04/19/2024
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Gennaro Calabrese: L’imitatore non è “l’imitato”

Dal 24 al 28 aprile è in scena al Teatro Anfitrione di Roma con tutti i suoi personaggi da imitare. Scopriamolo meglio attraverso questa intervista

di Serenella Romano

Ha scoperto di avere capacità nell’imitare i personaggi della tv già a quattro anni, facendo dei divertenti scherzi telefonici ai suoi nonni. E’ partito imitando Totò ed oggi di personaggi imitati ne conta ben settanta. Si chiama Gennaro Calabrese e i suoi show spopolano in teatro, in tv e alla radio.
Calabrese di nome e di fatto: sei nato e cresciuto a Reggio Calabria, come è stato il tuo impatto con una città grande come Roma?
“Beh non è stato proprio come Totò e Peppino arrivati a Milano, ma comunque qualche difficoltà l’ho vissuta, soprattutto a livello psicologico… Reggio è una città dove ci si conosce tutti, ogni istante per strada ero abituato a salutare qualcuno. In una città grande e dispersiva come Roma ti senti solo, specialmente i primi tempi”.
Si dice che, bimbetto, giravi per casa imitando la voce dei personaggi televisivi. In realtà quando ti sei reso conto davvero della tua grande dote vocale?
“Ovviamente, come credo un po’ tutti quelli che fanno imitazioni, ho iniziato con i parenti più stretti, poi con i professori a scuola e  via dicendo. A quattro anni facevo scherzi telefonici ai miei nonni fingendomi Mike Bongiorno. ‘Signora è stata sorteggiata per partecipare a telemike, è contenta?’. Però non ci cascavano. Ero piccolo ma capivo benissimo di far facilmente qualcosa che per gli altri era impensabile”.
Ad oggi hai ben settanta personaggi da imitare: ce ne è uno che ami particolarmente e  perché?
“Come dire il ‘primo amore non si scorda mai’. Totò fu il primo personaggio che imitai, e ancora oggi quando nel mio spettacolo apro la pagina degli ‘omaggi’, provo sempre una grande emozione nel vestire i suoi panni”.
Mai capitato di esibirti davanti ad uno dei personaggi imitati: come ha reagito?
“E’ capitato spesso. Ricordo una volta in teatro con Luca Giurato. La mia paura non era che potesse offendersi per l’imitazione in sé, quanto per la reazione divertita che avrebbe avuto il pubblico. Lui mostrò in quel caso, una delle qualità migliori dell’uomo: l’autoironia”.
Qualcuno si è mai lamentato della tua interpretazione?
“Una volta in un programma televisivo locale a Reggio Calabria. Pare che un politico non abbia gradito il mio intervento o almeno così mi fu riferito. Quando poi, dopo qualche giorno, si accorse che proprio grazie alla mia imitazione era diventato più popolare e riconoscibile in tutta la città, l’accettò di buon grado”.
Le esibizioni avvengono indifferentemente in teatro, in televisione ed in radio: quale di questi tre ambiti, assolutamente diversi tra loro, preferisci?
“Ciascuno ha il suo fascino e la sua valenza. Il teatro ti forma e ti carica di passione, la tv ti rende popolare, la radio ti rende libero”.
“Gli Sgommati” è una delle trasmissioni in cui ti esprimi più ampiamente. E in teatro quando ti vedremo?
“ ‘Gli Sgommati’ sono  una realtà concreta dove presto la voce a 27 personaggi; con il pubblico romano l’appuntamento è dal 24 al 28 aprile al Teatro Anfitrione dove andrò in scena con ‘L’imitatore non è l’Imitato’ un omaggio alle mie corde vocali oltre che a quelle decine di centinaia di deliziose persone che apprezzano il mio impegno”.
Hai mai pensato al cinema?
“Io sì che c’ho pensato e spero ci sia presto l’occasione che il cinema pensi a me”.
A questo punto una domanda assolutamente d’obbligo: c’è una voce che vorresti ma che ancora non sei riuscito ad imitare?
“La voce che vorrei imitare più di tutte sarà quella che non riuscirò mai ad imitare”.

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