05/17/2024
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Livia Bonifazi: “Per interpretare Luisa Bonfanti mi sono immersa in quegli anni”

di Giulia Bertollini

Si diploma alla Silvio D’Amico e inizia la sua carriera in teatro, Livia Bonifazi oggi è un’attrice a tutto tondo che spazia da ruoli drammatici a quelli comici, che passa dal teatro al cinema stupendo sempre di più. La poliedrica attrice, adesso, raggiunge un traguardo importante in campo cinematografico: grazie alla Cecchi Gori Entertainment “La vera storia di Luisa Bonfanti”, dal 29 novembre è su alcune delle piattaforme più importanti del momento (Amazon Prime, Chili), permettendole di far notare il suo talento anche all’estero. Il film è prodotto da Inthelfilm di Giampietro Preziosa e Marco Simon Puccioni.

Ci può raccontare di cosa parla La vera storia di Luisa Bonfanti?

Racconta la Storia dell’Italia tra il 1960 e il 1984 attraverso la vita di Luisa, passando accanto a quella di ognuno di noi. Il film comincia con il suo suicidio: il proiettile esploso dalla canna della pistola, prima di arrivare alla tempia rimane a fluttuare nell’aria e il tempo si congela permettendole uno sguardo indietro alla ricerca della ragione della sua esistenza. La cosa più interessante è come il film costruisce questo personaggio e questa storia. Il mescolarsi di più stili, interviste di finzione registrate da personaggi reali come Ettore Scola e interviste fintamente girate da un vero Citto Maselli ad una finta Luisa. È esistita davvero Luisa Bonfanti? Certamente quella che è esistita è la Storia che la sua vicenda attraversa.

Se dovesse descriverla, chi è Luisa?

Ettore Scola parlando di Luisa nel film, la definisce una ragazza non dotata di grandi strumenti culturali. Luisa è così, semplice e ingenua, ma desiderosa di conoscere, di chiedere, di capire. Solare e al contempo tormentata. Percorre una vita nella quale poco alla volta non si riconosce più.

In che modo ti sei calata nei panni di questa donna?

Ho dovuto immaginarla Luisa Bonfanti e inventarla in ogni sfumatura. E per fare questo ho cercato dei riferimenti attraverso film, foto, articoli, ricordi personali. Mi sono immersa in quegli anni. Per il nudo, ad esempio, ho pensato a un corpo in quell’epoca, un corpo libero, un nudo non “mostrato” ma vissuto con assoluta normalità. E poi ho dato spazio all’unico aspetto che mi appartiene profondamente, quello sguardo indietro, la sensazione che imboccando una strada poco più in là, la mia vita, come quella di Luisa, non sarebbe stata la stessa.

Qual è il messaggio che si vuole dare?

“Se mi guardo alle spalle vedo solo frammenti casuali e sparsi, dettagli di un esistenza che ha come sola e unica costante me… se non avessi incontrato quel tipo, se non fossi andata, se…” Credo sia questo il messaggio più che del film, di Franco Angeli che lo ha scritto e diretto, cioè: la vita è fatta di casualità e di coincidenze che però la determinano.

Com’ è nata la sua passione per la recitazione?

Quando ero bambina, venivo invitata spesso a teatro assieme ai miei. Loro molte volte erano impegnati ed ero io a chiedere di andare ugualmente. Mi piaceva guardare nei camerini gli attori che si preparavano e poi andavano in scena a narrare una storia. Me ne stavo sola in platea rapita ad ascoltare mentre la fantasia si scatenava attraverso la meravigliosa evocazione del teatro. Tornavo a vedere lo stesso spettacolo non so quante volte, lo conoscevo a memoria. Sentivo profondamente che la mia vita non poteva essere che quella: raccontare una storia diventandone un personaggio. Avevo 5 anni!

Ricorda il suo debutto?

Durante l’estate del mio secondo anno all’Accademia Nazionale d’arte Drammatica Silvio D’Amico, vengo chiamata per una sostituzione nello spettacolo finale degli allievi del terzo anno. Dovevano portare “Il trucco e l’anima” da Majakovskij con la regia di Andrea Camilleri in tournée a Rio de Janeiro e a Buenos Aires. Un meraviglioso spettacolo che porto nel cuore. Ma io faccio una sostituzione e i giorni di prova per me sono pochissimi. Fa parte dei miei incubi ricorrenti sognare di non ricordare assolutamente nulla di ciò che devo fare quel giorno in scena e svegliarmi in un bagno di sudore!

Qual è il suo sogno nel cassetto?

Quello di avere la possibilità di dare vita a personaggi e storie che mi interessa raccontare, inventare, studiare e proporre: una libertà spesso difficile da raggiungere.

Altri progetti futuri?

Ci sono due progetti che poi sono due diverse declinazioni della stessa storia a cui stiamo lavorando io, Franco Angeli e Silvia Scola. In questo periodo, oltre a “La vera storia di Luisa Bonfanti” sto promuovendo un film che ha preso vita da un mio progetto e che è stato scritto e diretto sempre da Franco Angeli. Un’incredibile storia vera: “Kindeswohl, il bene del bambino” nato da una lunghissima inchiesta. Un film che parla di diritti negati, di genitori privati dei propri figli, di bambini orfani di un genitore vivente, dello Jugendamt e di un dramma sconosciuto ma purtroppo ancora vivo nel cuore dell’Europa.

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