04/29/2024
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Alessandra Trotta: “Quel volo dell’Angelo che…”, storia di un fratello che non è mai andato via

Nata a Roma, nel 2012 diventa giornalista professionista. Collabora da diversi anni con Rai Radio 1.
Nel 2017 inizia ad abbracciare l’avventura della scrittura pubblicando con Europa Edizioni un libro di poesie “Un amore di poesia”. Nel 2018 pubblica, questa volta con la casa editrice Gruppo Albatros, il romanzo “Personaggi alla ricerca della pistola fumante” affrontando il tema delicato della violenza di genere. Nel 2019, sempre con il Gruppo Albatros, esce il suo romanzo fantasy “ La vera dimenticanza”.
Due anni dopo, nel 2021, con la stessa casa editrice, pubblica un libro cosiddetto di inchiesta sulla figura delle donne, accennando e riprendendo brevemente un argomento che già aveva trattato: la violenza di genere… il titolo “Donne in e… dentro la storia”.
Alessandra Trotta non si ferma mai! Infatti, nel frattempo, ha cominciato a collaborare con un giornale online News-24.it. E per non farsi mancare nulla ha iniziato a recensire libri per chi come lei è affascinata da questo mondo. In uscita, nel 2022, un libro di approfondimento sulla storia dei mass media attualizzando il tema ai tempi del Covid 19: “Mass media dalle origini ai tempi del confinamento”, Albatros edizioni. Questo saggio è stato scelto come testo divulgativo dalla Scuola di Giornalismo di Perugia ed altri Atenei.
In questo 2024 pubblica “Quel volo dell’angelo che…”, tratto da una storia vera edito da Albatros edizioni.
Alessandra, parlaci di quest’ultima tua opera. Qual è il filo conduttore?
“Quanto è importante provare ad avvertire intorno a sé un’aroma, un profumo, un oggetto che ci dimostri la vicinanza di una persona che non è più presente? Sicuramente tanto: è qualcosa che dà forza, ed è così anche per Alex, che attraverso segnali di diverso tipo ritrova costantemente accanto il fratello Andrew, suo vero e proprio Angelo custode. Ripercorrendo i dolori e le gioie, lo sconforto e la tenacia, i dubbi e le speranze, questo ‘incontro’ intenso e particolare che ne scaturisce finisce per diventare per estensione una metafora della vita stessa”.
Quando c’è stata la presentazione ufficiale?
“Il 26 febbraio presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, in via delle Botteghe Oscure a Roma, c’è stata la presentazione di questo sesto libro. Ho avuto l’onore di avere come relatori il dottor Filippo Anastasi, giornalista e scrittore, e il Generale della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, giornalista scrittore e docente. Sono state fatte delle recensioni uscite sul Messaggero e sul Corriere della Sera che potete trovare sul mio sito alessandratrotta.net. Anche la Federazione ha redatto una bella recensione e un reel sui social”.
Ne ha parlato anche il TG1, vero?
“Sì, Angelo Polimeno Bottai, e anche questo è presente sul mio sito. Il dottor Filippo Anastasi ha definito questo mio libro un saggio filosofico-metafisico. I due protagonisti principali Andrew e Alex riprendono la mia vita e di mio fratello che non c’è più… Pensavo di scrivere un romanzo ma è stato questo l’appellativo che ha sottolineato Anastasi”.
Qual è il senso di questo racconto?
“Un viaggio nell’anima che parte dall’angelo con un profumo a distanza che attira le persone verso la conversione, un viaggio nell’inconscio guidato dall’angelo che entra nell’anima dell’autrice. Andrew è una figura martellante verso Alex. Andrew è una persona vera. Andrew c’è sempre… consiglia, spiega e guida in bene è un gioco di specchi. Dove inizia l’una e finisce l’altro. E’ un gioco introspettivo. Alex è un uomo o è una donna? Simbiosi fraterna. Poi c’è Giuly in chiaroscuro, ha un segreto…ma quale?
Sogno che diventa realtà. C’è poi un padre padrone e una madre rassicurante e presente”.
Qual è stato il pensiero del Generale Rapetto, anche lui un grande appassionato di scrittura?
“Lui ha commentato così: ‘il titolo che si interrompe come la vita di Andrew. Persona che era troppo per questo pianeta. Troppo sensibile. Le emozioni si intrecciano… c’è qualcosa che si capovolge. Andrew era troppo grande per questo pianeta così piccolo. La sua generosità è eccessiva. Proietta emozioni confuse, ma deliberatamente confuse. Si interrompe il titolo così come si interrompe l’esistenza del protagonista. Tutti vorrebbero rivederlo qui. E’ un effetto sismico delle emozioni che diventano la forza per gli altri. Estrema generosità verso la protagonista. Si vuole lasciare spazio a chi serve e vuole raccontare quel bene che è rimasto nel ricordo. Solo chi ha coraggio dicono fa quello che ha fatto il protagonista. Ovunque ci troviamo su questa Terra, non siamo mai soli”.
Alessandra, a chi dedichi questo libro?
“Ad un solo protagonista: mio fratello Andrea scomparso dieci anni fa. Nella finzione romanzesca realtà e fantasia si fondono: lui diventa Andrew ed io Alex. Anche i particolari biografici mutano, si deformano, si sfilacciano. Ciò che conta è attraversare la terra desolata, affrontare la vita e le sue sfide, alla ricerca di un ricordo che non è mai soltanto tale, ma diventa la terra che abbiamo sotto i piedi, la nostra solidità. Perché il fluire quotidiano del vivere è mosso talvolta dal soffio del dolore e il faro della memoria è una speciale lente”.
Andrew/Andrea diventa l’angelo custode che circonda la narratrice/autrice con la sua protezione.
“Andrew guida i miei passi e custodisce la mia vita. Conosce ogni mio pensiero pesa la mia sofferenza e la mia gioia, mi aiuta a realizzare quanto più desidero. Tutto inizia con una fragranza particolare che avverto della sua presenza. In fondo la realtà non è altro che un ponte verso l’ignoto. Sembro voler andare oltre raccontando gli affetti onnipresenti, immanenti che tuttavia non ci sono più. I miracoli di cui è costellata inaspettatamente la vita. La certezza che una schiera di esseri trascendenti veglia su di noi e ci guida dalla nascita fino al giorno in cui lasceremo la vita terrena per ritornare nel mondo dello spirito. Attraverso Andrew, le sue passioni, l’ossessione per July e per il Giappone riconosciamo le nostre stesse passioni, le nostre stesse potenzialità. Ciò che conta è sempre cosa c’è dietro. Perché la vita quotidiana è piena di misteri, di piccoli e grandi eventi che sfuggono a qualsiasi spiegazione razionale. Ma non dobbiamo pensare a un testo onirico, fantastico. Lo stile narrativo è filosofico-lirico teso alla ricerca di una verità emotiva e personale, l’unica che abbia un qualche valore, l’unica possibile. In fondo sono le piccole esperienze che ci hanno colpito profondamente a poter diventare universali”.

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