05/02/2024
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Pietro Romano: Che bella scoperta!

di Mara Fux –

Interprete teatrale dei più apprezzati dal pubblico capitolino e volto televisivo tra i più popolari della pubblicità, il poliedrico attore romano debutterà al Teatro Arcobaleno in “PSEUDOLUS”, una divertente opera plautina diretta dal regista Nicasio Anzelmo e prodotta dal Centro Teatrale Meridionale di Domenico Pantano.

Per quanto il grande pubblico ti conosca come testimonial di pubblicità, in realtà hai alle spalle tanti anni di teatro; quanti per l’esattezza? 

“Ben 38, se consideriamo che il mio primo contributo è stato nell’85 al Teatro dell’Opera in un lavoro che comprendeva “La cavalleria rusticana” e “Salvatore Giuliano”. Certo, avevo 11 anni e si trattava di movimento scenico, ma è da lì che tutto ha preso il via, perché in seguito a questo ruolo ho proseguito con il canto, prima nel coro delle voci bianche e poi come tenore”.

E con la prosa quando hai iniziato? 

“Nel ‘90 quando mi sono iscritto all’Accademia d’Arte Drammatica Pietro Sharoff dove mi sono stati impartiti i primi lumi. In realtà io fino a quel momento volevo fare cinema, il teatro non era lontanamente nei miei pensieri, forse anche perché influenzato dal mestiere di mio padre che era capogruppo e addetto alla produzione. Ero molto affascinato dall’ambiente della macchina da presa, per cui inizialmente, quando mia madre mi iscrisse alla Sharoff, tutto il rigore ed il silenzio che precede la preparazione di una commedia mi sembrò pazzamente finto finché, a sipario aperto, non compresi quanto grande fosse l’emozione di trovarsi davanti ad un pubblico vivo. Da lì ripensai a quel che volevo fare e iniziai a lavorare in teatro”.

Il primo contratto quando è arrivato? 

“L’ho firmato con Mario Donatone, un grande interprete conosciuto per aver preso parte a tutta la saga dei film di Tomas Milian ma anche di un ruolo di cui egli stesso andava particolarmente fiero, quello del sicario nel Padrino 3 di Francis Ford Coppola. Mario mi conosceva per via di mio padre e mi veniva sempre a vedere quando ero in scena e così venne anche ad un “Aggiungi un posto a tavola” dove interpretavo il ruolo che era stato di Johnny Dorelli; gli piacqui e mi volle in compagnia”.

Fu una bella esperienza? 

“Bellissima, ero il più piccolo e Mario mi trattò come un figlio; mi voleva bene, mi guardava con occhi benevoli dicendomi che ogni giorno crescevo un po’”.

Lo porti nel cuore? 

“Sì perché fu il primo a credere in un ragazzo di 18 anni che voleva recitare per professione. Pensa che mi portò persino dal suo agente, il quale divenne il mio stesso agente e mi introdusse nell’ambito pubblicitario”.

E quale fu la tua prima pubblicità? 

“Banco Posta! Era il 2000 e le Poste si presentavano per la prima volta come istituto bancario, ricordo ancora il claim ‘Che Bella scoperta!’”.

Ci sono altri attori cui ti senti legato? 

“Sicuramente Glauco Onorato, voce ufficiale di Bud Spencer ma anche di Morgan Freeman e tanti altri, oltre che indimenticabile attore ne “la freccia nera” o interprete di Gnecco nel “Rugantino” per eccellenza, quello di Enrico Montesano. Anche lui teneva tanto a me e non si capacitava che io non smanicassi per lavorare con lui. “C’ho gente che me dorme sotto casa” soleva dirmi. Invece per assurdo, quando nel 2007/2008 mi fu proposto di fare “Il marchese del Grillo” al Teatro Tirso io proposi lui che inizialmente accettò, salvo poi tirarsi indietro per ragioni di età e onorarci di un cammeo col ruolo del papa. E sai chi suggerì al suo posto come Marchese? Me! Così ebbi il doppio onore di vivere la sua amicizia in privato e sulla scena”.

Pietro, secondo te, quale è la tua più grande dote da attore? 

“Questa è una domanda difficile. Forse che sono un grande osservatore, nel senso che sono capace di stare in silenzio per ore a guardare un meritevole cercando di carpire gli strumenti che usa per confermarsi grande. Osservo, osservo e studio. Hai presente le grandi pause che ci sono nel nostro lavoro? Mentre gli altri vanno in camerino o approfittano per far le loro cose io sto lì e guardo. In passato soprattutto mi mettevo dietro le quinte per capire perché una battuta una volta era data in un tono e il giorno dopo in un altro. Osservo. Ascolto. In realtà credo sia quello che un po’ tutti dovrebbero fare se davanti a sé hanno qualcuno dal passato sostanzioso”.

Il ruolo su cui stai lavorando ora è Pseudolus che porterai in scena a dicembre al Teatro Arcobaleno con la regia di Nicasio Anzelmo. Com’è questo personaggio? 

“Mi affascina ma al tempo stesso appartiene a quei ruoli che ho sempre fatto nella commedia classica, è ricco di battute argute che permettono tanta improvvisazione. Pseudolus è la conferma della mia volontà di scegliere testi brillanti, leggeri, comici che si allineano alle mie corde e che mi permettono anche di districarmi dagli affanni e dagli obblighi cui quotidianamente ci sottopone la vita”. 

In sintesi lo ritieni una sorta di pane quotidiano? 

“In certo qual modo sì, anche se è la prima volta che affronto un testo di Plauto e sono molto affascinato dall’idea di calarmi per la prima volta in un testo latino. Che dire: ovviamente ce la metterò tutta ma mi affiderò alle indicazioni  e all’esperienza di Nicasio Anzelmo, nostro regista, che grazie ad una vivida conoscenza del mondo classico, son certo farà di Pseudolus un personaggio formidabile”.

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