05/08/2024
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Gospel: Un balsamo per l’anima

di Marisa Iacopino –

GOSPEL, un genere musicale codificato negli Stati Uniti a partire dagli anni 20 del secolo scorso. In inglese significa Vangelo, nasce infatti come canto-preghiera. L’intensità ritmica, la passione e l’energia del gospel sono in grado di toccare le corde più profonde  dell’anima. Un giovane artista italiano ha esplorato il mondo gospel fin dalle sue più lontane radici afroamericane. Si chiama Nico Bucci. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza professionale e umana.

“Mi considero molto curioso e mi appassiona ciò che incrocia il mio cammino artistico. Così, dopo il diploma di canto classico e di canto jazz, sono partito per gli Stati Uniti, tra la Virginia e il North Carolina dove ho studiato la direzione corale e l’espressione vocale del Gospel”. 

Fermo restando che la musica, in generale, parla un linguaggio universale, cosa spinge un europeo bianco ad avvicinarsi a questo tipo di cultura musicale?

“Posso parlare della mia esperienza. Il Gospel fa convergere una fortissima energia vitale a un messaggio spirituale molto profondo- a mio avviso supera anche lo stesso messaggio evangelico che veicola. Questo genere di musica, inoltre, necessita di una grande competenza in termini vocali, espressivi e comunicativi, e chi sa interpretarlo, non fatica a entrare in altri generi come il canto lirico, il pop e il rock”. 

Più specificatamente, per te la musica gospel rappresenta un sentimento interiore, genuinità, pace, gioia?

“La musica Gospel è il mio mestiere. Faccio questo cinque giorni su sette da ventuno anni, insegnando canto, dirigendo cori, tenendo concerti e lavorando su persone che decidono di mettersi in cammino verso una consapevolezza maggiore (chiaramente laica), sia fisica che emozionale. Per questo ho deciso di intraprendere prima gli studi di counseling esistenziale, successivamente di psicologia clinica, logopedia riabilitativa e vocologia artistica, per avere una preparazione olistica sul tema vocale e garantire un livello di preparazione e comprensione dell’allievo, affinché possa comprenderlo nella sua innata unicità”.

Com’è strutturato il coro dei Roma Gospel Voices da te fondato?

“Il coro è nato nel 2004 dalla necessità di creare un gruppo vocalmente competente che riuscisse a riportare l’originale linguaggio spirituale del Gospel in musica, rispettandone la cultura, la storia e l’espressione artistica. Oggi il coro è composto da persone di tutte le età, un gruppo sociale che crea interazioni arricchenti nella comprensione e sostegno reciproci.  La più giovane ha 25 anni e la più anziana supera gli 80. I benefici fisici ed emozionali che derivano da questo tipo di canto comunitario sono tantissimi. C’è un continuo contatto con sensazioni fisiche ed emotive trascinanti, oltre alla produzione di serotonina che aiuta a scaricare i livelli di stress, migliorando l’umore e il sonno”. 

La tua preparazione artistica in ambito musicale è stata anche messa al servizio di temi sociali quali la violenza sulle donne, il bullismo e il cyberbullismo. Vuoi spiegarci cos’è la “Biodinamica vocale”, e come essa può essere d’ausilio per il recupero psico-fisico in caso di abuso?

“Ho elaborato questo sistema correlando l’espressione vocale dei miei allievi con le loro storie e le emozioni che emergevano nei momenti di condivisione. Nel tempo, ho trovato attinenze tra alcune caratteristiche vocali, le modalità di fonazione e il modo di percepire il mondo, o lo stesso gruppo sociale. Da lì è nata una sperimentazione che dura da 16 anni e mi ha portato a comprendere come la voce sia un’importante chiave di accesso al mondo emotivo ed esistenziale per ognuno di noi. Nel 2016 sono stato invitato come relatore a parlare di tutto questo in due convegni: uno riguardava le strategie di recupero degli adolescenti nelle dinamiche di bullismo; l’altro la violenza sui corpi deboli e femminili. Per preparare i due interventi ho seguito due gruppi: uno di donne vittime di abuso psicologico, e un gruppo di ragazzi appartenenti a una scuola di danza che avevano a che fare con un caso di bullismo. Per due mesi, con entrambi i gruppi, ho potuto applicare un percorso vocale, lavorando sulle emozioni di ognuno, aiutando a esprimerle tramite la Comunicazione non-violenta (modello di Marshall Rosenberg) e rendendoli più consapevoli di quali fossero le loro reali potenzialità”.

In un momento storico di profonda inquietudine mondiale, può la musica, e il Gospel in particolare, contribuire a lenire le ferite di un’umanità dolorante?

“Credo che per lenire le ferite ci sia bisogno di più consapevolezza. Il coro o qualsiasi altra forma di aggregazione sociale aiutano a non isolarsi in questa epoca che chiamiamo “social” ma che viaggia nel senso diametralmente opposto. Tengo gruppi di counseling in cui si parla di svariati temi, portati direttamente dai ragazzi o dagli adulti. Il percorso prevede l’allenamento dell’empatia e la comprensione e accoglienza della situazione emotiva altrui”. 

Tuoi progetti per il futuro?

“Sto per terminare la laurea in psicologia clinica e un corso universitario di perfezionamento in foniatria e canto. A marzo pubblicherò un podcast intitolato “Voci – Storie di percorsi straordinari nella voce”, racconta di allievi che tramite il lavoro sulla voce hanno elaborato e superato battaglie personali importanti. A settembre invece pubblicherò il mio primo manuale di biodinamica vocale. E come sempre la colonna sonora di tutto l’anno sarà il Gospel dei miei due cori: i Roma Gospel Voices e i Lighthouse Harmonies”.

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