07/27/2024
HomeMusicaLucia Scarabino: “La mia vita è una vera Tarantella”

Lucia Scarabino: “La mia vita è una vera Tarantella”

“La Notte della Taranta” e il ballo della pizzica è un qualcosa di travolgente che rappresenta il grande evento estivo del Salento

di Mara Fux

È cresciuta con le danze popolari ed è una delle protagoniste della “Notte della Taranta”, il più grande evento musicale estivo del Salento, che richiama appassionati da tutto il mondo.

Come nasce la tua passione per le danze di tradizione popolare? 

“Le musiche e le danze popolari fanno parte della mia vita da sempre. Sono originaria di Monte Sant’Angelo, sul Gargano, luogo ricco di storia, dove il culto per le tradizioni sia religiose sia coreutico-musicali è sempre stato molto attivo e sentito e, quando si nasce in posti così, la passione verso tutto ciò che di bello caratterizza la tua terra si sviluppa naturalmente. Anche nel mio contesto familiare l’amore per la musica e le danze popolari è sempre stato molto forte: come dicono scherzosamente i miei amici sono cresciuta a pane e tarantella. Non avrei però mai immaginato che un giorno questa passione potesse svilupparsi tanto da rendermi protagonista di un processo di revival della musica e delle danze popolari. Nel 2001 difatti conobbi fortuitamente il Maestro Eugenio Bennato che mi volle come danzatrice ufficiale della sua ensemble ‘Taranta Power’. Da lì iniziò per me un percorso lavorativo e di vita incredibile: una tournée internazionale che durò 5 anni e che mi proiettò verso nuove ed importanti avventure di lavoro tra le quali la lunga collaborazione con il Festival de ‘La Notte della Taranta’”.

Da bambina hai praticato corsi di danza classica o moderna? 

“Quando ero piccola nel mio paese non c’erano alcun tipo di scuole di danza mentre la Danza Popolare invece era ovunque e nelle più svariate situazioni: durante le feste in paese, in famiglia, nei momenti più semplici e importanti dello scorrere quotidiano. E’ stata il mio unico e primo rifermento coreutico. Ho imparato a danzare per strada, spontaneamente, da autodidatta. Guardavo la gente ballare e cercavo di emularla abbandonandomi agli impulsi che la musica mi suggeriva. Il mio approccio al movimento è stato totalmente istintivo, finalizzato allo stato di benessere che da sempre la danza mi aveva suscitato. Successivamente iniziai a frequentare il gruppo storico di danza popolare del mio paese ‘La Pacchianella’ e a muovere i primi passi in modo più strutturato. Lo studio tecnico della danza è arrivato in seguito prima a Teramo, dove studiavo e successivamente a Roma dove ho proseguito la mia formazione con la danza contemporanea e il teatro-danza, intraprendendo anche un percorso di studi in Recitazione”.

Si può dire che il ballo popolare sia espressione di un popolo come il suo stesso dialetto? 

“Il ballo popolare ha da sempre avuto una forte funzione sociale, di aggregazione, condivisione e trasmissione di valori e regole di vita. E’ il veicolo attraverso il quale ogni comunità ha espresso la propria identità, le proprie credenze e la propria cultura. Potremmo definirlo come un vero e proprio linguaggio per cui conoscere questo linguaggio vuol dire entrare in contatto con l’anima del popolo. Per questo credo che studiare, valorizzare e trasmettere le danze popolari soprattutto alle nuove generazioni sia fondamentale. Abbiamo un immenso patrimonio coreutico da difendere; preservarlo  significa mantenere viva la memoria delle nostre origini, riscoprire il senso delle radici e fortificare l’appartenenza territoriale”.

Quali sono i balli più richiesti? 

“La Pizzica Pizzica del basso Salento è la danza popolare che in questi anni  ha conosciuto maggior successo. La sua forza sta nel ritmo, molto coinvolgente e liberatorio, e nella danza di coppia; energica, sensuale e impetuosa, che permette di esprimere la propria essenza attraverso un dialogo danzato basato sul corteggiamento, sul gioco e sulla lotta. A sostenere tale exploit è la realizzazione di diversi eventi e Festival incentrati sul ritmo della Pizzica, tra questi il più importante è ‘La Notte della Taranta’, con il cui corpo di ballo collaboro da sette anni. Il Festival che si tiene a fine agosto a Melpignano (Le) registra ogni anno più di 200mila presenze, provenienti da tutto il mondo, e viene trasmesso in diretta Tv su Rai5”.

E quelli che tu preferisci? 

“In generale amo tutto il variegato mondo delle danze popolari anche se la Pizzica e le Tarantelle del Gargano sono le danze della mia terra, della mia Puglia e attraverso di esse esprimo la mia identità e la mia appartenenza”.

Il tuo fidanzato, l’attore Alessio D’Amico, ha imparato a ballare la pizzica? 

“Alessio quando può cerca di seguirmi nei miei spettacoli e nei miei stage e corsi sulla Pizzica e le Danze Popolari. In un certo senso ha imparato anche lui a danzarla, anche se ha un modo tutto suo di interpretarla, molto divertente, direi”.

Perché nel corso dell’ultimo decennio, i balli popolari hanno trovato maggior spazio all’interno di festival ed eventi? 

“La presenza dei balli popolari all’interno di festival ed eventi è dovuta al differente modo di concepire la danza popolare e alla diversa modalità di fruizione da parte della gente. Priva dei vincoli etici e comportamentali di un tempo, trasmessa da giovane a giovane, la danza si è caricata di maggiore libertà d’espressione, d’inventiva e di atteggiamenti finalizzati alla provocazione e all’esaltazione della resistenza fisica. Il gioco di coppia si è arricchito di maggiore sensualità, sfrontatezza e mimiche teatrali, che le conferiscono maggiore attrattiva tanto da sprigionare nei giovani il desiderio di lasciarsi pervadere dal suo ritmo antico. Il nuovo modo di danzare la Pizzica e i balli popolari in generale ha contagiato così molti appassionati del ballo tanto da creare una “mania”, una moda, una nuova forma di socializzazione e una forte esigenza di contesti in cui potersi esprimere proprio attraverso le danze popolari. Questa nuova evoluzione della danza popolare, la rende particolarmente accattivante e fortemente richiesta quando si organizzano manifestazioni pubbliche”.

Percorri in lungo e in largo l’Italia con stage: proprio tutti possono ballare? 

“Assolutamente sì: tutti possono ballare le danze popolari; non ci sono limiti di età e non serve una preparazione tecnica in danza. C’è uno ‘script’, trasmesso di generazione in generazione, fatto di pochi codici e passi che tutti sono in grado di assimilare e successivamente interpretare liberamente sulla base della propria età, formazione, sesso, fantasia ed energia”.

Condividi Su:
Angelo Peluso: Un ra
Andrea Vianello: Il

redazione@gpmagazine.it

Valuta Questo Articolo
NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO