05/02/2024
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Storie di Radio – Faber Cucchetti: Cronaca di un successo inaspettato

di Silvia Giansanti –

Un personaggio che ha fatto la storia della radio e della discoteca, in un momento in cui è esploso il nuovo mestiere del dj. Chi non ha danzato almeno una volta nella vita con lui in consolle? Il successo fu una sorpresa anche per lui

Parlare con lui è stato un po’ come rivivere quegli anni in cui eravamo tutti adolescenti e siamo cresciuti con il suo mito e con la sua musica. Momenti come quelli sono irripetibili, oramai ci siamo imbarcati su un’altra epoca a tratti anche strana. Faber (Fabrizio il suo vero nome ndr) ha richiamato migliaia di giovani in discoteca e continua a farlo con i nostalgici come noi. Il suo inizio è avvenuto con la radio, questo potente mezzo che ha contribuito a lanciare nomi di rilievo come il suo. Oggi, dopo una parentesi a Santo Domingo dove ha avuto altre esperienze, è tornato a Roma e ha una figlia di circa cinque anni.

Faber, ricordi esattamente la data di inizio in radio?

“Ricordo solo che era dicembre del 1978”.

Com’è avvenuto il tuo approccio?

“All’epoca avevo diciotto anni e intorno stavano nascendo le prime radio private. Ci rifacevamo ai vari programmi che sentivamo sulla Rai come “Alto Gradimento” e “Supersonic”. Avevo la fortuna di non parlare romanesco e non passavo inosservato”.

Quali sono le tue origini?

“Sono nato a Napoli da genitori milanesi. Sia a Milano che a Napoli ho vissuto solo un anno. Sono romano d’adozione dal 1969”.

Facendo un salto in avanti di oltre quarant’anni, so che ti sei trasferito per qualche anno a Santo Domingo prima di tornare a Roma. Ecco, ma anche lì hai continuato l’attività di dj?

“No, assolutamente. Sono andato apposta lì per disintossicarmi. L’unica volta in cui ho messo un po’ di musica è piovuto. Sono grato al mestiere del dj che mi ha permesso di mangiare per tanto tempo, però è anche vero che qui in Italia non mi è stato permesso di propormi come fotografo, videografo e altro. A Santo Domingo ho cercato di rinascere cambiando vita anche dal punto di vista sentimentale. Non nascondo che ho avuto qualche delusione, ma almeno ho imparato lo spagnolo”.

Tornando all’epoca d’oro della musica, che tipo ascoltavi?

“Ero un rockettaro duro, mi piaceva l’hard-rock. L’editore originale di Radio Dimensione Suono, Roberto Giorgio, era appassionato di cd e aveva messo sù un po’ di apparecchiature per andare in onda in zona Balduina. All’epoca la radio si faceva così con poco. Facevo parte della Nazionale di Nuoto e curavo e dirigevo il giornalino. Roberto ha notato che all’interno firmavo una rubrica dedicata alla musica, visto che acquistavo molti dischi rock. Ecco com’è avvenuto l’aggancio con la radio. Il mio primo programma si chiamava ‘Rock, Roccaccio e Roccone’. Ho debuttato in questa maniera e poi da lì c’è stata l’evoluzione con altre amicizie che mi hanno condotto in discoteca. Da buon nuotatore ero abituato ad andare a dormire presto per svegliarmi all’alba, non avrei mai pensato di stravolgere la mia vita. Tipo quando sono andato all’Alibi per iniziare questa attività di dj. All’epoca la parola disc-jockey era generica ed era riferita sia a chi parlava in radio e sia a chi faceva ballare in discoteca con la disco music”.

Hai iniziato direttamente a Dimensione Suono?

“Sì, l’ho fondata diciamo con altre persone”.

Immergiamoci nei ricordi del programma che conducevi e che aveva grosso seguito.

“Sono diventato famoso prima dell’arrivo dell’attuale editore. Nei primi anni ’80 c’è stata la consacrazione definitiva in parallelo con la crescita della radio. Avevo la più completa autonomia sia per quanto riguarda la musica che la conduzione. Ero sponsorizzato e molto seguito da tutti i ragazzini di allora, soprattutto quando conducevo i più ballati in discoteca. Ormai il programma era un punto di riferimento. Ho terminato il rapporto nel settembre del 1989 perché volevo conservare l’autonomia”.

Che fascia avevi?

“Sempre di pomeriggio tra le quattordici e le quindici e il venerdì e il sabato dalle undici all’una di notte”.

Ricordi i tuoi primi colleghi?

“Sì, Mario Tagliaferri, Antonella Condorelli, Francesco Scelta, Teo Bellia e Silvio Piccinno”.

Quando hai capito che sarebbe divenuto questo il tuo mestiere?

“Ho avuto la fortuna di avere subito successo. Non l’ho capito, ma sono stato subito assorbito, specie quando dopo un anno, sono arrivato a mettere i dischi al Much More. A pensare che non sono mai stato un tipo da discoteca. Dopo la serata tutti i miei colleghi andavano a fare colazione e invece io correvo a casa poiché la mattina successiva alle undici avevo gli allenamenti. Prima di iniziare a fare il dj facevo parte della Nazionale di Nuoto, poi dal 1985 sono diventato uno dei migliori triatleti”.

Come vedi l’attuale panorama radiofonico?

“Non seguo né televisione né radio. Ho subìto lo scorso anno la radio di flusso a RTL Best come ospite di un programma. La radio di flusso è esattamente il contrario di ciò che ho fatto nel passato dove sono stato completamente libero di decidere. Ho cercato di mettere un po’ di personalità in quei pochi secondi in cui dovevo intervenire. Per quello che mi riguarda mi è andata molto stretta come esperienza”.

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