, che non ha ancora avuto la fortuna di poter essere prodotto, ma che io ritengo essere, insieme all’album di cui sopra, la mia massima espressione. Ecco, con questa affermazione ti ho anticipato la risposta di una parte della tua domanda successiva: il mio vero sogno nel cassetto è quello di poter far uscire dal cassetto le mie cose più belle, che non aspettano altro. Un giorno ci riuscirò, lo so”.

Viaggi nel mondo per lavoro da alcuni anni su navi di lusso. Cosa ti manca dell’Italia, e perché? E soprattutto, quali sono i tuoi sogni nel cassetto che desideri assolutamente ancora realizzare? Sia nella professione che nella tua vita privata.

“Sì, sono all’estero la maggior parte del tempo ora. E questo in parte per la mia smodata voglia di viaggiare, esplorare e conoscere, in parte (e non più piccola) per l’attuale impossibilità di fare musica e vivere di musica in Italia. È doloroso e profondamente triste constatare in quale situazione versi oggi la musica e la sua industria nel nostro Paese. Cosa mi manca dell’Italia? Nulla. Perché ci torno sempre. E spesso. Quando parto per andare a lavorare all’estero riesco sempre a prendere il lavoro che andrò a fare come una vacanza, dalla quale poi ritorno a casa, per andare in vacanza non è male così, non credi? Certo quando torno a casa, a Roma mi emoziono ogni volta, davanti alla meraviglia della mia città, e stesso effetto avverto quando giro per l’Italia. Perché è vero che sto girando il mondo in lungo e in largo e sto vedendo posti suggestivi, a volte meravigliosi, altre addirittura incredibili, ma, lasciamelo dire, l’Italia resta per me il più bel Paese del mondo, senza dubbio. Torno ai sogni nel cassetto ora: di quelli professionali ti ho già detto, riguardo quelli personali, la mia vena romantica mi porta sempre a sperare e sognare di poter vivere un amore meraviglioso, che possa regalarmi la nascita di una mia famiglia; famiglia che non ho mai avuto e che spero possa ancora arrivare”.

Da molti anni ti adoperi per le lotte del Sindacato Nazionale degli Autori e Compositori per difendere il Diritto d’Autore. Da poco sei stato eletto nel direttivo dello S.N.A.C.: quali sono le battaglie che intendete sostenere quest’anno?

“In realtà ero già presente nel precedente direttivo e anche prima di esso avevo partecipato ad alcune riunioni del Direttivo del Sindacato, accompagnando mio padre, che è stato uno dei fondatori e primi promotori dello Snac, insieme a Franco Micalizzi, Massimo e Mario Cantini. Io credo moltissimo nella funzione del nostro Sindacato. Collateralmente sono anche un Delegato del Nuovo Imaie (Istituto che cura i diritti di chi interpreta) e tra Snac e Nuovo Imaie mi impegno con grande passione e dedizione, affinché si perseguano i risultati che ci stiamo ponendo. Non starò qui a ripetere quanto i miei Colleghi dello Snac avranno certamente già detto a te riguardo le ‘battaglie da sostenere’, perché sono battaglie assolutamente condivise dal Direttivo tutto; piuttosto tengo a portare un altro punto all’attenzione di tutti. So che è un argomento difficile e quasi utopistico, ma il mio sogno, la battaglia più grande, nella quale lo Snac, la SIAE, le Associazioni varie, il Nuovo Imaie ed altri dovrebbero convergere, è quello della creazione di un Albo Professionale per la nostra categoria. Resto fermamente convinto che questo sia un vero punto di arrivo, che ci permetterebbe di affrontare con eccezionale forza e determinazione ogni eventuale battaglia futura”.

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