07/27/2024
HomeSportGabriele Cera: L’unico atleta italiano che combatte e vince in Karate Combat

Gabriele Cera: L’unico atleta italiano che combatte e vince in Karate Combat

di Alessio Certosa –

Nato a Tivoli il 22 gennaio del 1989, viene da una famiglia di origini umili in un paese nella provincia di Roma. Fratello di Silvia e figlio di Enzo e Rita, Gabriele tiene molto alla sua famiglia. Fidanzato con Francesca da tantissimi anni , lo ha sempre sostenuto nello sport e nelle scelte, oggi vivono insieme a Castel Madama in provincia di Roma. Inizia la pratica del karate nel 1995. A soli 6 anni, spinto dai film di arti marziali degli anni ’90, chiede ai genitori di iscriverlo in un Dojo di Karate. La formazione di Gabriele inizia con la pratica del karate tradizionale e viene ampliata con il kumite (combattimenti) nel 2005. Nel 2007 ad appena 18 anni conquista la prima medaglia di valore internazionale, medaglia d’oro alla World Cup Shukokai a Creta nel 2007, e due anni dopo nel 2009 sempre nei pesi welter (75 kg / 165 lb) conquista ancora un oro alla World Cup Shukokai a Monaco in Germania.

In carriera colleziona primi posti in trofei e campionati nazionali e internazionali (Oro Open di Grado 2013, oro alla Venice Cup 2017… e competizioni internazionali svolte in territorio italiano).

Nel 2012 apre la sua accademia di arti marziali “DOJO” dove insegna il karate con grande amore e dedizione. La stessa Accademia vede una crescita importante nel 2016 con la nuova sede a Castel Madama.

Gabriele, come ti sei avvicinato a questa pratica?

“Inizio ad approfondire le conoscenze marziali insieme a Luigi Di Francia, esperto nel Brazilian Jiu Jitsu e nelle mixed martial arts, sia come coach che come atleta. Nel giugno del 2018 ricevo un’email di invito per un incontro preliminare nella promotion ‘Karate Combat’ mi dà la possibilità a di guadagnarmi un contratto multi-fight. Dal karate sportivo (wkf) ai match a contatto pieno in un notte di New York, il 27 settembre del 2018, il primo match da professionista nella location più esaltante che si poteva desiderare, combattere al 102° piano del grattacielo più alto di NY: il One World Observatory”. 

Per il nostro pubblico, cos’è esattamente il karate combat e di cosa si tratta? Dove nasce?

“Il karate combat è principalmente una promotion sportiva nata negli Stati Uniti su idea del presidente Adam Kovacs e di Michel De Pietro. È’ un marchio registrato e non una disciplina. Possiamo dire che in karate combat, come ad esempio in UFC o Bellator, troviamo atleti di arti marziali principalmente karateki tra più forti al mondo, che combattono a contatto pieno con regole ben precise, molto simili alle mixed martial arts”.

C’è qualche mito internazionale che segui maggiormente? 

“Seguo molti atleti e figure di ispirazione, da Tyson a Conor Mc Gregor, da George St Pierre a Usain Bolt, ma credo che ogni fase della vita abbia le sue ispirazioni”.

Qual è il movimento italiano attorno a questa “promotion”?

“In Italia sono l’unico atleta che combatte in karate combat. Stiamo cercando già da tempo atleti di karate che vogliano allenarsi nel nostro team per iniziare ad apprezzare questo movimento. Per il momento i team di MMA sono i più vicini a ciò che serve, ma crediamo che tanti atleti di karate abbiano dentro ciò che serve. Secondo me devono solo osare”.

Può essere considerata anche come “auto-difesa”?

“Se può essere considerata anche come “auto-difesa”, credo di no. I colpi comunque creano sempre danni. L’auto-difesa la vedo più in un’arte marziale come il Brazilian Jiu Jitsu, come self defense, che insegna ad immobilizzare l’avversario per un intervento e non finirlo”.

A chi si rivolge? Possono praticarla tutti? 

“Il karate in generale lo consiglio a tutti, così come anche la pratica di arti marziali a contatto pieno sono rivolte a tutti. Anzi consiglio anche a chi pratica solo karate tradizionale per uscire dalla propria comfort zone e stare a contatto con se stessi. Anche se la vita da Fighter, ci penso ogni giorno, non è per tutti anzi è per pochi, sia dal punto di vista economico, di tempo e soprattutto mentale”.

A livello agonistico, dove e come ti collochi?

“Oggi dopo tanti anni di agonismo è dilettantismo nel karate, sono un professionista contrattualizzato negli Stati Uniti ma non è questo ciò a cui aspiravo e presto lo dimostrerò”.

Quali sono i risultati più importanti che hai ottenuto?

“Ho vinto molte gare e perso tante altre, nel karate sportivo (karate olimpico). Ho conquistato medaglie in campo nazionale ed internazionale, 2 ori alla World Cup di stile Shito Ryu e altri ori in competizioni FIJLKAM (Federazione iItaliana Judo Lotta Karate Arti Marziali ndr)”.

Come sono organizzate le competizioni?

“Gli eventi sono organizzati dalla promotion in appuntamenti bimestrali o trimestrali. Ogni evento ha al suo interno dalle 8 alle 10 card di combattimento con due card preliminari, altre quattro o sei card di combattimento e altre due card Main event. La promotion è a livelli stellari, organizza il viaggio l’alloggio il trasporto agli atleti e all’allenatore, parliamo del top a livello mondiale”.

C’è stato un evento dal quale sei reduce?

“Il 27 agosto ho combattuto ad Orlando in Florida, vincendo il match per decisione unanime contro Broad Jonny Canadese”.

Nel mondo qual è il Paese meglio rappresentato dai fighter del karate combat?

“Ad oggi ci sono molti fighters e di tutto il mondo ad essere bravi nella fossa, ma a breve si parlerà solo di me, solo di Gabriele Cera, l’italiano nella Fossa più importante al mondo”.

Condividi Su:
Noemi Freré: Un’e
Piero Togni: L’uom

redazione@gpmagazine.it

Valuta Questo Articolo
1COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO