Maria Delfina Tommasini: Lebensborn la fabbrica di bambini
di Marisa Iacopino –
“NN di SS – LEBENSBORN”. L’accostamento di due acronimi inquietanti, accanto a un sostantivo che letteralmente significa “sorgente di vita”. E’ il titolo del nuovo romanzo di Maria Delfina Tommasini, edito da Progetto Cultura, in cui si narra dell’aberrante programma del Terzo Reich per elevare la purezza del popolo tedesco. L’autrice ci conduce dentro una storia di cui forse la Storia non ha sufficientemente scritto. Le abbiamo chiesto di anticiparci qualche curiosità
Dopo “La contessa di Salasco”, intraprendente donna del Risorgimento, ancora un romanzo storico, stavolta ambientato in Norvegia. Cos’è il “Lebensborn”?
“Il Lebesborn è uno dei progetti nazisti più segreti e terrificanti fondato da Heinrich Himmler il 12 dicembre 1935. Il tasso di natalità in Germania era diminuito e l’obiettivo era quello di invertire questa tendenza. Si decise perciò di far accoppiare donne ritenute ”ariane”, quindi razzialmente pure, con ufficiali tedeschi. Il Lebensborn ha fornito sostegno alle future madri dando loro mezzi e cure per far nascere i bimbi in tranquillità e sicurezza. I bambini, poi, il più delle volte, venivano strappati alle madri e germanizzati”.
“NN di SS” era un codice per riconoscere i nati da questo programma, o il titolo del libro è frutto di fantasia letteraria?
“Sul titolo abbiamo lavorato parecchio, nessuno soddisfaceva a pieno né me né l’editore. Parlandone con mio marito, gli è nata l’idea di accoppiare questi due acronimi che certamente possono intrigare. NN deriva dall’espressione latina Nomen Nescio, nome non conosco, SS sta per Schutz-Staffel, acronimo del famigerato corpo tedesco di milizia speciale”.
Qual è stata la difficoltà maggiore per le ricerche, il reperimento delle fonti?
“Devo dire che la curiosità di indagare sul progetto Lebensborn è nata leggendo un trafiletto di un quotidiano, da qui le varie ricerche: libri, film, internet. Ho dovuto servirmi anche di testi tedeschi tradotti in inglese e non nascondo la difficoltà. La storia dei miei protagonisti si intreccia con la Storia, quella con la S maiuscola”.
Trovi similitudine tra la guerra e la propaganda di allora e le narrazioni propagandistiche della guerra in questo tragico momento storico?
“La propaganda bellica ha solo cambiato forma e modi. Quella di oggi è una guerra che le immagini ci fanno vivere minuto per minuto, così come partecipiamo in diretta alle storie di chi fugge e al loro sgomento. Certo, quando ho cominciato a scrivere, non credevo che l’argomento potesse essere così attuale”.
Oggi che torna lo spettro dell’arma nucleare, attraverso il tuo libro scopriamo che i nazisti sono stati a un passo dall’atomica. Si può affermare che il mondo sia stato salvato dalla resistenza norvegese?
“In effetti i nazisti ci provarono, ma non arrivarono mai a risultati concreti e la resistenza norvegese ha avuto la sua parte. In seguito, i tedeschi si dedicarono solo alla realizzazione di un reattore nucleare per la produzione di energia. Se fossero riusciti a realizzare la bomba atomica, non so se oggi si potrebbe parlare di questa storia. Nella conferenza di Yalta del febbraio 1945 fu il presidente Roosevelt a dichiarare che gli americani stavano studiando e lavorando alla costruzione di una bomba atomica.”
E degli ABBA, possiamo anticipare qualcosa?
“Gli Abba sono stati una sorpresa, per me come spero lo siano anche per i lettori. In particolare il passato di Anni-Frid Lyngstad. Non svelo altro!”.
Si conosce il destino dei bambini nati dal programma LEBENSBORN?
“Parecchi di questi bambini sono stati sterminati, altri sono impazziti, altri ancora dati in adozione a coppie tedesche; tutti i sopravvissuti hanno comunque avuto seri problemi di natura psicologica. Si reputa che circa 250.000 bambini furono rapiti e inviati in Germania da alcuni dei paesi occupati. In Norvegia ne sono nati circa 10.000. Le donne norvegesi furono discriminate e perseguitate dopo la liberazione, quasi che il loro corpo fosse stato esso stesso territorio ceduto al nemico”.
Questi individui, ormai adulti, hanno ottenuto le scuse dal governo norvegese?
“Solo nel 2018, il primo ministro Erna Solberg è stato portavoce delle scuse ufficiali del governo a queste donne e ai loro figli”.
Ancora qualche spigolatura riguardo questo libro?
“Sì, la prima è che si tratta di un romanzo dalla struttura circolare. Ho voluto che la storia iniziasse e finisse nel nostro Paese. La seconda curiosità è che non c’è un mio libro dove non inserisca un animale. Qui sono addirittura due: il gatto Belize che avrà una funzione fondamentale per lo snodo del racconto e il pesciolino Verblasst, che significa sbiadito, per via del suo colore rosso stinto, che ho umanizzato”.
Quali, i tuoi progetti letterari futuri?
“Diversi. Il primo è un libro di genere fantasy scritto con Giuseppina Mellace. Poi dei nuovi racconti incentrati sulla figura del commissario Bruno Mascioli che indaga in terra di Tuscia. E ancora, un romanzo dove fra i protagonisti c’è la Garbatella, quartiere che ben conosco perché vi ho frequentato il liceo. E poi si vedrà…”.