07/27/2024
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Rosa Criscuolo: Fare tv per ristabilire il patto tra cittadini e istituzioni

di Roberto Ruggiero –

Con “Fides”, il nuovo format ideato e condotto da Rosa Criscuolo, in onda in tutta la Campania su Napoflix TV (canale 86) e su YouTube (canale 87tv e canale ShowProduction), si è aperto uno scenario inedito nell’emittenza televisiva locale, che ha visto l’interazione tra più livelli (mondiale ed europeo, nazionale e locale) con il preciso obiettivo di avvicinare l’utenza alle tematiche più attuali e alle questioni più urgenti, di informare i cittadini fornendo loro più punti di vista e gli strumenti per decodificare ciò che talvolta i mainstream non chiariscono.

Rosa Criscuolo non è alla sua prima esperienza televisiva. Lo scorso anno con “Il Monito in Tv” ha voluto trasferire, riscuotendo un significativo successo in termini di audience, riadattandolo per il piccolo schermo un suo format collaudato, pensato per la rete. Attivista radicale da molti anni, comunicatrice e creatrice digitale, Criscuolo con “Fides” ha affinato anche la sua esperienza autorale. 

Dunque, partiamo dal nome, “Fides”…

“Il nome del programma, ‘Fides’, richiama il mito della dea romana proprio perché ci proponiamo di ristabilire il patto tra i cittadini e le istituzioni promuovendo un dialogo. E devo dire che l’obiettivo è stato raggiunto. Un elemento a cui ho tenuto particolarmente è stata la tribuna popolare e che parte da una riflessione di una frase di Barack Obama ‘Informarsi è il compito di ogni buon cittadino’. L’ascolto e la partecipazione del cittadino attivo nel dibattito pubblico a mio parere costituisce la vera “opposizione politica” nel senso costruttivo e di proposta”.

Le prime puntate del nuovo format hanno spaziato su tematiche universali e di grande attualità, come mai questa scelta in una emittente regionale?

“Nelle prime quattro puntate abbiamo cercato di portare al livello del dibattito locale argomenti di rilevanza mondiale come la crisi climatica ed energetica, mettendoli a confronto con ciò che accade sotto i nostri occhi, nella quotidianità. L’obiettivo, naturalmente, è quello di stimolare consapevolezza attraverso la conoscenza, che è poi il compito cui deve assolvere l’informazione. L’Agenda 2030 è stata oggetto di riflessioni e di studio da parte dei nostri ospiti che hanno avuto il modo di confrontarsi con gli amministratori locali e i consumatori. La novità è che al suo interno viene espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale”.

Un progetto ambizioso il suo, in una tv generalista sempre più occupata dal calcio e da programmi sportivi. 

“Il progetto vuole riempire un vuoto che da anni esiste nell’emittenza locale. E’ vero, la tv locale campana dedica spazi, risorse e attenzione prevalentemente al calcio, soprattutto quest’anno in cui il Napoli è tornato campione d’Italia dopo 33 anni. Napoflix ha ritenuto valido questo progetto e ringrazio per questo l’editore che ha voluto credere nella mia idea, per il resto sono rari i palinsesti con confronti tra esperti e dibattiti che non siano alla vigilia degli appuntamenti elettorali”.

Forse perché lo spazio di approfondimento viene considerato meno remunerativo dei programmi sportivi?

“Comprendo la necessità di far quadrare i conti ma la tv non può abdicare dal ruolo che le compete di informare. C’è un problema da parte degli imprenditori che non investono sull’informazione scientifica e culturale impoverendo il bagaglio di conoscenza della nostra utenza televisiva. Non dimentichiamo che, storicamente, la televisione italiana ha rivestito un ruolo fondamentale nell’alfabetizzazione. Va detto, però, che esiste anche un altro tipo di problema, che riguarda la formazione dei giornalisti, oggi orfani di figure di riferimento nelle redazioni, sempre più svuotate, di redattori e di contenuti, e disorientati rispetto ad un mestiere che negli ultimi decenni è mutato radicalmente”.

Il format, da quello che abbiamo visto finora, è stato strutturato per muoversi attraverso i vari livelli, dall’internazionale al locale, con l’obiettivo di trattare temi vari e di stringente attualità. Si è parlato di Napoli alle prese con il boom turistico e i suoi problemi atavici, una puntata è stata dedicata ai vaccini e alla pandemia, un’altra a famiglia e istruzione. Esiste un filo conduttore che tiene unite tutte le puntate?

“Il filo conduttore esiste ed è quello della narrazione attraverso la voce di chi ha competenze specifiche su un tema non solo dalla ‘cattedra’ ma anche dalla ‘strada’ combinando idee e pratica. Ad esempio, quando si è parlato di salute e libertà, sono intervenuti docenti universitari esperti della materia che hanno potuto spiegare la questione da un punto di vista giuridico e bioetico, avvocati impegnati nella difesa dei diritti dei cittadini, politici e sanitari. ‘Fides’, come ho già avuto modo di dire, cerca di riempire dei vuoti, informativi ma anche narrativi. Napoli ad esempio ha bisogno di una narrazione più attenta già nella scelta delle parole e nell’esame dei fenomeni che la riguardano che non sono solo criminali. Lo sforzo di descrivere questa realtà ‘ignorante e violenta’ deve cambiare paradossalmente a livello locale con programmi che alzino il livello del dibattito. Ci vorrebbe un’operazione imprenditoriale volta ad investire in ‘nuovo umanesimo culturale’ perché la classe politica ha fallito ripetutamente”.

E dopo “Fides”? Altri progetti in cantiere?

“Sì, vari progetti. Tante idee. Ma soprattutto molto studio, perché ritengo siano fondamentali lo studio e la conoscenza alla base di ogni nuovo progetto. Dunque, come ogni volta, prima della fase creativa, sto studiando”.

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