07/27/2024
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Nadia Natali: “Roma mia, io te la canto De Core”

Talento e capacità di unire la sua storia jazz alla tradizione della canzone romana. Dopo il successo di “ ’Na passione romana”, la brava interprete capitolina si rimette in gioco con un nuovo omaggio alla tradizione.

di Mara Fux

Quando hai scoperto la tua vena musicale? 

“Non c’è una vera data d’inizio, amo dire che sono nata cantando perché la musica ha sempre fatto parte della mia vita. A farmi invece decidere di farne la mia professione è stato un semplice karaoke tra amici, a 19 anni: all’epoca studiavo come arredatrice in uno studio di architettura perché quello sino ad allora era stato il mio obiettivo; ma dopo quel karaoke ho mollato tutto dalla sera alla mattina e mi sono dedicata al canto”.

E a quel punto cosa è successo? 

“Ho iniziato a studiare, studiare, studiare prendendo lezioni di lirica puntando a diventarne espressione in prima persona finché il mio insegnante non mi ha messo davanti al bivio lirica vs pop, sostenendo che quello della lirica è un ambiente molto chiuso in cui non entri se non hai qualcuno alle spalle. A questo si aggiungeva un diploma decennale del Conservatorio che io, provenendo da un diverso percorso di studio, di certo non avevo”.

Di conseguenza hai scelto il pop! 

“Esatto, mi sono buttata a capofitto come corista in un gruppo orchestrale da pianobar, iniziando una gavetta durata tre anni tra eventi e serate ma soprattutto imparando a stare in un contesto di professionisti in cui ciascuno, pur assieme agli altri, aveva un proprio ruolo. Ed è stato importantissimo perché lì ho imparato a distinguere il suono di ciascuno strumento, ho capito che la voce è uno strumento come gli archi ed i fiati e ho imparato a leggere la musica dallo spartito, a comprendere gli arrangiamenti e distinguere gli strumenti. Un’esperienza enorme che mi ha poi permesso di presentarmi, successivamente, ad un provino con Stefano Palatresi ed entrare come corista nell’orchestra della Rai”.

Che hai imparato dalla televisione? 

“Tantissimo, soprattutto a gestire i tempi. La televisione ha tempi velocissimi che ti devono trovare sempre pronta e per me che sono una curiosa osservatrice è stata un’altra esperienza da portare a casa”.

A proposito di esperienze: che ci dici di “Romeo e Giulietta live 3D”? 

“Anche quella una bella esperienza, arrivata dopo provini su provini, dopo un numero infinito di ‘le faremo sapere’, batoste su batoste davanti alle quali però non ho mai desistito. Anche da questo progetto ho imparato tantissimo, anzitutto che il teatro è fatica, tanta, a cominciare dall’indossare un costume che pesava quasi 20 chili e che dovevi portarti avanti ed indietro sul palcoscenico al di là che ti sentissi goffa nel movimento. Poi che in teatro si prova di continuo, si lavora sempre, non esistono malattie, dolori, si è di scena ogni momento. Insomma anche questa esperienza mi è stata utilissima per fare altra gavetta, per apprendere tecniche nuove che mi permettessero di affinare, migliorare, seguire questo mio talento, questa mia arte ovvero le potenzialità della mia voce”.

Se il musical ti appassionava così tanto perché, a differenza della televisione, ne hai fatto solo uno? 

“Beh, oltre al fatto che girare per tre anni è stato molto impegnativo, fondamentalmente perché uno me ne hanno proposto e, ahimè, non sempre in ambito musicale vieni ripagato, e aggiungerei anche pagato, dell’impegno che investi. Poi mettici pure che noi qui li chiamiamo musical ma in realtà quello che si fa in Italia è commedia musicale. Diciamo piuttosto che questa esperienza mi ha portata ad avvicinarmi al musical americano che è quello degli anni ’20-’30 e quindi al jazz, genere che mi ha stimolata verso una nuova esperienza di crescita”.

Lirica, televisione, musical e ora jazz: cosa c’entra tutto questo con “De Core” tuo secondo cd? 

“C’entra perché ‘De Core’ è passione, è la passione che ti fa lottare perché ami quello che stai facendo, perché sai che quello è il vestito giusto, quello che indossi e ti sta bene. Ho scoperto che la canzone romana era il mio vestito giusto quando sono mancati i miei genitori, originari di Monti, romani veri, di quelli che portandoti a spasso ti raccontano i dettagli dei sanpietrini. Ho scritto ‘De Core’ pensando a mio padre, un uomo semplicissimo che vede la sua città crescere tra le difficoltà della guerra vivendola giorno per giorno da garzone di macelleria a titolare; e pensando anche a mia madre, al loro grande amore, a come si sono conosciuti, amati, sposati, crescendo assieme ai loro figli”.

Com’è possibile, in tanti anni di palcoscenico, che non ti fossi avvicinata prima alla canzone romana? 

“In realtà mia madre ha sempre sostenuto che fossi fatta apposta per interpretarla, ma a me sapeva di vecchio e preferivo cantare le note americane del jazz; non ti nascondo che in qualche occasione mi è addirittura pesato dire che fossi romana. Mi sono resa conto quanto mi appartenesse e mi fosse nel sangue solo dopo che sono scomparsi, forse facendo un po’ il resoconto; guardandomi alle spalle ho capito che quella musica, quelle parole facevano parte della mia vita da sempre; come dire: certe cose si prendono col latte”.

Per “De Core” prevedi un tour di rappresentazioni? 

“Assolutamente sì, in cui mi accompagneranno Massimo Aureli e Vincenzo Barbalarga, relativamente il chitarrista e il fisarmonicista che hanno registrato assieme a me il disco: non so se sono simpatica o brava ma so che ho trovato sempre nella realizzazione dei miei progetti, musicisti che mi hanno insegnato a crescere, portandoli avanti e credendoci come ci credevo io”.

Dove ti potremo ascoltare? 

“E’un pochino presto per parlarne ma il mio grande sogno, inutile negarlo, è presentare ‘De Core’ nel Rione Monti dove è stato concepito. Per il momento però non posso anticiparti altro, posso solo dirti, così, simpaticamente alla romana ‘damme tempo, fammece lavorà!’”.

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