05/08/2024
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Vincenzo Laterza: Il Maestro cresciuto a pane e arte e ascoltando musica classica

di Antonio Desiderio –

E’ considerato uno dei migliori pianisti del nostro Paese. Ha respirato arte sin da piccolo e la musica gli è entrata nella mente e nel cuore ascoltando la musica classica in casa. Conosciamo il Maestro Vincenzo Laterza attraverso questa bellissima intervista.

Caro Maestro, facciamo conoscere la sua persona dagli albori. Come nasce Vincenzo Laterza?

“La mia vicenda biografica inizia in Puglia, nella città di Altamura, ben nota in tutto il mondo per il suo pane e per il suo ricco patrimonio paleontologico. Durante gli anni della mia infanzia ho avuto la fortuna di essere circondato sin da subito da spazi domestici in cui si respirava arte. Camminando tra le sculture e i quadri realizzati da mio padre avevo modo di esercitare la mia vena narrativa nel creare racconti aventi come personaggi i soggetti ritratti o scolpiti nelle opere che osservavo. Queste piccole trame di argomento cavalleresco, cortese e amoroso le visualizzavo e vivevo nei minimi dettagli nella mia mente ed erano accompagnate dall’ascolto della collezione di musica classica di mia madre. Ricordo ancora una delle composizioni che faceva da colonna sonora ad un mio racconto bellico, si trattava della fuga facente parte del ‘Capriccio sopra la lontananza del suo fratello dilettissimo’ composta da Bach. Alle elementari il tempo libero lo impiegavo nell’atelier di mio padre nel disegnare e nel modellare l’argilla. Questo laboratorio artistico, luogo della memoria ha rappresentato per me una fucina di stimoli visivi e uditivi provenienti dai colori, dalle forme e dai materiali che mio padre impiegava nelle varie fasi di elaborazione delle sue opere, quindi un sostrato che ha accresciuto la mia potenza creativa ed immaginativa in modi talvolta espliciti – nei concetti di tonalità, sfumatura di suono e di colore, volume sonoro – e talvolta in modi imprevedibili, sottili, inconsci, se penso ad esempio all’intertestualità, allo sperimentalismo musicale, al citazionismo, all’improvvisazione pianistica”.

Come si è avvicinato alla musica?

“Non ho parenti musicisti, quindi il mio avvicinamento alla musica attraverso gli ascolti di musica classica in casa è stato incoraggiato da mia madre, forse da parte sua vi è stata una ragione compensativa di una passione che avrebbe voluto praticare da bambina. Ho iniziato a seguire le prime lezioni private di pianoforte e solfeggio; in seconda media sono stato ammesso al 1° anno di pianoforte principale (vecchio ordinamento) al ‘Conservatorio E.R. Duni di Matera’. Negli anni del liceo classico e degli esami di compimento più difficili in conservatorio ci sono stati momenti di sconforto legati alle difficoltà dei due percorsi paralleli da portare avanti ma grazie a una straordinaria forza interiore sono riuscito a superarli”. 

Perché la scelta del pianoforte?

“Il pianoforte con la sua meccanica a corde percosse è stato lo strumento ideale su cui riversare la mia carica vitale, la mia iperattività di bambino curioso perché offre un godimento innanzitutto digitale: l’affondo nel tasto del dito e del peso della mano, del polso, dell’avambraccio e delle spalle può essere esercitato in centinaia di modi, con un’estetica del gesto diversificata. In forma trasfigurata i tasti del pianoforte sono gli eredi di quella attività di modellare l’argilla che praticavo da bambino”. 

Quali pagine pianistiche le piace più suonare?

“Al primo posto collocherei le composizioni (Studi, Sonate, Preludi) di Alexander Scriabin, artista poliedrico, filosofo e mistico attratto dalle teorie teosofiche di fine 800’ di Helena Blavatsky. Nella sua musica il gusto romantico e raffinato chopiniano viene portato all’apice del pathos e della sensualità ‘fin de siècle’. Le sue sonorità languide, evanescenti ed eroiche piacevano molto ad uno dei miei scrittori preferiti, Gabriele D’annunzio in quella temperie di estetismo decadente attraversato dal senso di fine e apertura al nuovo, dal binomio arte-vita e dalla contrapposizione tra Eros e Thanatos ovvero tra ‘pulsione di vita’ e ‘pulsione di morte’”.

Come approccia ad una nuova partitura nello studio e nell’interpretazione?

“L’approccio ad una nuova composizione richiede l’intervento di numerose facoltà mentali, fisiche ed estetiche. Parto sempre da un interesse verso il periodo storico di composizione, verso lo stile dell’autore, il genere compositivo, il titolo. Segue la lettura delle frasi musicali dei temi ricorrenti, canticchiandoli accompagnandomi con il pianoforte a due mani o a mani separate. La parte più interessante consiste nel dosare la quantità di suono da produrre per realizzare un senso musicale più fedele all’idea dell’autore rispettando i dati presenti sullo spartito”. 

Di recente è stato reduce di un grande successo di un recital pianistico con un programma di Ennio Morricone, Astor Piazzolla e Lecuona. Come nasce la scelta di questo programma?

“Il concerto a Cisternino, in Valle d’Itria,  è stato un concentrato di emozioni condivise con il pubblico giunto da tutta la Puglia (dal Salento, da Bari, dall’Alta Murgia, dalla BAT e dalla Daunia). Il programma nasce dall’idea di avvicinare il più possibile un pubblico variegato, non solo gli esperti del settore che costituiscono ormai una minoranza, ma anche la gente comune animata dall’esigenza di sognare e di lasciar fluire ininterrottamente e dunque liberare le emozioni più profonde. Le musiche dei tre compositori sono accomunate dal tema del ricordo: il protagonista di ‘Nuovo Cinema Paradiso’ di Tornatore torna al suo paese d’origine e inizia un percorso regressivo nei ricordi; Ernesto Lecuona nella Suite di danze afro-cubane racchiude lo spirito ritmico e melodico delle processioni carnevalesche a cui assisteva da bambino nella città di Cuba. Piazzolla dipinge piccoli quadretti quotidiani ricchi di patetismo, per esempio l’addio per la morte del padre Vicente in ‘Adios nonino’ o la dedica al ragazzino povero che vendeva rose in un bar in ‘Chiquilín de Bachín’”.

E’ inoltre Docente di Musica per gli istituti musicali. Come trasmette la passione alle giovani generazioni malgrado sia molto giovane anche lei? Come figura superiore o paritaria?

“La musica permette ai giovani di sviluppare tutte le componenti intellettuali : immaginazione, capacità analitica, ragionamento logico, abilità comunicative, senso estetico. Lo studente che partecipa attivamente all’atto pratico musicale sviluppa l’ascolto, che non è solamente musicale ma è un elemento essenziale del cittadino che fa parte di una democrazia. Il saper ascoltare predispone l’individuo al dialogo, alla discussione e al ragionamento di gruppo, alla capacità di immedesimarsi nell’altro e al rispetto della diversità e delle culture diverse. Nel rapporto con i miei studenti non adopero mai un rapporto paritario che sconfinerebbe in una confidenza fraterna ma imposto il rapporto educativo sul rispetto del docente quale figura empatica ed autorevole ma non autoritaria di vecchio stampo”. 

Prossimi progetti?

“Nei prossimi concerti la mia musica sarà ‘ancilla’ cioè serva delle altre forme d’arte. Ho in programma collaborazioni con ballerini di danza classica e non solo; mi interessa la danza, nella sua evoluzione diacronica come arte orchestica e cinetica, plastica e visiva sino a giungere alla danza come genere unicamente strumentale. Altri concerti saranno invece interamente dedicati alla musica da film e alla musica a programma di Franz Liszt”.

Cosa rappresenta la musica per lei in una sola parola?

“Estasi! L’ideale di tanti artisti e scrittori di ogni secolo, quindi significa un recupero della sfera spirituale più nobile e direi sacrale del fare artistico come ci insegnano i miti della Grecia antica”. 

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