04/28/2024
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Valeria Cavalli: “Ho iniziato a recitare per scoprire questo mestiere”

di Giulia Bertollini –

La sua carriera si divide tra l’Italia e l’estero. Valeria Cavalli ha partecipato a importanti serie internazionali come “Germinal” e “L’Ora della Verità”. L’attrice è tornata anche nella nuova stagione di “Un passo dal cielo” in cui ha interpretato la madre di Carolina. In questa intervista, l’attrice ci ha parlato dell’esperienza sul set di questa serie di successo targata Rai, del suo rapporto con le montagne e dei prossimi progetti. 

Valeria, sei tornata nella serie “Un passo dal cielo”. Com’è stato tornare sul set?

“Mi ha fatto piacere! Ho ritrovato con gioia la mia bella figlia Carolina, interpretata dalla brava Serena Iansiti, Enrico Ianniello alias Vincenzo Nappi, il quale oltretutto è passato brillantemente alla regia per una parte degli episodi girati in Cadore e poi sono stata piacevolissimamente sorpresa di scoprire che la parte girata nel Lazio era diretta da Laszlo Barbo, un regista e amico che conobbi sul set del film Sole a Catinelle, di Checco Zalone. Su quel set gli attori sono molto affiatati, c’è intesa ed accolgono sempre con calore i colleghi “di passaggio”. La troupe tecnica non era più la stessa del 2019, ma anche stavolta era composta di persone molto piacevoli e benevole. Questo è importante per la riuscita di una serie così lunga e con tanti personaggi”.

La serie è ambientata in uno scenario magico, quello delle Dolomiti. Che rapporto hai con la montagna? 

“Torino, la mia città natale, è circondata dalle Alpi. Sono maestose, gravi, magnifiche quando si imbiancano. Al tramonto, quando non c’è smog, si può godere l’incantevole spettacolo del Monviso che svetta sulla pianura. Dalle montagne sorga l’acqua, la vita: per me andare in montagna è come avvicinarmi all’essenza della vita, stendermi per terra è come appoggiare il capo sul ventre di una madre e come tutti spero ardentemente che finisca questa siccità che sta prosciugando le fonti, anche se probabilmente non andrà così. La Montagna è una delle tre grandi espressioni della potenza indomabile della Terra, con il Mare e i Deserti, che mi lascia muta; la loro imponenza è un preludio all’immensità dell’Universo, ci impone dei limiti, i nostri limiti”.

Hai partecipato a diverse serie televisive: da “Carabinieri” ad “Un posto al sole”. Cosa ti ha insegnato la lunga serialità?

“In realtà, per scelta, la mia permanenza nelle serie televisive non è mai stata molto lunga. Non sono stanziale ed ho sempre avuto bisogno di conservare una certa libertà di movimento che avrei perso con la lunga serialità. Detto questo, penso che il compito principale della TV generalista sia quello di dare conforto e compagnia a quella parte di pubblico che per certe condizioni di vita (geografiche, economiche, sociali, di salute, ecc…) non si può permettere altri svaghi. In questo contesto, per me la lunga serialità è un importante appuntamento, che non bisogna disattendere”.

Come ti sei avvicinata alla recitazione?

“Seguendo il suggerimento di frequentare i corsi di recitazione del Teatro Nuovo a Torino, datomi da alcuni attori conosciuti lavorando come presentatrice nelle prime TV private, In seguito, ho ottenuto piccoli ruoli in produzioni della RAI di Torino (ove allora si giravano tutti gli sceneggiati), mi sono appassionata e, continuando a fare la presentatrice e la modella per pagarmi i viaggi verso Roma per fare i provini, ho proseguito su questa strada fino a trasferirmi definitivamente nella Capitale”.

Avevi le idee chiare sul diventare attrice o volevi fare altro?

“Ho dovuto iniziare a recitare, per scoprire questo mestiere”. 

Ti è mai capitato di mettere in discussione questa scelta?

“No, nemmeno quando sono scontenta o in difficoltà”.

C’è un ruolo che ti piacerebbe interpretare in futuro? 

“Tutti i personaggi hanno un potenziale interessante, quello che conta è la storia, come viene raccontata”.

Hai preso parte anche alla serie “Germinal”. Che differenze hai riscontrato tra le produzioni internazionali e quelle italiane? 

“Una volta il mondo era a compartimenti stagni e si sarebbe potuto far un paragone, oggi non più. Le esigenze assicurative, sindacali e la globalizzazione hanno standardizzato tutto, per lo meno in Europa, oltre al fatto che le grosse produzioni sono basate in più Paesi, quindi producono lo stesso prodotto, anche se ha una cittadinanza diversa. Piuttosto direi che Le produzioni di fiction televisive sono differenti da quelle dei lungometraggi per il cinema, perché gli investimenti e gli obiettivi sono differenti. Anche se il Cinema è ormai coprodotto dalle piattaforme, rimane il fatto che il tempo al cinema si dilata, mentre in TV si restringe per cui lo sguardo del produttore, del regista, degli attori e, ovviamente, del pubblico è completamente diverso”.

Prossimamente dove ti vedremo? 

“Aspetto trepidante l’uscita del cortometraggio divulgativo ‘Le cose che amiamo di Ale’, girato a settembre in Brianza, per la quale uscita non è ancora stata fissata una data. Poi ci sarebbe il film TV ‘Moriah’s Lighthouse’, girato in Bretagna un anno fa per il Network Hallmark, ma dato che non sono ancora stata chiamata a doppiarlo in Italiano, vuol dire che dovremo aspettare ancora un po’ prima di vederlo”. 

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