04/19/2024
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Samuele Sbrighi: A 4 anni recitò con Roberto Benigni

Samuele ti colpisce per la sua cortesia e la serietà che mette nel suo lavoro e per la passione nella difesa degli animali e in generale dei deboli. Nato nel 1975 a Sant’ Arcangelo di Romagna, paese che ha dato i natali a gente come Daniele Luttazzi e Fabio De Luigi, Samuele inizia presto. La sua è una carriera fatta di tanti piccoli e grandi passi e con un obiettivo: fare sempre meglio.

di Simone Mori

La prima domanda è obbligatoria: come nasce la passione per lo spettacolo?

“Mi sono affacciato a questo mondo all’età di 4 anni nel film vincitore dell’Orso d’Argento, Chiedo Asilo. Ero accanto a Roberto Benigni. Da quel momento in poi mi sono avvicinato con costanza,  verso il mondo dello spettacolo. Ho capito oggi che sognavo di fare questo da sempre, ma senza la smania di avere successo. Avevo l’innocenza della fanciullezza e spero di averla ancora nel mio lavoro. In ogni caso, dopo le scuole superiori mi sono diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica Antoniana di Bologna e sono stato per qualche tempo a Londra per imparare bene l’inglese. Tornato, ho iniziato con il teatro e poi con una docu-fiction per Rete 4. Ho poi frequentato il Centro di Cinema e teatro Duse di Roma . Insomma ho cercato sempre di migliorarmi e ho anche avuto una bella esperienza come regista nel film “La Vida es un”.

Qual è la priorità per un attore ?

“Il nostro mestiere è fare credere alla gente quello che noi stiamo recitando. Per noi attori deve essere questo l’obiettivo primario, anzi unico. E dobbiamo calarci nei panni del ruolo che ci viene affidato in maniera umile. Solo così lo possiamo fare nostro. Il pubblico che a fine spettacolo gioisce e applaude è l’apice del nostro ciclo lavorativo”.

Nel corso degli anni, hai mai avuto momenti no?

“I momenti negativi ci sono sono. Si affrontano e si scacciano via. Il mondo è complicato per tutti e non solo per chi fa il mio mestiere. La mia filosofia è quella di non avere mai troppe pretese e di saper anche scegliere le cose da fare”.

Cosa pensi del web? Una risorsa in più?

“Il mondo del web è una novità dilagante e accessibile a tutti. Metti qualcosa su internet  e nel bene o nel male puoi esprimerti. Ovviamente si riesce anche ad essere piû liberi in una webseries perché si hanno meno vincoli, un po’ come succede nelle serie tv americane. In questo campo ho avuto una bellissima esperienza, partecipando nel ruolo di Armando in Forse Sono io 2, per la regia di un giovane talentoso come Vincenzo Alfieri”.

Come far salire allora la qualità generale della nostra fiction e del nostro cinema?

“Credo che sia una domanda alla quale si debba rispondere in una sola maniera: più soldi ai buoni registi e sceneggiatori e i prodotti che ne nasceranno saranno di ottima manifattura. Investire con coraggio!”.

Passiamo ad un argomento totalmente diverso. Tu hai fatto una scelta precisa: quella di non mangiare più carne.

“La mia è stata una scelta etica fatta insieme alla mia compagna Sara Zanier. La sofferenza fa parte del mondo umano, ma anche di quello animale, e già questo è un punto base. Se solo si sapesse che orrore c’è nella vita che gli animali fanno nei loro allevamenti e lo spreco anche di energia per la loro macellazione. Io lascio libero pensiero a tutti ma questa cosa deve far riflettere. Mi sono documentato molto sul web e anche dal vivo. Ritengo questa scelta doverosa anche perché  da sempre e in ogni campo io sto dalla parte del più debole. I soprusi li ho odiati dal principio.Termino dicendo che c’è molto più business nella malattia che nella salute. Pensiamoci”.

Cosa ti auguri per il tuo futuro lavorativo e non?

“Che mia figlia (Sole, 2 anni) possa avere una vita sana, libera, a contatto con la natura e che io possa vederla crescere ed essere al suo fianco nelle varie tappe che la vita le proporrà. Questo è il mio obiettivo”.

Ultima domanda: stai girando l’Italia con  la commedia di Vincenzo Salemme, “L’Amico del Cuore”. Qual è il tuo ruolo?

“Tengo moltissimo a questo lavoro. È uno spettacolo di spessore. Proposi addirittura di rielaborarlo in romagnolo! La mia parte è quella di un giovane di 14 anni che affetto dal morbo di  Matusalemme, ne dimostra 40 e crede addirittura di essere un merlo. Poi lavorare con Biagio Izzo è un vero privilegio. Siamo un bel gruppo e spero che i lettori di GP Magazine possano venire a vederci.”

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