04/27/2024
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Lucia Rubedo: “Il mio ‘Canto’ del cuore”

di Lisa Bernardini –

Lucia Rubedo ha una voce che non si dimentica, ed una figura elegante e raffinata. Il connubio voce-eleganza diventa dono prezioso quando si sposa – come nel suo caso – con una rara sensibilità ed un impegno civico, che negli anni sono diventati cifra stilistica: è da poco diventata anche testimonial della Solo–Sole Onlus, che si occupa di bambini in difficoltà. Possiamo senza ombra di dubbio definirla una raffinata interprete con intensi studi alle spalle, dotata di una fragilità femminile che è diventata con il tempo un granitico carisma professionale. La incontriamo di passaggio a Roma, dove tornerà il 16 del prossimo mese al Teatro Ghione a ritirare un importante riconoscimento: Premio “Voce Rivelazione dell’Anno”. Insieme a lei, quel giorno troverà altri premiati illustri, come il soprano Maria Dragoni, unanimamente riconosciuta come erede di Maria Callas, che nell’occasione riceverà l’award alla carriera. Soprano pura, Lucia Rubedo si concede anche al crossover perché’ dotata di una vocalità senza confini. Cremonese di nascita, si avvicina allo studio del pianoforte a nove anni. Inizia gli studi del canto successivamente con il baritono Giuseppe Riva. Da lì, un percorso di studio matto e disperatissimo che continua ancora oggi.
Cosa significa per te questo riconoscimento insieme ad illustri rappresentanti del Belcanto?
“Nell’ultimo mese sono successe così tante cose che neanche immaginavo, ora si aggiunge questo premio e le parole non riescono a contenere tutta l’emozione. Gli avvenimenti di questo ultimo periodo mi hanno fatta riflettere tanto sul percorso che sogna di compiere un’artista, e su cosa voglia veramente dire compierlo e realizzarlo. C’è una consapevolezza, che ora si somma alla riconoscenza, che mi permette forse di mettere a fuoco cosa significhi per me “realizzare un sogno”, che non è tanto la concretizzazione di un momento preciso, ma è proprio il percorso stesso, perché la mia ossessione di fare sempre meglio fa sì che non appena raggiunga un obiettivo, stiagià cercando di capire come raggiungere quello successivo. Per questo quindi, probabilmente, l’obiettivo ultimo non lo raggiungerò mai. In questo percorso però il mio sogno si realizza ogni volta che canto e qualcuno mi dice “mi hai fatto emozionare”, “mi hai trasmesso qualcosa”; si realizza se faccio sorridere qualcuno, se lo faccio piangere. Il mio sogno è quello di trasmettere qualcosa, più che di vincere, anche se ringrazio tutti quelli che me lo augurano. E si realizza nel momento in cui sento che quello che sto cantando arriva realmente a chi mi ascolta, che per me è già di per sé una grande vittoria. Ma non tanto la competizione, un premio, o la fama. È la vittoria in un sorriso, in una lacrima, in un’emozione, o nel ricordo di un’altra persona, e non c’è cosa più bella di entrare nel cuore di chi anche non ti conosce. Il riconoscimento di un talento è quanto di più bello si possa ricevere, se questo nasce dalla condivisione con chi ti ascolta. E questa condivisione non è altro che un privilegio: quello di poter entrare nell’animo delle persone e compiere un piccolo viaggio insieme. È proprio questo privilegio che rende orgogliosi e che deve essere onorato fino ad essere la motivazione primaria di un artista. Non certo il diventare celebri o sciocchezze del genere. Sono una persona estremamente emotiva e ho imparato nel corso della mia vita a far tesoro di quello che ho vissuto e che mi è dato da vivere. Ogni emozione, positiva o negativa, è per me un tassello in più per costruire la mia strada e il percorso che intendo compiere, senza riserve e accettando anche le incognite che può riservare”.
E’ uscito sul finire del 2023 “Canto”, il tuo primo album prodotto dalla Candle Studio srl. Che brani vi troviamo all’interno, e che tipo di vocalità esprimi?
“Il mio primo album si chiama appunto “Canto” e contiene un brano inedito che dà titolo al disco, scritto dal mio produttore, il compositore Fabrizio Campanelli, con testo di Chiara Dubey. Oltre a dieci cover di brani che sono entrati nei cuori e nella memoria di tutti, vere e proprie pietre miliari della musica da film, come “Se” da Nuovo Cinema Paradiso. Del musical, come “Somewhere” da West Side Story o “Never Enough” da The Greatest Showman. E anche del pop, come “Caruso” di Lucio Dalla. Tutte si prestano bene al mio timbro di voce e al mio stile crossover. Tranne la canzone originale “Canto”, in cui suona la Budapest Symphony Orchestra diretta dal M° Enrico Goldoni, le altre tracce sono per voce e pianoforte solo, magistralmente suonato dal giovane talento Andrea Napoleoni, che ha anche riarrangiato i brani per pianoforte, sotto la supervisione del mio produttore Fabrizio Campanelli. La realizzazione di questo progetto mi ha messo veramente alla prova e ho potuto immaginare un genere che unisce gli aspetti più belli del belcanto e del pop senza badare a null’altro che all’espressività e alla comunicazione senza confini. Perché alla fine, alle persone che ascoltano, dei confini o delle etichette non interessa assolutamente nulla. Ciò che conta è poter entrare in un mondo che abbia la vita dentro, che permetta di specchiarsi e di rispecchiarsi, che catturi. Non obbedire a un canone freddo e vuoto o a una tecnica sopraffina ma distaccata, ma dare tutto per coinvolgere il pubblico e permettergli di affacciarsi alla finestra del mondo che non si vede (ma che si percepisce) attraverso l’arte, attraverso il cuore dell’artista”.
Che cosa unisce i brani di questo album?
“Il trait d’union di tutti i brani è la ricerca dell’emozione, della bellezza e del contatto con gli altri attraverso me stessa. Sono legata ad ogni brano dell’album perché in ognuno ho cercato di mettere un pezzo della mia anima, che ha molteplici caratteri e chiaroscuri. La musica è il dizionario dei sogni, è magia pura e con essa possiamo comunicare senza parlare. Ci permette di volare senza avere ali, rivivere esperienze passate o, addirittura, è quell’ancora di salvezza che ci permette di andare avanti. Un brano comunque più di tutti occupa un posto speciale nel mio cuore. È “Mi mancherai”, tratto dal film Il postino. Parla di mancanza, di assenza, di un vuoto che da sempre cerco di oltrepassare guardando al di là e che cerco di comprendere attraverso la musica, il suono, il canto. È quel vuoto ineliminabile che fa parte delle cose della vita e con cui ho dovuto purtroppo, forse anche troppo presto, avere a che fare. La musica è vita, ed è anche indagine, introspezione. Un percorso che permette di affrontare e gestire il peso dell’assenza. Da quella delle figure di riferimento nell’infanzia (negli affetti, nella famiglia) a quella dei piccoli e grandi compagni di viaggio come la mia gattina scomparsa da poco che si chiamava Mezzanotte, che avevo trovato appena nata molti anni fa, a Piacenza, e che è stata al mio fianco nei momenti più belli, mentre costruivo i miei sogni. Il mio Maestro Riva del resto me l’aveva preannunciato, anche se per anni non ero mai riuscita fino in fondo a capire, quando mi diceva “ricordati sempre che per una cosa bella devi faticare, per una cosa bella ne devi perdere tante altre”. Ecco quindi il senso del dover gestire la mancanza dietro ogni angolo della nostra strada. Non si raggiunge mai l’obiettivo, ma ciò che conta è il percorso: è quello il vero scopo. L’arte sta qui, nel cercare di riempire un vuoto che non si riesce mai a colmare. Non si sta né meglio, né peggio, ma è un percorso necessario come respirare. E’ ciò che tiene in vita e ne fa percepire il senso”.
“Quali sono i progetti più importanti che vuoi realizzare in questo 2024?
È stato un anno molto impegnativo, dove sono state gettate basi molto importanti e da quelle basi verranno fuori diversi sviluppi. Fra l’altro, quest’anno dovrebbe uscire un film per la televisione in cui ho cantato in alcuni brani della colonna sonora originale. È stato bello e sicuramente mi piacerebbe poter dare il mio contributo nel cinema o nell’audiovisivo in generale, essendo molto attratta da quel mondo musicale “visionario” e, appunto, cinematografico. Sicuramente l’obiettivo per i prossimi mesi a venire sarà quello di far conoscere il mio primo album attraverso i concerti e di andare a costruire quel dialogo con il pubblico che è l’essenza e la linfa vitale della nostra attività. Vorrei anche iniziare a costruire un album di inediti che possa permettermi di esplorare più in profondità gli spunti che sono presenti nel mio Cd appena uscito, soprattutto nella canzone originale omonima “Canto, che riflette in modo cristallino molti lati del mio mondo interiore. E poi… chissà cosa ci riserverà questo 2024, lo scopriremo insieme!”.

“Canto”, l’eccellente lavoro da interprete di Lucia Rubedo, lo si può ascoltare nelle principali piattaforme e stores on line. Che aspettate ad acquistarlo? Vi aspettano meraviglia e stupore, per una voce unica che sta conquistando pubblico e critica.
Artista: Lucia Rubedo
Pianoforte: Andrea Napoleoni
Etichetta/Editore: Candle Studio Srl
Produzione artistica: Fabrizio Campanelli
Registrato e missato presso Candle Studio, Milano
Masterizzato da Andrea De Bernardi presso Eleven Mastering Studio
Illustrazione di copertina: Silvia Provantini

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