04/18/2024
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Stefania Zambrano: “Ecco perché ho fatto un corto sulla storia di Rita De Crescenzo”

di Giulia Bertollini –

È uscito recentemente il cortometraggio sulla vita della TikToker più amata e odiata sui social. Stefania Zambrano ha scelto di raccontare la storia di Rita De Crescenzo. Dopo il successo ottenuto con “Il seme della bellezza”, Stefania ha indossato nuovamente i panni di regista.

In questa chiacchierata, Stefania ci ha svelato un retroscena interessante sul primo incontro con Rita De Crescenzo e sul ruolo ottenuto nel film “Robinù” di Michele Santoro. 

Stefania, hai debuttato da poco come regista del film “Il Seme della bellezza”. Com’è andata questa tua prima esperienza? 

“Abbiamo girato questo film nel 2018. E’ stata un’idea della mia produzione ed è un racconto tra le femminelle di ieri e le femminelle di oggi. All’epoca non esisteva la chirurgia estetica e a Napoli chi somigliava ad una donna veniva chiamata femminella. E’ stata per me una bellissima esperienza quella del film. In 15 giorni abbiamo fatto le riprese girando da Nord a Sud dell’Italia. Mi piace dedicare un pensiero alla mia amica Veruska che oggi non c’è più. Lei è stata la prima trans che nel 2005 davanti alle telecamere aveva rivelato di essere sieropositiva. Ha convissuto con questa malattia per tanti anni ma poi è venuta a mancare”. 

Intanto hai girato un cortometraggio sulla storia di Rita De Crescenzo. Cosa ti ha più colpito di lei e come mai hai scelto di raccontare la sua storia?

“Rita De Crescenzo mi aveva contattata sui social dicendomi che le sarebbe piaciuto salire sul carro assieme a me. Lei si era dichiarata molto sensibile alla tematica dei diritti delle persone trans. Rita ha partecipato al Pride che abbiamo organizzato a Madrid. Parlando con lei sono rimasta molto colpita dalla sua storia e insieme alla produzione abbiamo deciso di fare questo cortometraggio che uscirà a settembre. Rita ha avuto una storia complicata. A 13 anni è rimasta incinta e ha avuto il primo figlio. Ha avuto una compagna di viaggio per 25 anni e ha vissuto dei momenti complicati. Sono curiosa di vedere quale sarà la reazione del pubblico a questa storia”. 

Inizialmente la guardavi con un po’ di diffidenza. Che giudizio avevi? 

“All’inizio mi era indifferente come persona. Quello che uno mostra sui social spesso non corrisponde a quello che si è. Lei si è creata un personaggio ma ora sta passando un brutto periodo perché le è stata tolta il figlio ed è stato affidato ad una comunità”. 

Passando all’attualità oggi si discute ancora molto dei diritti delle persone trans. E’ ancora molto ipocrita la società italiana? Cosa ti fa più soffrire oggi? 

“La società italiana è sempre stata ipocrita e lo rimarrà sempre. Noi portiamo addosso un’etichetta da tantissimi anni ma io noto che le Associazioni danno la possibilità anno per anno di ingigantire questa etichetta. Una volta si chiamavano femminielli e gay, oggi è nata la comunità LGBT e poi quella LGBTQ. Noi siamo persone e l’importante è che gli altri ci accettino in quanto tali”. 

Qual è stato il momento più duro? 

“Quando ero bambina ma è una storia che non mi va di affrontare in questo momento”. 

Il tuo primo ruolo importante è stato nel film “Robinù” di Michele Santoro. Che ricordi hai di questa esperienza? 

“Venne una ragazza a Napoli a fare dei provini. Io le chiesi se potevo provare pur non sapendo di cosa si trattasse. Non sapevo neanche che fosse un documentario su Napoli. La sera la ragazza mi chiese se mi poteva offrire una pizza. Io ero a casa da sola ed ero abbastanza malinconica. Lei mi disse che erano stati inviati da Michele Santoro per girare un lungometraggio su Napoli e che le avrebbe fatto piacere se io avessi fatto da Cicerone. Accettai subito. Io li portai a vedere alcuni quartieri in cui le femminelle si prostituivano. All’epoca ero una lucciola di strada, oggi sono una escort. Loro mi chiesero di fare un adescamento con un cliente. L’incontro è stato ripreso con le telecamere ed è stato realizzato un lungometraggio”. 

 

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