04/23/2024
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Pasquale Viscito: Professione bartender, il mondo dei cocktail e dei long drink

di Alessio Certosa –

Il mondo dei cocktail, dei long drink, richiede passione, talento, esperienza e conoscenza. Non è che uno si mette lì, improvvisa e tira fuori un drink così a caso. Alle spalle c’è tanto studio e tanta preparazione. Ne scaturisce un mestiere per pochi e sicuramente non per tutti. Una professione che negli anni si è evoluta e tutti i locali di tendenza si affidano a professionisti in grado di fare la differenza. Perché un cocktail e un long drink non sono mai uguali in ogni posto. Dipendono dalla mano e dall’estro. Parliamo di bartender o barman, figure ricercate un po’ come gli chef nei ristoranti. Ne parliamo con Pasquale Viscito, bartender (poi ci spiegherà lui stesso di cosa si tratta) di uno dei locali più di tendenza della Capitale. Attraverso lui cerchiamo di capirne di più di questo mondo e per l’occasione ci invita a provare un cocktail che ha “improvvisato” per il pubblico di GP Magazine. Da provare!

Domanda di rito. Come e dove nasce questa passione?

“Sono sempre stato affascinato dal mondo della mixologia sopratutto quella che riguardava i ruggenti anni venti. Il periodo in cui gli speakeasy e l’importazione dell’alcol di contrabbando la facevano da padrone. Da lì ho cominciato a frequentare quei luoghi che mi ricordassero quell’atmosfera primo su tutti il barbershop”.

In che modo sei riuscito a farla diventare il tuo lavoro?

“Studiando ma sopratutto visitando cocktailbar speakeasy hotel e qualunque luogo dove il buon bere domina. Questo lavoro non è solo fatto della nobile arte del saper miscelare ma anche di Hospitality ed è proprio quella che mi ha fatto innamorare di questa professione”.

Quanto è cresciuta questa professione nel tempo?

“Tantissimo!! Ricordo ancora quando fino a 15 anni fa la massima espressione della mixologia era il midori sour. Ora il panorama è totalmente cambiato la riscoperta dei classici e la creazione di cocktail moderni e contemporanei ci ha fatto evolvere in una maniera esponenziale”.

Tu sei un bartender. Spesso si fa confusione tra barman e bartender, qual è la differenza?

“Allora domanda difficile. Realisticamente parlando nella accezione popolare nessuna. Ma per quanto riguarda me credo che il bartender sia una figura che può letteralmente “tenere il bar”, dall’inglese bartender bar-tender guardiano del bar, quindi qualcuno che può essere bar manager barman e frontman”.

Hai frequentato la Mixology Academy: che insegnamenti hai ricevuto?

“La Mixology è stato un punto di inizio fondamentale. Diciamo che ha messo ordine nel caos di nozioni che avevo. Grazie agli splendi tutor e all’ambiente sempre stimolante ho imparato tantissimo e non finirò mai di ringraziarli”.

Quali sono state le tue esperienze più importanti?

“Ne ho avute tante. Sicuramente il possedere un locale ha fatto crescere la mia esperienza gestionale,anche se non lo è più ora e fare svariate guest in locali e con persone a dir poco fantastiche che possono sempre trasmetterti qualcosa di nuovo”.

C’è qualche bartender di spicco che ti ha ispirato particolarmente?

“Uno dei miei primi mentori è stato Daniele Arciello. Che oltre a essere un grande amico è un bartender fenomenale che trasmette passione e professionalità da 21 anni. E una menzione particolare in questi ultimi anni va a tutto lo staff del barbershop Joy Napolitano, Roberto Maiuri, Francesco Gargano e Tommaso di spirito che facendo  della riscoperta del classico la loro missione mi emozionano sempre come non mai”.

Dove svolgi prevalentemente la tua professione?

“Principalmente a Roma ma ho fatto guest in molte parti d’Italia e una in Spagna”.

In questo preciso momento dove lavori?

“Attualmente sono Head Bartender del Salotto Stadlin, un bellissimo cocktail bar ristorante in zona Piazza Re di Roma dove vi invito a venirmi a trovare”.

C’è un cocktail o long drink che ti contraddistingue?

“Sicuramente l’Old Fashioned è stato il mio primo amore ma ultimamente sono diventato appassionato di mezcal e di conseguenza mi sono follemente perso in un twist del 2007 di Phil Ward l’Oxaca Old-Fashioned composto da Tequila Reposado, Mezcal, Miele d’agave e bitter. Fantastico”.

Dovendo improvvisare un cocktail “GP Magazine”, come lo realizzeresti?

“Innanzitutto vorrei conoscere i gusti del pubblico a cui è rivolto. (sorride) Ma improvvisando potrei azzardare un twist sul cocktail più venduto del mondo, il nostro Negroni. Quindi direi Mezcal Pechuga del Maguey, liquore al rabarbaro quaglia e bitter La Valdotaine”.

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Maria Luigia di Parm
Maria Delfina Tommas

redazione@gpmagazine.it

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