04/19/2024
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Enrico Ianniello: Un grande attore poliedrico ed ora anche scrittore

Definirlo un grande del nostro panorama artistico sarebbe forse troppo poco perché Enrico Ianniello, casertano ma residente in Spagna, è un esempio di bravura e voglia di fare. Lo dimostra la sua versatilita: attore, autore, traduttore e da qualche giorno anche scrittore con un magnifico romanzo. Sarà a Roma dal 12 al 22 febbraio al Teatro Vascello con “I Giocatori”. Vediamo cosa ci ha detto.

di Simone Mori

Ciao Enrico, come hai iniziato la tua avventura nel mondo dello spettacolo?

“Intorno ai 10 anni mia madre mi insegnò a muovere la testa come Il grande Totò. Una sera feci la sua imitazione e da lì ho capito di avere la voglia e la capacità di poter percorrere una strada , quella della recitazione. Ho frequentato,per formarmi al meglio, la Bottega Teatrale di Vittorio Gasmann a Firenze. Dopodiché ho lavorato per anni con Toni Servillo crescendo artisticamente”.

Come è avvenuto l’approdo in tv dove da qualche anno interpreti il simpaticissimo commissario Nappi in “Un Passo Dal Cielo”?

“Mi hanno trovato a teatro! Quello che ho fatto è cercare di aggrapparmi con il cuore a questo personaggio. Un non furbacchione, un uomo del sud pieno di buoni valori e senza nessuna malizia. Professionale sul lavoro ma  ingenuo nella vita di tutti i giorni”.

Sul set hai avuto al tuo fianco molte belle donne sia nelle scorse stagioni sia in questa che sta andando in onda (Rocio Munoz Morales, Sara Zanier). Insomma, sei stato fortunatissimo! 

“Ovviamente sì, però il mio personaggio è troppo emotivo e con le donne non sa mai che pesci prendere. Rocio e Sara sono state una bellissima scoperta. Due professioniste di punta”.

Immaginavi che la serie alla sua terza stagione avesse ancora questo ascolti pazzeschi? 

“Lo speravamo. Evidentemente il pubblico si è affezionato a noi e questo non può che darmi una gioia immensa. Il fidanzamento con gli spettatori va a gonfie vele”.

Quarta serie nell’aria allora…

“Chissà. Speriamo!”.

Parlaci del teatro, la tua vera casa. Sei in scena con “I giocatori”.

“Sì, sono in giro per l’Italia con questo spettacolo che mi vede impegnato anche nella veste di regista. È un testo di Pau Mirò, drammaturgo catalano. Io l’ho tradotto e riadattato. 4 amici, un tavolo e delle sedie. Si ride e si riflette sulla vita. Maurizio Di Giovanni, scrittore partenopeo ci ha fatto un complimento bellissimo dopo essere venuto a vederci. Ha scritto: ‘Andatevelo a vedere e vi rifarete un’idea nuova di comicità’. Anche le varie critiche sono tutte buone. Non posso non essere soddisfatto perché lo sento come una mia creatura”.

La situazione attuale del teatro. Perché si investe poco in questo ambito?

“Ho una mia teoria. Il teatro, a differenza di altre forme d’arte, è contemporaneo. Vive nel momento nel quale si porta in scena lo spettacolo. Riflette molto della realtà che viviamo e questa realtà è complicata, brutta. Vogliamo non guardarci allo specchio per non scoprire la verità della nostra società odierna. Se passeremo questa crisi esistenziale, il teatro tornerà a fiorire e ad occupare un posto di prima linea”.

Hai appena fatto il tuo debutto da scrittore. Con Feltrinelli, hai pubblicato “La Vita Prodigiosa di Isidoro Sifflotin”. Un romanzo che provoca tante riflessioni.

“È’ un romanzo che parte come una favola per poi svilupparsi su svariati temi.Spero di aver fatto un buon lavoro e che questo libro possa toccare le corde del cuore di molte persone. Tra le altre cose lo presenterò a Roma il 18 febbraio alla libreria Feltrinelli di piazza Colonna. Venite numerosi”.

Insomma possiamo definirti un iPad! Sai fare tutto. Magari ti vedremo anche al cinema?

“Certo. Ad aprile dovrebbe uscire un film per la regia di Nanni Moretti. Detto questo spero di fare bene tutte queste cose. Sono severo con me stesso e cerco di migliorarmi ogni giorno nella speranza di riuscirci”.

Grazie Enrico e in bocca al lupo per tutto.

“Grazie a voi e un saluto a tutti i lettori di GP Magazine”.

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