05/19/2024
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Marco Mazzoni: So close to desappear

di Massimiliano Agostini –

È uno straordinario artista italiano che ha raggiunto un grande successo in campo internazionale, in particolare negli Stati Uniti

Le sue prime opere, impressionanti primi piani, colpirono sia per la tecnica sublime che per le emozioni contrastanti che riuscivano a trasmettere… volti ingigantiti, quasi deformati, che sembravano scrutare l’osservatore. Sembrava impossibile vedere tanti dettagli e tante complessità rappresentate da “normali” matite su carta! L’evoluzione lo ha portato a stravolgere completamente i suoi concept, ed è passato a primi piani di persone, senza occhi, impersonali, “invasi” e fusi nella natura stessa.

Abbiamo letto molti critici e appassionati parlare di queste opere come complesse, straordinarie, claustrofobiche e inquietanti. Il bello di questo artista, è che sono così visionarie, così particolari che ognuno può leggerle a modo suo. Inoltre ogni opera non è scontata, ciascuna elaborazione è una vera e propria creatura che emana emozioni, manda messaggi che non sono mai scontati… e ognuno di noi li capta diversamente. Perché ognuno di noi è differente.

Marco, sei giovanissimo, ma hai già vissuto numerosi “passaggi” e momenti artistici. Pur essendo tutti importanti, c’è qualcuno di questi momenti che hai ritenuto più magico e creativo?

“Non direi giovanissimo, ormai ho 40 anni e tra una cosa e l’altra lavoro nel mondo dell’arte da quando avevo 23 anni. Devo ammettere che non ho un momento magico, ho sempre vissuto tutto con un misto di entusiasmo e timore, entusiasmo perché mi ritengo fortunato per le opportunità che ho avuto e che ho, timore perché sento sempre che avrei potuto fare meglio o sviluppare in maniera significativa qualche cosa che ho tralasciato”.

I tuoi ammiratori si dividono leggendo le tue opere come straordinarie e inquietanti, altri in meravigliose e concilianti con la natura… cioè visioni opposte delle stesse opere, una cosa effettivamente straordinaria per un’opera d’arte, in un mondo dove purtroppo (molto spesso) il concept, il messaggio è chiaro e scontato. Dal tuo punto di vista, come le vedi? L’una, l’altra o forse entrambi?

“Non saprei dire. Viviamo in un mondo estremamente polarizzato, in cui o sei pro o sei contro, ma le cose sono spesso più complesse di quello che la sintesi impone. Tutto in fondo è inquietante e tutto è meraviglioso, dipende dal tempo che concedi a te stesso per osservare le cose. Ho sempre pensato che la natura fosse sia splendida che pericolosa. Mi ricordo, per esempio, di un viaggio che feci anni fa costeggiando la foresta nera: ho avuto una sensazione fortissima di morte, uno smarrimento mai provato fino a quel momento, perché era qualcosa di atavico, un richiamo alla terra definitivo, ma ne rimasi comunque affascinato. La natura è questo secondo me, bellezza pura e sensazione di morte. Non è inquietante, è la nostra realtà, ed è meravigliosa per questo”.

Oltre alle meravigliose, singole creazioni sei stato protagonista di più pubblicazioni di libri con straordinarie illustrazioni, da “Mirta and her pawsome friend” a “Journaux troublés” fino a “Mignolina”… Vuoi introdurle ai nostri lettori ?

“Ho avuto la fortuna, in un momento di blocco artistico, di dedicarmi all’illustrazione. Avere un canovaccio narrativo mi ha permesso di disegnare in un momento in cui il mio punto di vista sulle cose era molto limitato e stanco. Mignolina mi ha permesso di rimanere comunque su uno dei miei argomenti preferiti: l’autodeterminazione femminile in un mondo che fa di tutto per impedire questo. Se leggi i vari passaggi della fiaba, noti come la famiglia prima e la società poi, impongano alla protagonista un percorso obbligato in quanto “normale”. Le scelte di Mignolina però verranno fatte alla fine esclusivamente per il proprio benessere. La ritengo una fiaba attuale e penso che vada letta da tutti. La figura femminile deve ancora combattere contro le imposizioni della famiglia e del mondo fuori, questo è terribile. Journaux troublés è un libro di cui ho sentito la necessità: è una specie di enciclopedia illustrata dei disturbi mentali. In Italia soprattutto, questo argomento è stato tabù per molto tempo, per vari motivi legati alla religione, alla paura e alla cultura. Il mio tentativo è stato quello di rendere “visibili” alcune malattie invisibili fisicamente, come se fosse un passo necessario per parlare di loro come malattie e non come segreti da nascondere: se le vedi non fanno più paura”.

Sono sempre stato convinto che un uomo nasca con il dna dell’artista, poi riesce o meno a sviluppare questo “dono”. Nel tuo caso il tuo dono è sbocciato, in molti altri si spegne mestamente, soprattutto in paesi dove l’arte non è molto promossa e gli artisti non sono aiutati nella loro missione. Ho visto che nei tuoi molteplici impegni, si è aggiunto anche quello dell’insegnamento, sia con la famosa Scuola Internazionale di Comics, sia con il corso a distanza Domestika.  Come va questa tua avventura da docente? Quali sono i pensieri, le emozioni a vedere i progressi dei tuoi studenti?

“Mi sono accorto che amo insegnare. È una cosa strana perché non avrei mai pensato di dedicarmi a questo. Il mondo dell’insegnamento impone grandi responsabilità e ho scoperto che mi piace sia spiegare le poche cose che conosco tramite esperienza, sia scoprire i nuovi modi di vedere le cose delle nuove generazioni. Le loro lotte, i loro argomenti di discussione sono qualcosa che ascolterei per ore, perché questo è il futuro e io ho la fortuna di poterlo vedere”.

Chiudiamo alla ricerca di un’anteprima. Dopo tutte le tue evoluzioni, già descritte nell’articolo, ci sono nuovi progetti, nuove idee in cantina? Ce ne puoi parlare?

“Sto preparando la mia mostra personale da Galleria Giovanni Bonelli. Sono passati cinque anni dalla mia ultima personale, una pausa di cui avevo bisogno, perché non avevo niente da dire e non ritenevo giusto imporre qualcosa in cui non credevo occupando uno spazio. In questo periodo ho ritrovato lo stimolo e sono tornato a disegnare con entusiasmo”.

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Roberta Modigliani:
GP Magazine settembr

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