05/02/2024
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Il violino di Andrea Casta

È un talento molto apprezzato all’estero. Lo scorso 2 giugno, l’Ambasciata d’Italia del Turkmenistan l’ha voluto come special guest per i 70 anni della Repubblica Italiana. Suona il violino elettrico e ha una band legata alla storia del rock

di Alessandro Cerreoni

“Sono un ‘ragazzo fortunato’, sono riuscito a trasformare le mie passioni in lavoro fin da giovanissimo e questo mi ha permesso di affrontare un cammino entusiasmante; sono nato a Brescia ma vivo a Roma da tanti anni, giro il mondo con il mio violino, suonando e cantando e scoprendo grazie alla musica e al palcoscenico luoghi e persone sempre nuove. Sono animato da una grande curiosità unita a tanta immaginazione: direi che queste sono le due energie che mi fanno alzare ogni mattina”. Lui è Andrea Casta, professione musicista, anzi… violinista. Con una particolarità: suonatore di violino elettrico.

Sei cantante, violinista e showman. Tre in uno. Un personaggio poliedrico ha una marcia in più in quest’epoca dove c’è un’elevata uniformità, sei d’accordo?

“In realtà il potersi esprimere con più mezzi significa dover studiare molto, regala grandi prospettive ma ha avuto bisogno di più tempo per la “messa a fuoco” di me stesso come artista; la riconoscibilità è molto importante nella musica e nello spettacolo, perciò non nego che negli anni qualche crisi di identità mi abbia colto, ma poi una volta scoperto davvero chi era Andrea Casta ho potuto lavorare su tutti i fronti sfruttandone le potenzialità ed è quello che continuo a fare quotidianamente”.

Cosa apprezza maggiormente in te il tuo pubblico?

“Se dovessi individuare tre parole che la maggior parte delle volte mi sento rivolte o dedicate direi: l’energia, l’eleganza e la generosità”.

Come ti sei formato?

“E’ inziato tutto con il violino, prima con studi privati da quando avevo 5 anni poi al conservatorio, grazie al quale si sono aggiunti il pianoforte e il canto che poi mi hanno permesso di passare dagli studi classici al pop e al rock da adolescente. Il musical, il teatro e la tv mi hanno permesso poi di completare la mia formazione extra-musicale ‘sul campo’. Ma posso dire che non si finisce mai di studiare, soprattutto il violino…”.

Leggiamo dalla tua biografia che hai preso il volo alle spalle di maestri come David Bowie, Prince,  Ryuichi Sakamoto, Steve Winwood, Alan Parson Project… Cosa ha significato ciò, al di là del fatto di aver reinterpretato i più grandi successi di queste star?

“Tre anni fa grazie al percorso fatto con Sergio Cossu (ex tastierista e autore dei Matia Bazar ndr) ho inciso l’album di cover ‘ROOM 80’ in cui appunto sono presenti le star che hai citato. Alcune, come Bowie, sono un punto di riferimento vocale e espressivo, altri, come Sakamoto, per quanto riguarda l’emotività e i colori della musica. Ognuno di questi artisti comunque mi ha offerto un mondo da esplorare dove ho raccolto a piene mani gli elementi con cui ho elaborato e tuttora elaboro il mio stile”.

La tua peculiarità di violinista è essere suonatore di un violino elettrico; come funziona in termini brevi e semplici il violino elettrico, che tipo di suono e che differenze salienti ci sono con il violino “classico”?

“In realtà lo strumento è uguale ad un violino classico, almeno come tecnica strumentistica; contrariamente al violino acustico però c’è tutta una parte di elaborazione e personalizzazione del suono attraverso gli effetti che si avvicina all’esperienza di un chitarrista elettrico, questo mi permette di lavorare ancora una volta sulla riconoscibilità. Chi di voi, anche non appassionati, non saprebbe distinguere Santana da Jimi Hendrix? Ecco l’obiettivo è ottenere sempre di più un suono di violino che sia solo il mio”.

Nel 2015 sei partito con un progetto insieme alla tua band legato alla storia del rock. Ne vogliamo parlare?

“Fin dal 2003 ho avuto una band che mi accompagna, ma lo scorso anno grazie ad un gruppo di nuovi musicisti abbiamo conquistato un sound pop-rock maturo che ha preso forma in ‘Andrea Casta & the Heroes’; lo spettacolo è l’espressione di questo sound: con gli Heroes ci siamo divertiti a trovare i grandi successi che dagli anni 60 ad oggi hanno segnato la storia del rock internazionale, ovviamente scegliendo le canzoni che ci hanno segnato e quelle che ci vengono meglio; così è nato Rock Tribute.

In occasione della Festa Nazionale del 2 giugno, l’Ambasciata d’Italia del Turkmenistan ti ha voluto come special guest della celebrazione dei 70 anni della Repubblica Italiana. Cosa ha significato ciò per te?

“Mi ha riempito di orgoglio, tra l’altro pochi giorni dopo sono arrivati anche i ringraziamenti ufficiali dell’Ambasciatore. Diciamo che ho avuto molte esperienze all’estero ma questa, con la sua componente ‘patriottica’, mi ha portato in un paese molto particolare al cospetto di un pubblico ancora più eterogeneo del solito, lasciandomi grande soddisfazione nel vedere quanto la musica, in questo caso italiana, sia comunque sempre pronta a parlare a tutti senza distinzioni”.

Come e dove ti collochi nel panorama della musica italiana?

“L’Italia a migliaia di cantanti, per tutti i gusti e generi. Io ho la fortuna di abbinare in maniera inedità voce e violino nel pop; questo, nonostante sia principalmente un cantante di cover, mi favorisce e permette di essere non solo seguito dal pubblico ma anche apprezzato dai colleghi sia del circuito discografico che di quello principalmente live”.

Hai avuto diverse esibizioni all’estero. Che riscontri hai avuto? E secondo te perché gli artisti musicali italiani – alcuni – sono particolarmente apprezzati oltreconfine?

“Beh, se ci pensi anche noi in Italia ascoltiamo il 70 per cento di musica non italiana: l’esterofilia nella musica vale per noi come per tanti altri popoli, anche e soprattutto in quei paesi dove solo negli ultimi decenni l’apertura dei confini e una nuova curiosità verso il mondo gli ha permesso di scoprire la nostra musica e gli artisti italiani: noi comunque abbiamo una lingua che suona molto bene, una capacità melodica che ci portiamo avanti dai compositori classici e, per quanto riguarda il live, una bella faccia tosta che sul palco non guasta mai”.

Progetti a breve termine?

“L’estate è stata e sarà ricca di concerti e anche di perfomance con i dj, una delle frontiere più in espansione nella mia attività e che mi sta portando anche parecchio all’estero. Poi con la mia band, gli Heroes, abbiamo scritto un po’ di materiale inedito e la prima di queste canzoni dovrebbe uscire a breve. Il ritmo è davvero alto, perciò continuate a seguirmi!”.

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