10/04/2024
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Giovanni Angelozzi: Il modellatore di radici

di Marisa Iacopino

Fin dagli albori della sua storia, l’uomo ha instaurato un legame profondo con gli alberi, venerandoli, assorbendone l’energia.

In speciale connessione con le piante, c’è chi crea dalle radici d’albero oggetti artistici di rara bellezza. Così, modellando mangrovie e ibiscus spiaggiate in lontane latitudini, come pure legni d’ulivo e ciliegio nostrani, nascono per mano d’un giovane romano, Giovanni Angelozzi, soluzioni d’arredo per un’arte ecosostenibile. Tavoli e lampade creati in un connubio di perfezione tra legno e vetro che ne caratterizza l’originalità.

Com’è nata la tua passione per le radici?

“Breve premessa: sono uno che ama la natura e vuole viverci immerso fino in ‘fondo’.  E poi, ho un grande amore, l’oceano. Dopo varie esperienze lavorative, con le mie bombole d’ossigeno in spalla, decido di partire alla volta dell’Egitto. Mi affermo come istruttore di sub in Messico, e vivo qualche tempo anche a Capo Verde. Infine, arrivo alle Maldive, nell’isola di Palm Beach. Lì, finalmente trovo la mia dimensione. Passo le giornate tra immersioni e passeggiate in riva al mare. Ed è là che la mia vita cambia per sempre. Stavo passeggiando sulla spiaggia, quando un grosso tronco attira la mia attenzione. Non avevo ancora realizzato che quel ‘rifiuto del mare’ mi sarebbe valso pubblicazioni su riviste di design, e tanto meno che un giorno sarebbe diventato un pezzo unico. Da quel 2009 le cose sono cambiate, il giovane istruttore di sub adesso è un designer, e questo mi piace tantissimo!”.

“Radice in movimento”, questo il nome della tua azienda/bottega. Di regola, le radici rappresentano la staticità dell’albero. Dunque, perché in movimento?

“L’idea nasce dal fatto che le mie opere hanno una forma non statica che ricorda il movimento, e poi si ha lo sviluppo della radice: da pezzo grezzo a un’opera finita”.

Da dove viene la passione per gli alberi, e in particolar modo per la lavorazione delle radici?

“Delle radici mi piace il fatto che abbiano forme diverse conferite dalla natura, e siano così artisticamente belle da osservare. La forma di ognuna rimane nascosta alla vista finché non viene estrapolata dal suo ambiente. E’ proprio lì che mi diverto a immaginare possibili soluzioni per risvegliarla in qualcosa di unico”.

Vendono abbattuti gli alberi per le tue creazioni?

“Ci tengo a dirlo a gran voce: nessun albero è stato mai abbattuto intenzionalmente per la realizzazione delle mie opere. Si tratta di materiale di recupero adattato e restituito a nuova vita attraverso il senso artistico”.

Quali sono le fasi di lavorazione del legno?

“La prima è quella della valutazione del pezzo: capire se mi può ispirare per realizzare qualcosa di artistico. Segue una pulizia grossolana per togliere fango, sabbia o terra. Prendo poi la carta vetrata e gli scalpelli, e inizio a levigare il legno. A questo punto, metto in risalto quello che la natura mi ha fornito, e l’opera viene posta in piano, così che il pezzo inizia a prendere forma, sia esso un tavolino o una lampada. Tocco finale, l’applicazione d’un composto per sigillare i pori e proteggere da insetti. Tutti passaggi fatti a mano, senza utilizzo di macchinari. I pezzi non vengono sabbiati, ma rifiniti con meticolosa pazienza”.

Si ravvisa una coincidenza tra l’incanto del paesaggio maldiviano e l’esplosione della tua idea?

“Le Maldive mi hanno ispirato per la grossa quantità di materiale che la natura mi regalava, Le mareggiate erano frequenti e cosi sul bagnasciuga si potevano ritrovare legni dalle forme più diverse che ispiravano la mia creatività.   Avendo molto tempo libero poi, potevo sperimentare e dar voce alle idee”.

Di ogni radice usata tu indichi la provenienza, oltre al nome botanico. Alcuni oggetti sono realizzati da radici trovati sul litorale romano e toscano. Preservare l’identità geografica serve a imprimere un passato all’oggetto che l’acquirente porterà nella propria casa?

“La storia dell’opera può sicuramente interessare l’acquirente per capire che cosa sta comprando, che viaggio e storia c’è dietro l’oggetto che metterà nel suo ambiente”.

Cosa significa raccogliere e lavorare un pezzo di legno abbandonato?

“Ridare vita a quella pianta che fino a poco prima era viva e rigogliosa nella terra, trasformandola a nuovo e diverso utilizzo. Molti vedrebbero spazzatura, io ci vedo un pezzo unico e originale da far emergere pazientemente”.

Tu sei ‘modellatore di radici’, e subacqueo professionista. Cosa ti appassiona di più, la natura terreste o quella sottomarina?

“Anche se ho potuto viaggiare e visitare posti meravigliosi, senza ombra di dubbio posso dire di preferire il mondo marino… molto più silenzioso”.

Come ogni pezzo scultoreo, le tue opere sono costituite dai contrasti del pieno-vuoto. Ti definiresti più proiettato verso la luce o l’ombra?  

“Sicuramente verso la luce. Anche nel mio lavoro tendo sempre ad accentuare e creare dei giochi di luce che permettono all’opera di risultare più leggera, e di conseguenza più ‘in movimento’”.

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Daniele Pompili: L'i

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