04/20/2024
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Domenico Marocchi: “Agorà è una sfida entusiasmante”

Ha collaborato con “Uno Mattina” e con diversi programmi come la “Vita in Diretta”, “Storie Italiane”. Oggi lo troviamo ad “Agorà” su Rai Tre

di Simone Mori

Domenico Marocchi, giornalista professionista dal 2008, laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Bologna, voce di alcune radio locali – fra le altre L’Altra Radio e Radio Linea Network – è stato tirocinante presso la redazione del Tg1 (cultura e spettacoli) e presso la redazione giornalistica di Uno Mattina. Da lì diversi programmi come la “Vita in Diretta”, “Storie Italiane”. Oggi lo troviamo ad “Agorà” su Rai Tre. Conosciamolo meglio in questa chiacchierata.

Ciao Domenico, raccontaci qualcosa di di te. Chi sei, le tue origini, la tua gavetta per entrare nel mondo del giornalismo.

“Ma sai che fin da piccolo ho avuto la passione per i giornali e le notizie? Ricordo di aver imparato a leggere ben prima di andare a scuola, grazie ai fumetti dei ‘Corriere dei piccoli’. Credo di aver sognato pure di fare l’edicolante… immaginavo tutti quei giornali e quelle riviste a mia disposizione, una goduria. Sicuramente, vista la crisi dell’editoria e della carta, non avrei fatto un grande affare. Successivamente ho iniziato ad affiancare agli studi anche numerose esperienze, prima nelle radio poi nelle tv locali marchigiane. Grazie all’Università di Bologna ho fatto uno stage al Tg1, sono diventato giornalista professionista e poi sono arrivati alcuni contratti con Sky Tg24. Sette anni fa, grazie ad un concorso per nuove risorse, selezionato da Pippo Baudo e Maurizio Costanzo, sono entrato in Rai. Da lì è partito il mio percorso come inviato in numerosi programmi di infotainment. Sabati, domeniche, mattine e pomeriggi, con la neve o sotto il sole cocente, Natale e Ferragosto… diciamo che il daytime di Rai Uno l’ho coperto tutto, centinaia (ormai migliaia) di trasferte e di collegamenti in diretta per raccontare l’Italia e gli italiani”.

La versatilità professionale è un tuo punto di forza. Cosa ti piace di più di questa tua dote?

“Anzitutto sono contento che te ne sia accorto! Pensa che per molti è un difetto, i più critici mi rimproverano sempre ‘Dovresti specializzarti in un unico settore, dovresti fare questo, evita quello’. Più me lo dicono e più faccio il contrario, mi piace sparigliare le carte, approcciare una notizia ‘alta’ con un tono più popolare o un evento più frivolo con un linguaggio istituzionale. Di questo lavoro amo la ricerca continua, la sfida, la curiosità, il rendere interessante e fruibile tutto ciò che racconti. Se il giornalismo televisivo si riduce a un compitino sterile per un’élite e ad una serie di faccette di circostanza è meglio dedicarsi ad altro”.

Hai incontrato personaggi famosi di ogni ambiente pubblico. Racconta qualche aneddoto ai lettori di GP Magazine.

“Posto che il mio habitat ideale per capire dove va questo paese è il mercato, con un gruppetto di anziani che si prende il caffè (anche corretto) alle 10 del mattino, mi fanno ridere le giovani popstar o gli attori emergenti che quando arrivano a Sanremo o a Venezia o a Cannes, iniziano a tirarsela e a darsi arie, quasi come fosse un obbligo. Consigliati (male) da agenti e uffici stampa questi ragazzi si fanno terra bruciata introno, volti imbronciati, risposte a mezza bocca e l’immancabile ‘scusa ma devo andare’. Imparassero da pozzi di talento ed umiltà come Morandi, Baudo o Costanzo, starei ore ad ascoltare i loro aneddoti e loro sono sempre generosi, ad ogni intervista. Per non parlare di Al Bano, un vero opinion leader in questa Italia così mutevole. Io li candiderei tutti e quattro”.

Il giornalismo oggi viene preso di mira continuamente perché fazioso, perché impreparato, perché troppo spesso poco approfondimento viene fatto. Cosa risponde Domenico Marocchi?

“Che non è così, o meglio, l’accusa ci può stare e la critica fa bene, per migliorarsi. Ma oggi più che mai il giornalista torna a fare ‘il cane da guardia’, un faro che possa indicare la strada verso la verità nel mare di internet, fra fake news, algoritmi inquietanti e profili di troll che diffondono falsità, spesso per fare propaganda. L’importante è la formazione, lo studio e il rispetto delle regole, la consapevolezza che questo – seppur fra mille difficoltà – è ancora un mestiere da portare avanti con serietà e dedizione”.

Sei ad “Agorà”, trasmissione di punta della mattina di Rai 3. Come ti trovi e qual è il tuo ruolo preciso?

“E’ una sfida entusiasmante, mi occupo dei collegamenti in esterna che consentono di aprire una finestra sul paese reale, mostrandolo di prima mattina al pubblico a casa e agli ospiti che si trovano in studio. Il bello di ‘Agorà’ è che unisce il palazzo e la piazza, l’élite governante e il popolo, e durante una puntata le finestre dei collegamenti si possono aprire più volte, l’adrenalina della diretta quindi la senti per tutte e due le ore del programma, che tu stia raccontando la storia di alcuni lavoratori in difficoltà o di un paese isolato a causa di un alluvione. Dopo tre edizioni di Agorà Estate, in cui mi hanno dato l’opportunità di crescere e migliorarmi, era arrivato il momento di sperimentarmi anche nell’edizione invernale. E ringrazio la Capitana Serena Bortone e il Capostruttura Giovanni Anversa per avermi voluto. Sono dei professionisti eccellenti e seri”.

La politica ti affascina?

“Molto, è un romanzo in continua evoluzione, anzi la politica degli ultimi mesi assomiglia più ad una serie tv, una di quelle in cui ogni episodio termina con un evento shock, un colpo di scena che ti spinge subito a guardare la puntata successiva. Diciamo che stiamo vivendo una politica da Binge watching, impossibile, per un giornalista, resisterle. E infatti i programmi che la sanno raccontare, anche in chiave pop, stanno registrando ascolti molto alti”.

Cosa vedi nel tuo futuro professionale?

“Chissà, a volte mi piacerebbe una vita lavorativa più stabile, senza notti in hotel sperduti, treni e aerei da prendere al volo. Quello che mi auspico però è di continuare a lavorare sul linguaggio, costruendomi un’identità precisa per il racconto, sviluppando magari quelle due-tre idee (chiamiamoli format?) che ho scritto e che mi rappresentano. Ovviamente sono tutte idee per programmi in esterna. Se dovessero andare in porto insomma, continuerebbe la mia vita da nomade”.

Si riesce ad essere amici tra giornalisti?

“Raramente. I miei amici più cari mi avranno visto all’opera in tv giusto qualche volta, ancora oggi non capiscono perché io non possa fissare una vacanza, ma che dico, una cena, con largo anticipo. Eppure sono persone di cui mi fido ciecamente, che ci sono sempre nonostante ‘le mie sparizioni’. Ecco, con i colleghi, questa alchimia si crea con difficoltà. Alcuni colleghi mi hanno deluso, molto, ma più che pessimi giornalisti erano semplicemente pessime persone”.

Ultime domande a raffica: libro preferito.

“’Il Barone Rampante’ di Calvino

Film preferito.

“’Manchester by the sea’, ‘Dogville’, ‘La forma dell’Acqua’, ‘Amélie’, ‘Quasi Amici’, ‘L’amico di famiglia’… oddio troppi!”.

Serie tv preferita.

“’House of Cards’ e ‘Game of Thrones’, italiana ‘Tutto può succedere’ (ma la Rai l’ha cancellata)”.

Cantante preferito.

“Donna Giorgia, uomo Lucio Dalla, gruppo Radiohead”

Attore e attrice preferiti.

“Troppi… non so scegliere, vado di icone: Monica Vitti e Marcello Mastroianni”.

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