04/26/2024
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Edoardo Bennato: Poetica di un artista visionario

di Donatella Lavizzari –

Edoardo è un Artista eclettico, di grande apertura mentale e dalla profonda umanità. Sapiente lettore dello ‘spirito del tempo’ e delle sue ricadute sulla vita sociale, culturale e politica, tinge la sua poetica con i colori dell’ironia, usandola come arma potente contro le convenzioni, gli stereotipi e l’omologazione generale che addormenta la coscienza critica dei cittadini. Utilizza spesso la dimensione fiabesca per combattere l’acquietamento del libero pensiero. Con la sua Arte ci fa respirare Cultura, a pieni polmoni, ci regala momenti che diventano orizzonti sconfinati, crea mondi che si aggiungono al mondo. Nel suo libro “Girogirotondo. Codex Latitudinis”, vuole lanciare un messaggio di speranza e di cambiamento

Ciao Edoardo, tu sei cantautore, musicista, architetto urbanista, sociologo ed esperto di geo-politica, come si interfacciano queste diverse competenze?

“Direi che c’è una costante complementarità. L’architetto urbanista e il sociologo, utilizzano il musicista per avere visibilità, affinché le proprie idee vengano conosciute. A sua volta, il cantautore musicista utilizza l’urbanista e il sociologo per dare un senso ai contenuti dei propri testi. Sulla copertina di ‘Io che non sono l’imperatore’ c’è riportato il mio progetto alternativo per le linee di trasporto collettivo urbane e interurbane di Napoli. Altro esempio è quello della Torre di Babele, perché si trattava di esplicare un simbolo biblico. L’uomo che sfida la Natura. Gli uomini volevano costruire una torre che arrivasse fino al cielo e la Natura li punì e confuse le loro lingue. Questo simbolo racchiude tutta la storia dell’Umanità. Evidenzia quelle che sono le schizofrenie dei singoli individui, che si ripercuotono a livello collettivo”.

Il corpo sociale sta vivendo momenti di perturbazione, squilibrio, disorganicità, mancanza di uniformità e di corrispondenza tra valori e modi di vita, instabilità delle istituzioni.

“Noi siamo, volenti o nolenti, esseri schizofrenici. Viviamo in equilibrio precario tra la nostra condizione animalesca, nel senso buono, e quella celebrale, intellettiva. Quindi gli esseri umani, chi più e chi meno, sono tutti schizofrenici. Anzi, paradossalmente, più responsabile è il loro ruolo nella vita collettiva e più sono schizofrenici. Il Papa è senza dubbio più schizofrenico degli altri.Tutto questo dipende dal parametro latitudinale”.

Tu possiedi un grandissimo talento anche per le Arti Visive. Ricordo la mostra “ColorBlues” a Palazzo Durini, insieme al grande Mimmo Rotella.

“La mostra faceva parte del bellissimo progetto ‘Colore della Musica’ della Fondazione Maimeri, che metteva in relazione arte e musica. ‘ColorBlues’ si sviluppava attraverso un percorso di 30 opere dove, accanto ai celebri decollage di Rotella, era presente una serie di mie tecniche miste che richiamava i soggetti dei miei album musicali”.

Per le tue opere, inizialmente, hai usato un linguaggio stilizzato per poi approdare ad altre modalità espressive. Nel 2015 c’è stata la mostra con Vittorio Sgarbi, complementare all’uscita del tuo album ‘Pronti a salpare’.

“In quest’ultima, dal titolo ‘In cammino…’ ho utilizzato tele di dimensione 80×120 per raffigurare i cosiddetti Vu Cumprà che camminano lungo le spiagge e che rappresentano simbolicamente il cammino della Famiglia Umana, tema a me molto caro. Sono uomini e donne extracomunitari ritratti sulle spiagge delle coste italiane, nell’intento di vendere oggetti di ogni genere. Quello che li contraddistingue è un portamento elegante e una dignità che si percepisce anche dai loro sguardi. Ho voluto sottolineare l’umiltà di chi, per sfuggire ad una realtà fatta di guerre e miseria, è stato costretto ad abbandonare la propria terra, con il sogno di inventarsi una nuova vita in un altro Paese”.

Recentemente hai esposto alla Pinacoteca a Sant’Angelo al Cassero, presso il museo di Castiglion Fiorentino.

2Ho esposto 35 opere, sempre relative al concetto di schizofrenie della Famiglia Umana. Sono scene di vita. Ritratti a colori e in bianco e nero, disegni e pitture su tela, realizzati per lo più con pennarelli acrilici”. 

Sono opere che vogliono provocare, innescare meccanismi di confronto e riflessione, muovere le coscienze. Così come hai sempre fatto con la tua Musica, oltre ad emozionarci e farci sognare. Mi piace ricordare che tu hai vinto il Premio Amnesty International nel 2016 proprio con il brano ‘Pronti a salpare’. 

“Io parto dal presupposto che non esistono razze diverse, ma solo un’unica razza umana. ‘Noi siamo cittadini del Mondo’. È importante riuscire a scardinare i pregiudizi comuni e dobbiamo lottare per sconfiggere quell’infezione pericolosa e mortale che si chiama razzismo, che ancora attanaglia l’umanità. I giovani sono facile preda dei ‘persuasori occulti’ dei mass media. La Musica mi ha aiutato a svincolarmi da quei pregiudizi e da quei luoghi comuni un po’ troppo ancora presenti all’interno delle Facoltà universitarie a indirizzo umanistico. Questo è contraddittorio, perché è proprio dalle Università che dovrebbe scaturire la scintilla ‘rivoluzionaria’, in senso buono del termine”. 

Nel ’74 cantavi “c’è il coprifuoco, e pensare che all’inizio sembrava un gioco, fate i bravi ragazzi e vedrete che sistemeremo tutto”. Tu hai sempre avuto grandi intuizioni e uno sguardo profetico che si ritrova anche in molti altri brani della tua discografia, da “Salviamo il salvabile” a “Viva la guerra”, a “L’uomo occidentale”. E questo stesso sguardo lo ritrovo nei tuoi ultimi quadri.

“Guarda questo camion rovesciato in una città abbandonata. È un quadro che ho realizzato a gennaio. È come se avessi avuto una sorta di premonizione su quello che sarebbe accaduto poco dopo con la guerra in Ucraina. Vedi? Questa bambina, che ho ritratto in mezzo ad un cumulo di rifiuti, potrebbe rappresentare la situazione ad Haiti o in un qualsiasi altro luogo del terzo mondo. Si contrappone a questo dipinto che rappresenta l’America e la sua opulenza. In quest’altra tela ci sono delle donne velate con i fucili in mano, in un cortile recintato da filo spinato: un’immagine che rappresenta la condizione femminile in certe aree geografiche. La condizione femminile, come qualunque altro argomento che riguardi la vita sociale, è connessa al parametro latitudinale. C’è diversità tra Oslo, Milano, Il Cairo: si ragiona sempre attraverso codici latitudinali. Un’altra incredibile intuizione è stata quella che mi è venuta a febbraio: ragazzini sulla Piazza Rossa. E poi c’è questa scimmia che guarda perplessa gli Umani”.

È come se ci dicesse: Homo Sapiens?! Non posso certo darle torto! L’Arte è da sempre una potente arma di denuncia.

“Io evidenzio le schizofrenie umane. Gioco, rischio, provoco. Il rock invita a riflettere, ha un costante riferimento all’attualità e il punk ne è una espressione straordinaria. ‘Salviamo il salvabile’, ‘Ma che bella città’ e ‘Arrivano i buoni’ sono pezzi punk, proprio per il loro atteggiamento provocatorio, sbeffeggiante e ironico nei confronti di una società che si autodefinisce saggia, posata, accorta, equilibrata, e che invece è totalmente schizofrenica. Per averne un’idea basta accendere il televisore e guardare quello che sta accadendo in queste ore. È un mondo di stampo Collodiano: ci sono Gatti, Volpi, Mangiafuoco e Grilli Parlanti. E all’origine di questo sfacelo c’è proprio il Grillo Parlante, che arringa le folle con la demagogia, che costruisce impalcature ad hoc per evidenziare tutti i mali della nostra società, senza però dare l’informazione fondamentale ai suoi accoliti e ai suoi adepti e cioè che esiste il male genetico dell’Italia che deve essere preso costantemente in considerazione. Il Grillo li ha illusi con la convinzione di poter ribaltare la situazione, ma non è così. C’è una malattia di fondo, l’Italia è stata costituita in un modo sbagliato”. 

Questa è una affermazione molto punk…

“Sì, lo è. Nel 1973, quando riuscii ad avere la ‘patente’ dalla intellighenzia di sinistra, le prese in giro nei confronti del Presidente della Repubblica venivano tollerate. Faceva parte dello sfottò, dell’ironia contro il Potere. In quegli anni, la satira era feroce con la politica. Regnava lo sbeffeggio. Il ‘potere’ ora ha il coltello dalla parte del manico e il nostro Paese resta prigioniero di Collodi. Io sono molto pragmatico e implacabile. L’Italia è ingovernabile da 150 anni. Chiunque si azzardi a governarla si fa male. Ed è giusto che si faccia male. Ti spiego: è come uno che si ostina a voler guidare un taxi che non potrebbe circolare. E allora adduce continuamente scuse ai suoi clienti, aggiusta i vari guasti con soluzioni evidentemente temporanee, ma non potrebbe proprio circolare e condurre il veicolo. Quindi è colpevole”. 

La tua è una visione molto cinica. 

“A volte anche i genitori sembrano esserlo nei confronti dei loro bambini. Alzano la voce per farsi ubbidire. Pongono loro le regole. Certo è che ho tanti dubbi, tante incertezze, come tutti quanti. Ma una cosa mi è chiara: l’Italia è ingovernabile per come è costituita. Quando a Copenaghen o a Oslo si elegge un delegato al Governo, non ci si limita a delegarlo, sia esso un Sindaco, un Assessore o un Ministro, ma lo si controlla, lo si pilota. Esistono di fili invisibili ma solidi che legano la Comunità al Potere. E in quel caso la Democrazia funziona, anche se non perfetta. Perché non è possibile ipotizzare una Società perfetta costituita da Individui imperfetti. Noi siamo Esseri imperfetti…il Paradiso in Terra non esiste”. 

Siamo in pieno ‘tsunami’. In questi tempi serpeggia un forte senso di incertezza per il futuro. 

“Assisto con rabbia a tutto quello che sta accadendo nel mondo. Ho una figlia di 17 anni e sono molto preoccupato per il suo futuro. Vorrei che riuscisse a realizzare i propri sogni. Purtroppo, ci troviamo ai margini, al limite di un burrone, quasi al punto di non ritorno. Quello che accade nelle megalopoli africane porta conseguenze, dovremmo essere coscienti di questo effetto domino e agire di conseguenza. Devono pur esistere dei parametri in grado di mettere tutti d’accordo sui problemi etici, morali e politici di questo nostro pianeta! Ti faccio un esempio: la scienza delle costruzioni è la disciplina di base dell’ingegneria strutturale che si fonda sulla forza di gravità terrestre, parametro assolutamente inconfutabile, e che è riconosciuta e approvata da tutti”.

Argomento che tratti ampiamente nel tuo libro ‘Girogirotondo. Codex latitudinis’. L’uguaglianza, la fine delle guerre, la solidarietà, il rispetto per l’ambiente sono valori in cui credi fortemente.

“Argomento di clima, libertà, razzismo e povertà. Porto il lettore a fare delle riflessioni sulla correlazione fra ingiustizia sociale e luogo di nascita. I fatti della storia dono leggibili se comparati alla morfologia del pianeta”.

È quindi possibile essere fortemente condizionati da codici latitudinali? 

“Sì. Vi accompagno in un viaggio di scoperta e alla fine ci sarà anche KOSO, l’extraterrestre disegnato da mia figlia quando era bambina, che mi aiuterà in questo difficile ma non impossibile cammino. Il fine è quello di trovare un antidoto al razzismo che divide la Famiglia Umana, unica ‘razza’ esistente”.

Caro KOSO. spero proprio che questo antidoto si trovi presto. D’altra parte, un Alieno la sa lunga sulle faccende terrestri… Tu ci osservi da lassù!

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