04/28/2024
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Marilù De Nicola

È nata a Pomigliano D’Arco da papà campano e mamma lucana. Dopo gli studi universitari ha intrapreso la carriera di modella con la passione per la recitazione. Ha iniziato con il teatro e a Roma ha frequentato la scuola di Claudio Jankowsky…

di Marisa Iacopino

E’ una persona allegra, positiva e con tanti sogni nel cassetto, dettati dalla forte ambizione. Ama la competizione costruttiva come opportunità per migliorare sempre di più. Ama la recitazione sin da piccola e, dopo un inizio nel mondo della moda, si ritrova a fare teatro…

Ciao Marilù come e quando hai scoperto la predisposizione alla recitazione?

“Da bambina mi esercitavo davanti allo specchio ad interpretare personaggi fantastici o creare, presentare,  sfilate di moda con i vestiti di mia madre, che in verità mi stavano molto  larghi, adoravo le sue scarpe. Sebbene i vestiti mi cascassero da tutte le parti, rappresentavano il veicolo di un percorso professionale che avrei intrapreso successivamente”.

Avevi un modello di attrice quando eri piccola? Oppure avevi un’ammirazione particolare per qualcuna?

“Sì, Virna Lisi, che, con la sua eleganza e bravura, riusciva ad avere un effetto carismatico su di me, un’icona di bellezza, ai miei occhi irraggiungibile”.

Spesso, un giovane che ha il sogno della recitazione non sa come cominciare e dove iniziare a formarsi. Tu che percorso hai intrapreso?

“Ho mosso i primi passi nel mondo della moda e delle passerelle, coltivando contemporaneamente la passione per il teatro. Lessi su un  giornale locale di un casting per uno spettacolo teatrale e con un amico mi presentai. Qualche giorno dopo fummo contattati e mi ritrovai con il mio primo copione tra le mani. Non sapevo cosa stessi facendo. La mia formazione è cominciata con il teatro  napoletano, direttamente sul palcoscenico e solo successivamente ho studiato recitazione approdando alla scuola di teatro di Claudio Jankowsky a Roma. Ho partecipato poi a diversi stage presso scuole di cinema,  come quello di Lena Lessing e Micke Klingvall. Oggi gli aspiranti attori sono fortunati perché hanno tante alternative tra accademie e scuole di teatro altamente specializzate. Poi non mancano masterclass, stage, corsi di dizione e doppiaggio. Il segreto è quello di capire bene cosa si vuole, per cosa si è portati, non provando un po’ di tutto, ma specializzandosi perch? si disperderebbero tempo, energie e denaro”.

Le tue esperienze professionali iniziali partono dalla moda. Quanto è servita la moda per avere il tuo start up?

“Ancora adolescente ho cominciato a sfilare per firme importanti di abiti da spose, costumi da bagno, show room per Gattinoni e così via. Direi che la moda mi ha dato tanto  soprattutto per il portamento, un portamento elegante e  spontaneo che mi accorgo di aver cucito su di me anche fuori dalle passerelle”.

Sei una bellissima ragazza con un viso che colpisce. Qual è la cosa del tuo aspetto che gli altri notano maggiormente? A me ha colpito lo sguardo…

“Sinceramente non saprei. Spesso dicono lo sguardo, forse l’altezza, le labbra… Tuttavia penso sia del tutto soggettivo individuare il particolare di una persona che attiri completamente l’attenzione di chi ti sta vicino”.

In passato si diceva che per fare cinema bisogna avere la “faccia giusta”. Pensi che sia ancora valido questo concetto e che il volto possa fare la differenza?

“Il volto rappresenta una parte importante della persona che intende intraprendere questo tipo di percorso. Penso che l’idea della faccia giusta per quel personaggio regga ancora. Sono tuttavia certa che la bellezza, senza il corredo della bravura, del carisma,e di quell’alone impalpabile che unisce attore e pubblico, è destinata a scemare, restano nel tempo le altre qualità”.

Tante esperienze, teatro, tv e l’anno scorso l’approdo al cinema. Ce ne parli?

“Sì ho avuto l’onore di partecipare al film ‘Una diecimila lire’, un grande progetto cinematografico nato da un’idea di qualche anno fa del regista Luciano Luminelli, che  firma questa sua opera Prima. Per me ha rappresentato la grande occasione perché mi sono trovata a recitare con Sebastiano Somma, che lo scorso 3 ottobre  ha vinto il premio di miglior attore al Terra di Siena Film Festival. Mi emoziona sapere che il film ha portato a casa anche un secondo premio, quello del Grande Prix della Giuria”.

Hai lavorato anche come conduttrice e presentatrice. E’ la stessa cosa come salire sul palco di un teatro o essere davanti ad una macchina da presa? 

“La conduzione e la presentazione di eventi e spettacoli  rappresentano l’interagire immediato tra te e il pubblico, come se ti trovassi a fare il funambolo senza la rete di protezione. La conduzione è un modo diretto e anche molto divertente per arrivare alla gente; a volte hai l’impressione di fare due chiacchierare tra amiche. Recitare sul palco è cosa ben diversa, rappresenta coinvolgere e dare al pubblico in sala le emozioni e gli stati d’animo, di immediato impatto, del personaggio che in quel momento stai interpretando. A pensarci bene, anche davanti alla macchina da presa devi avere la stessa capacità sapendo che le tue emozioni vengono traslate attraverso la stessa macchina”.

A che punto è la tua carriera? Sta andando tutto come previsto?

“Procede tutto secondo copione! Va tutto benissimo e sono tante le soddisfazioni. Ho raggiunto parte delle mie aspettative. Alla fine di un orizzonte c’è ne è un altro più lontano”.

Spesso si sente dire in giro che la carriera non va a braccetto con la vita privata. Per quanto ti riguarda vanno d’accordo abbondantemente o sufficientemente?

“Credo non sia vero, se si ha la capacità di organizzarsi, di fare tanti sacrifici si può dare spazio anche alla vita privata. Non a caso, a prescindere dallo spettacolo, molti personaggi politici e tanti manageri ne danno quotidianamente prova”.

Riguardo al tuo aspetto, hai qualcuno che ti segue o ti consiglia, una sorta di look maker?

“Sì, posso contare sull’hairstylist Vincenzo Fatteruso, mio amico da sempre, che cura la mia immagine, dal colore, taglio e stile dei capelli ai consigli sul look, accessori, scarpe. Poi di mio amo sperimentare, osservare e riadattare delle cose su di me. Non ho uno stile preciso, vesto elegante ma anche in modo semplice, sto solo attenta a non fare errori gravi come il pizzo e il velo di giorno, li detesto!”.

In genere dove fai shopping, nei negozi per le vie della città o nei centri commerciali? 

“Ovunque. E’ la cosa che so fare meglio. Un capo mi deve colpire a prescindere dalla marca e spesso soprattutto con i saldi prendo delle cose che poi mi ritrovo. Nel mio armadio non mancano capi basic e quindi ci gioco con gli accessori come cappelli, anelli particolari, ma il mio punto debole restano le scarpe”.

So che conosci perfettamente il dialetto napoletano. Puoi salutarci con una frase in napoletana?   

“Song felicè e’ avèr parlàt cu vuì. Vi augurò na buanà iurnata e vi saluto cu affètt”. (chissà se abbiamo scritto bene)

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Viktoria Petriv: Una
Francesco Pannofino

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