07/27/2024
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Flaminia Bolzan: L’ascesa della giovane criminologa

Si sta affermando come una professionista tra le più apprezzate nel mondo della criminologia. Può vantare già collaborazioni importanti nella risoluzione dei delitti più efferrati, come quello di Luca Varani

di Simone Mori

Romana, classe 1987, grandissima appassionata di tennis, la criminologa Flaminia Bolzan ci aiuta a capire qualcosa in più del complicato mondo della nera. La sua carriera sta crescendo in maniera esponenziale e in poco più di 10 anni può vantare collaborazioni per la risoluzione dei delitti più efferati degli ultimi anni, come quello di Luca Varani. Flaminia è anche un turbine di simpatia e di brio. Una persona da conoscere e che dopo questa chiacchierata vi sembrerà di averla molto vicina. Magari non troppo perché altrimenti un omicidio ci cova!

Prima di tutto in cosa consiste il lavoro della criminologa?

“Quello del criminologo è un lavoro complesso e ad ampio spettro dove il professionista studia e analizza i crimini e i loro autori. In buona sostanza ci occupiamo di ‘spiegare’ come i principali delitti si manifestano concretamente e tratteggiamo la personalitá di chi li commette alla luce di teorie e modelli scientifici. La cosiddetta criminologia ‘clinica’ poi, ha come scopo quello di valutare il caso specifico in relazione al migliore intervento possibile per la rieducazione e risocializzazione del reo, secondo quanto previsto dalla nostra Costituzione all’articolo 27”.

Esiste il delitto perfetto?

(ride) “Sì certo, è un film di Hitchcock del 1954. Scherzi a parte, ci sono delitti in cui è molto difficile risalire al colpevole se questo è particolarmente abile a non lasciare tracce, ma all’occhio di un investigatore attento non possono sfuggire le ‘note stonate’, quei dettagli a volte impercettibili che automaticamente rendono il crimine ‘imperfetto’ e per citare Sir Arthur Conan Doyle posso dire che la singolarità è quasi sempre un indizio. Più un crimine è anonimo e banale, più è difficile scoprire il colpevole”.

Come mai si sente sempre più spesso parlare di efferatezza di un delitto? C’è un degrado della società? Una cattiveria maggiore?

“Grazie al sociologo Zygmunt Bauman è stato introdotto il concetto di ‘societá liquida’ ovvero una società dove si perdono i confini e i riferimenti sociali, questo, si traduce molto spesso in una perdita di ‘soliditá’ anche nei valori. Impotenza e frustrazione sono le condizioni dell’uomo contemporaneo ed è a partire da queste che vengono fuori l’aggressività e la violenza, a cominciare dalla brutalità verbale che ormai sempre più frequentemente diventa ‘agita’ e connota alcuni delitti che di conseguenza ci appaiono efferatissimi”.

Il femminicidio: prima di tutto è corretto questo termine? So che in molti non lo accettano. C’è troppa strumentalizzazione oppure la donna è fortemente messa a rischio a causa magari di leggi poco severe?

“Femminicidio è una categoria criminologica introdotta nel 1992 da Diana Russell ed è un concetto che fa riferimento a quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta l’esito, di atteggiamenti, azioni o pratiche sociali misogine. È quindi un termine appropriato ma non va utilizzato in maniera ‘indistinta’ ogni volta che ci troviamo di fronte ad un omicidio in cui la vittima è di sesso femminile perché questo sarebbe un errore. Il rischio purtroppo non è solo frutto di leggi poco severe ma di una cultura che deve cambiare affinché le donne possano davvero essere libere, valorizzate e tutelate”.

I casi Poggi, Gambirasio, Meredith, Rea, Ragusa. Tutti hanno qualcosa che non quadra. Puoi darci una tua opinione su ognuno di essi?

“Rischierei di monopolizzare l’intero giornale se dovessi dilungarmi sul mio pensiero rispetto ad ognuno di questi. Per restare in un limite accettabile di battute posso dirti che ognuno, a vario titolo, ha messo in luce sia lacune investigative, che in particolare nel caso di Meredith sono state ben riportate anche nella sentenza della Cassazione, sia il ruolo pregnante dell’opinione pubblica che specialmente per quanto riguarda Yara Gambirasio è ancora ‘spaccata’ tra chi ritiene Bossetti innocente e chi invece è fermamente convinto della sua colpevolezza”.

Vorrei parlare ora degli infanticidi. Il piccolo Tommaso, il caso Cogne, quello di Lorys Stival. Come può accadere che tanta cattiveria si accanisca contro un bambino?

“Anche questa è una domanda che richiederebbe una risposta molto articolata perché quelli che hai citato sono tutti casi tra loro molto diversi, quando si parla dell’uccisione di un bambino infatti, specie se a commettere l’omicidio è una madre, ci si deve interrogare profondamente sulle motivazioni considerando che questi atti, proprio a causa dell’essere ‘indifeso’ che è la vittima creano normalmente un enorme scalpore e un profondo senso di sdegno. È fin troppo facile dare un giudizio morale ma non é sempre corretto parlare di cattiveria perché non sono rari gli episodi delittuosi in cui le mamme che uccidono risultano poi affette da patologie mentali o disturbi della personalità e quindi rientriamo in una sfera totalmente differente anche rispetto a quello che è il giudizio vero e proprio sul piano della pena”.

Esistono segnali premonitori che possano far capire che di fronte abbiamo un possibile killer o tutto scatta così, all’improvviso?

“Nel caso dei serial killer certamente sì, analizzando infatti l’infanzia di molti di loro possiamo riscontrare l’esistenza di alcuni comportamenti che sono statisticamente frequenti, ad esempio la violenza sugli animali e la piromania”.

Pensi che la tv sia troppo piena di cronaca nera? O magari che venga trattata non nella maniera adeguata?

“La cronaca nera è sempre stata un tema di interesse per i media ed è anche giusto, dal mio punto di vista, che le persone siano edotte su quanto accade. Penso che in alcuni programmi le vicende di cronaca siano trattate con un approccio corretto, senza spettacolarizzazioni eccessive, ma ritengo anche che alcune trasmissioni puntino invece solo sul ‘sensazionalismo’ e questo a mio avviso è dannoso perché si rischia di incentrare l’attenzione solo sugli aspetti morbosi che spesso, peraltro, sono totalmente irrilevanti ai fini dell’indagine e deviano completamente dalla notizia”.

Il caso che più ti ha sconvolto ad oggi?

“Quello di Elisabeth Fritzl, un fatto avvenuto in Austria in cui una ragazza ha vissuto segregata per 24 anni, dall’età di 18 anni fino ai 42. Elisabeth è stata imprigionata dal padre e ha subito angherie di qualunque tipo tra cui abusi sessuali da cui sono nati anche dei figli. È una storia agghiacciante”.

Questi “giochi” dove sono vittime gli adolescenti. A Tivoli c’è stato un caso di cosiddetto “blackout” in cui ha perso la vita un adolescente di 14 anni. Ci aiuti a capire?

“La voga choc di cui parli si chiama Fainting game, Choking game o Blackout, ovvero il “gioco” dello svenimento e nel caso specifico credo tu ti riferisca al caso del quattordicenne di Villa Adriana che ha tentato di impiccarsi per provare la sensazione conseguente a “qualcosa” che aveva visto pochi giorni prima in un video su youtube. Sono situazioni in cui i ragazzini preadolescenti e adolescenti, ‘sfidano’ il rischio e la paura come accade per i selfie estremi (sui binari del treno o a grandi altezze), comportamenti rischiosissimi agevolati da un’iperconnessione senza controllo in cui il virtuale va a decrementare ulteriormente la percezione del rischio esponendo questi giovani a situazioni di pericolo potenzialmente mortali. Sono fermamente convinta che per prevenire bisognerebbe intervenire seriamente nelle scuole per educare rispetto alla gravità e alle potenziali conseguenze dell’emulazione”.

Un tuo pensiero su Franca Leosini. Onestamente ammetto che quando la sento dire che lei rimane amica con i killer che intervista rimango interdetto.

“Trovo che Franca Leosini sia una professionista eccellente, una che prepara le sue interviste in maniera meticolosa studiando per mesi gli atti del processo senza tralasciare neppure una virgola. Ha una proprietà di linguaggio e una modalità di utilizzare la parola che la rendono unica, insomma, è una persona che professionalmente stimo molto. In realtà non credo che ‘resti amica’ dei killer, più che altro la Leosini ha la capacità unica di mostrare al pubblico la persona che c’è oltre il criminale e riesce a farlo proprio perché si pone rispetto all’interlocutore in una prospettiva non giudicante. Questo onestamente mi piace molto di lei e trovo che sia uno tra i tanti motivi per cui merita di essere consacrata come un’icona del giornalismo. È brava, è umana e alla competenza aggiunge un fascino e uno stile innato, come avrai capito, mi piace molto”.

Parliamo di Flaminia Bolzan e della sua vita non professionale. I tuoi hobby e le tue passioni quali sono?

“Sono appassionatissima e seguo molto il tennis, ho iniziato a giocare tardi, a 25 anni, ma da quando ho preso la racchetta in mano è diventata una vera e propria malattia, quando il meteo me lo consente e ho qualche ora libera mi trovate sicuramente sulla terra rossa. Amo la subacquea ed è per questo che le mie vacanze estive sono spesso dedicate all’esplorazione dei mari tropicali, mentre in inverno mi piace andare a ‘spaccarmi le ossa’ sullo snowboard. (ride) La lettura e la scrittura sono invece le attività più tranquille a cui mi dedico la sera con grande piacere”.

Ci puoi consigliare qualche libro per avvicinarci al mondo della criminologia?

“Un po’ di self promotion me la consentite? Se mi dici di si un libro che sicuramente vi consiglio è il mio: ‘Il lato oscuro dell’animo umano’ edito da Aracne. Se invece vi piace il cinema di genere, ‘Passione nera’ che ho scritto insieme a Claudio Mangolini. Per quanto invece riguarda la letteratura estera non posso non nominare due autrici che sono a mio avviso le vere regine del noir, Natsuo Kirino e Patricia Cornwell, con loro andate sul sicuro. Altri testi sono prettamente accademici, molto interessanti, ma forse poco fruibili per non addetti ai lavori”.

Infine, Flaminia, quali sono i tuoi progetti futuri. A cosa aspiri?

“Mi piacerebbe pubblicare un romanzo al quale sto lavorando, è un sogno nel cassetto e spero davvero di realizzarlo. Per il resto spero di portare avanti al meglio la mia professione per costruire una carriera solida, mi impegno molto su tutti i fronti e anche se potrà sembrare banale, la mia aspirazione è piuttosto semplice nel suo genere, vorrei riuscire sempre a trovare la forza e la capacità di mettere da parte i momenti meno belli che la vita può riservarci, insomma, non ho grandi velleità perché, proprio come disse Totò ad Oriana Fallaci, prendendo in prestito le parole del Principe, anche io dico a me stessa “Signorina mia, la felicità, è fatta di attimi di dimenticanza…”.

 

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