07/27/2024
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“Qui torre di controllo”

Incontriamo Flavio Mancini, controllore Enav presso l’aeroporto di Perugia. Ci parla del suo lavoro e della sua importanza nella gestione del traffico aereo. Una professione delicata ma altamente stimolante da affrontare con determinazione

di Irene Di Liberto

Non capita tutti giorni di fare un’intervista a 20 metri di altezza. Mi trovo sulla torre di controllo dell’aeroporto San Francesco di Perugia. Dall’interno si può godere di un panorama davvero unico: sulla sinistra Assisi, a seguire, da dietro una montagna, si intravede Todi, e, infine, Perugia. Davanti a me tre controllori di volo, tutti giovanissimi. Non li saluto per non distrarli, ma mi intrattengo, finito il suo turno, per una chiacchierata con un uno di loro: Flavio Mancini, Controllore Enav.

Ciao Flavio, quando è nata l’idea di fare il controllore del traffico aereo?

“È nata nel momento in cui ho avuto la possibilità di visitare il centro di controllo d’area di Roma Ciampino, nel quale vengono gestiti tutti i voli in transito, in arrivo o in partenza, della zona tirrenica d’Italia, quindi un’area molto estesa, più o meno, dalla Toscana alla Sicilia. Mi è piaciuto subito perché mi è sembrato un ambiente specifico, delicato e professionale col quale è stato amore a prima vista”.

Una passione innata?

“Io ho entrambi i genitori ex dipendenti Alitalia, per questo mi son sempre piaciuti gli aerei. Mio padre, essendo un appassionato di tecnologia, quando ero piccolo mi faceva giocare coi simulatori di volo.  Ho imparato prima a usare quelli, poi a scrivere”.

In cosa consiste il tuo lavoro?

“Per definizione il controllore garantisce un flusso del traffico aereo sicuro, spedito e ordinato. Ciò significa gestire tutte le sue fasi. Ancor prima di accendere i motori il pilota parla con noi per essere autorizzato. Questo perché nel momento in cui si attiva un volo c’è in parallelo tutto un’organizzazione per coordinarlo sia ad altri voli, sia all’aeroporto stesso. E’ un sistema molto complesso che passa attraverso noi: dalla messa in moto, al rullaggio sui raccordi, alle operazioni di pista, cioè decollo e atterraggio, fino all’instradamento in rotta, ovvero li separiamo da altri aerei entro le distanze standard di sicurezza”.

La prima cosa che fai quando arrivi in torre? 

“Innanzitutto il buongiorno ai colleghi, poi si prende conoscenza della situazione. Si attiva da quel momento il processo di  passaggio consegne che è codificato. Ci sono delle check list da seguire dove il collega smontante mette a conoscenza della situazione il collega che sta montando in turno”.

Per diventare controllore, si passa dai simulatori di volo, alla prova pratica fino ad arrivare all’affiancamento, da parte di un altro collega, nell’impianto di destinazione, dopodiché si è abbastanza autonomi per gestire il proprio lavoro. Ricordi ancora il tuo primo giorno di lavoro, quando sei dovuto passare dalla teoria alla pratica?

“Ricordo due giornate in particolare. La mia prima abilitazione a Lamezia Terme, quasi due anni fa, dove mi sono sentito autonomo per la prima volta ed entusiasta di esserlo, proprio perché il processo che mi ci ha portato è stato abbastanza lungo, intenso e pieno di momenti importanti. Da quel momento sarei stato io a gestire la situazione. E’ stata un giorno abbastanza concitato per la presenza di molti voli prioritari. Un altro momento che ricordo coincide con quello del passaggio consegne qui a Perugia, a giugno dell’anno scorso, quando mi sono trovato con i miei colleghi di pari corso in una situazione completamente nuova. Ed è stata una bella sfida tutti insieme”.

Ci sono maggiori difficoltà nella gestione dl traffico aereo notturno?

“L’aeroporto di Perugia, dopo l’orario di chiusura, riapre se c’è un’emergenza, per accogliere dei voli ospedalieri, solitamente si tratta del trasporto di organi. Non ci sono difficoltà maggiori rispetto al traffico diurno perché gli aeroporti e le torri di controllo sono strutturati per accogliere la stessa quantità di traffico sia di giorno che di notte, mantenendo gli stessi standard di sicurezza”.

C’è un massimo di traffico che puoi gestire in contemporanea? 

“No, non c’è. Vengono comunque effettuati degli studi che analizzano vari parametri quali la struttura dello spazio aereo, la conformità dell’aeroporto, la dotazione  tecnologica della torre, la lunghezza della pista, per calcolare un intervallo minimo e massimo tra successivi avvicinamenti, cioè il lasso di tempo tra un atterraggio aereo e l’altro. Per Perugia varia da un minimo di tre minuti ad un massimo di sedici”.

Quindi bisogna essere multitasking. Credi che le donne siano avvantaggiate in questo, proprio per la loro innata capacità di gestire più cose nello stesso tempo? 

“Controllore del traffico aereo nasce come un lavoro prettamente maschile. In Italia per vedere la prima donna controllore si è dovuto aspettare il 1990, cioè qualche tempo dopo il primo concorso pubblico AAAVTAG, società costituita dopo la smilitarizzazione del controllo del traffico aereo, gestito fino allora in monopolio dall’aeronautica militare. Da allora la percentuale di donne in azienda è stata sempre in crescita. Nel mio corso le donne erano quasi il 30 per cento. Da ciò che vedo, il loro approccio è molto grintoso ed attento. E sono pure molto ordinate. Altro che sesso debole! E poi prendono sempre tantissimi complimenti dai piloti”.

Chi fa il tuo lavoro è molto determinato, in quanto si tratta di concedere delle autorizzazioni. Sei così anche nel privato, vuoi tenere tutto sotto controllo?

“Sono completamente diverso. Nel lavoro sono molto determinato. E’ necessario esserlo. Nella vita timido e, a volte, un po’ insicuro. Ad esempio sono stato due giorni col telefono in mano prima di chiamare una ragazza che mi piaceva per invitarla a cena… di certo con un aereo non mi posso permettere questa indecisione”.

Quali sono i rischi e le responsabilità?

“In Enav vengono effettuati degli studi risk assessement molto precisi per capire quali procedure possono essere strutturate. Io e i miei colleghi proveniamo da una formazione molto accurata che abbiamo acquisito all’Academy di  Forlì, che è l’unica scuola certificata in Italia e ha degli altissimi standard anche a livello europeo e internazionale.  Qualche anno fa, ad esempio, i controllori del traffico aereo libici persero la loro qualifica e per l’aggiornamento e la formazione si sono rivolti all’Academy. L’Enav, inoltre, fornisce consulenze a Dubai e all’aeroporto malese di Kuala Lumpur. Forte di questi altissimi metodi e procedure qualitativi, il controllore ha già alle spalle un team che ha studiato la situazione intorno e, inoltre, lavora in squadra, quindi ci si aiuta e si lavora insieme. Siamo in perfetta autonomia, ma mai da soli. Nonostante questo, la responsabilità permane ma il peso del controllo si riduce grazie a tutti questi elementi”.

E il lato divertente?

“Per me il lato divertente coincide con l’aspetto gratificante, ovvero quando con il mio operato garantisco sicurezza, regolarità dei voli e un flusso continuo del traffico. Quando il pilota mi ringrazia prima di salutarmi finisco il turno contento, sapendo di aver fatto solo bene”.

Un aneddoto che mi vuoi raccontare in cui hai dovuto affrontare una situazione critica?

“Qualche tempo fa, mi è capitato di gestire un aereo scuola che transitava nel nostro spazio aereo e già dal tono di voce avevo percepito che il pilota non era pienamente sicuro di ciò che faceva. Io lo istruivo, ma lui tentennava a rispondere. Da questo ho capito che si trovava da solo e si stava quasi perdendo. Allora ho cercato di aiutarlo in tutti i modi e dopo un po’ è tornato calmo. Diciamo che siamo una sorta di angelo custode dei piloti”.

Viaggi molto in aereo?

“Mi piace molto volare, ma non viaggio in aereo quanto vorrei”.

Chi o cosa butteresti giù “dalla torre”?

“Non butterei niente, anzi porterei su in torre la possibilità di far conoscere il mio lavoro agli altri. Il ruolo del controllore non è molto considerato perché agisce dietro le quinte, rimane dunque un po’ in ombra. Mi piacerebbe far capire che chi, come me, ha scelto di far questo lavoro ricopre una posizione strategica e di vitale importanza.  Un passeggero che prende un aereo non sa che c’è una sorta di sala regia che lavora dietro per portarlo in sicurezza a destinazione”.

 

Un ringraziamento al dott. Stefano Mancuso, direttore della torre di controllo di Perugia.

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