07/27/2024
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Eleonora Manara: “Attrice ad ogni costo!”

di Mara Fux –

Attrice di cinema e teatro, Eleonora denuncia con “Acido” di Enza Li Gioi il dilagare di un aberrante delitto contro la persona, che solo di recente è stato incluso con punibilità nel codice penale.

Quando ha inizio la tua carriera artistica? 

“Attorno agli anni ’80, a Torino ove sono nata, subito dopo aver accantonato il diploma di ragioneria appena conseguito ed essermi finalmente potuta iscrivere alla Scuola di Teatro ‘Blandi, allora diretta da Massimo Scaglione. A tutti gli effetti la mia carriera è iniziata studiando anche se il mio desiderio di fare l’attrice nasce nella notte dei tempi, quando ero bambina; per i miei però ‘fare l’attrice’ non era un lavoro serio; la mia era una famiglia semplice, di gente che lavorava e mamma mi ripeteva tutti i giorni ‘devi fare la pettinatrice’, uno dei mestieri all’epoca più richiesti e anche redditizio, perché tutte le donne avevano l’uso di andarsi a far pettinare anche solo se dovevano farsi una passeggiata”.

A farsi pettinare? 

“Sì, all’epoca andavano di moda acconciature particolarmente elaborate che necessitavano la mano di una parrucchiera o comunque di qualcuno pratico di capelli; un po’ tutte le portavano, sembravano quasi dei tupè e per tenerli in ordine bisognava pettinarli. Saperlo fare era avere un mestiere tra le mani e poiché un mio zio aveva un salone di bellezza, avrei avuto facilmente un posto di lavoro”.

Invece hai preferito seguire il tuo sogno. 

“Sì, ho appeso al muro il diploma e mi sono iscritta alla scuola di teatro per ricominciare a studiare. Le prime particine sono arrivate quasi subito, anche perché mi proponevo con gran faccia tosta ogni volta che sentivo qualcuno progettare un allestimento. Ho anche fatto tanti piccoli spettacoli di cabaret per esercitarmi col pubblico e rompere il ghiaccio. Insomma, ogni volta che c’era aria di provini io mi buttavo e li andavo a fare fino a che, inseguendo la possibilità di entrare in un programma della Rai di cui avevo letto un annuncio nella sede Rai di Torino, mi sono trasferita a Roma”.

E ci sei riuscita? 

“Assolutamente no, ma una volta trasferita non me ne sono più andata, ho deciso che se dovevo provare a realizzare il mio sogno, dovevo anche restare a Roma”.

Ricordi il titolo del programma? 

“Certamente ‘Aperto per ferie’ di Michele Mirabella, parliamo del 1988”.

Tua madre sarà stata contenta. 

“Mia mamma è sempre stata un po’ ambigua sul mio voler fare ad ogni costo l’attrice. Se da un lato diceva che fosse meglio facessi la pettinatrice dall’altro mi segnalava a concorsi. Non l’ho mai capita veramente, forse faceva il tifo per me ma non voleva contrasti con mio padre. Pensa che a 16 anni mi iscrisse a Miss Piemonte”.

Ma dai! 

“Sì e non solo: mi accompagnò al provino d’iscrizione alla scuola per soubrette di Macario!”.

Davvero? 

“Sì”.

E come andò? 

“Male: Macario prendeva tutte stangone che poi spesso introduceva come ballerine nei suoi spettacoli. Io ero alta un metro e sessantanove, ma dove potevo andare? Mi disse che avevo un bel viso e, come si dice oggi, ciaone!”.

Torniamo a Roma: hai iniziato con il teatro o con il cinema? 

“Amo follemente il teatro che soddisfa e disseta ogni mio desiderio di rapporto col pubblico però, ahimè, è stato il cinema a farmi lavorare per primo grazie ad un provino andato bene per ‘Storie di ragazzi e di ragazze’ di Pupi Avati con il quale poi ho lavorato in tutti i film successivi; sempre piccoli ruoli, di poche scene magari, ma non ne ho perso uno. Da quel primo film, con il cinema non mi sono mai fermata, a differenza del teatro con cui ho dovuto tagliare per molti anni per seguire la crescita di mio figlio; ma era anche ovvio che succedesse. Le tournée ti portano lontano da casa e se hai un marito ed un figlio, è difficile poter soddisfare le richieste della carriera. Ma è andata bene così, è stata una scelta che ripeterei”.

Attualmente sei in scena con “Acido”, un testo di Enza Li Gioi rappresentato la prima volta nel 2021 e da allora in tour. 

“Esatto, lo abbiamo appena portato in scena al Porta Portese di Roma e il 26 marzo andrà al Teatro Murialdo di Torino, poi Milano, Bologna, Reggio Calabria, Soverato e chissà ancora dove. Però tengo a precisare che ‘Acido’ per me e per l’autrice, è molto più che uno spettacolo teatrale. È un progetto per sensibilizzare le persone e l’intera opinione pubblica su una follia dilagante di cui si parla poco. Nel testo si parla dell’acido come vendetta per annientare chi si è detto di amare, una donna con cui il carnefice aveva avuto figli e condiviso una vita ma se si va sul web si riscontra abbastanza facilmente che questo mezzo è follemente utilizzato come offesa anche su passanti o sconosciuti. Non dico che succeda ogni giorno ma succede con danni irreparabili per le vittime non solo a livello fisico ma piuttosto a livello morale. Danni irreparabili”. 

Nel testo se ne parla? 

“Nel testo si fa molto di più. Seguendo l’esempio suggerito da Dalton Trumbo nel romanzo ‘E Johnny prese il fucile’ divenuto film nel 1971, ove un grave mutilato di guerra con la propria esibizione diviene denuncia vivente dell’orrore della guerra, la protagonista di ‘Acido’ decide di non riparare con operazioni ai danni dello sfregio ma di raccontarlo per prevenirlo”.

Eleonora hai mai temuto per te stessa nel rappresentarlo? 

“Ti confesso di sì. Mi sono chiesta più volte se farlo non solleticasse la fantasia di qualche squilibrato ma è in questa paura che si alimenta davvero la necessità di rappresentarlo”. 

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