05/02/2024
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Rosalia Messina: “Nulla d’importante tranne i sogni”

di Francesca Ghezzani –

Rosalia Messina è tornata in libreria con il romanzo “Nulla d’importante tranne i sogni” (Arkadia Editore, Collana “Eclypse”) uscito il 15 settembre scorso dopo cinque anni di stesura. 

Giudice in pensione e lettrice appassionata, ha pubblicato racconti, romanzi, fiabe, testi teatrali e poesie, ottenendo consensi e riconoscimenti tra i lettori e le giurie di premi letterari. Con questo nuovo romanzo l’autrice racconta il difficile rapporto tra due sorelle e la passione totalizzante della protagonista per la scrittura.

Rosalia, ben cinque anni di stesura: cosa è successo nel frattempo alla storia e ai suoi personaggi?

“Mi piace pensare a questa storia come a un prodotto da forno a lunga lievitazione. Durante questi anni la storia è cresciuta: su un’idea iniziale ho lavorato dapprima da sola e poi con l’aiuto prezioso della mia editor, Valeria D’Ambrosio. Ai personaggi principali se ne sono aggiunti altri, l’intreccio si è arricchito. Faccio moltissime riletture del testo limando, spostando capitoli, rimettendoli dove stavano prima, fino a quando non mi sento soddisfatta e la mia editor mi incoraggia a mandare in giro la storia in cerca della casa editrice che la pubblicherà. Ho provato una grande gioia quando l’editore (Arkadia) l’ha trovata convincente e ha deciso di pubblicarla nella collana Eclypse”.

Rosamaria Mortillaro, detta Ro, nota scrittrice siciliana, ha un rapporto altalenante e complicato con la sorella Annapaola, detta Nana, dalla quale cerca di farsi perdonare tutto ciò che ha avuto in più dalla sorte. Ti sei ispirata a qualcuno in particolare per tratteggiarne il carattere?

“Più che qualcuno in particolare, ho tessuto insieme le impressioni ricavate dall’osservazione di dinamiche che ho visto ripetersi, identiche, nei luoghi di lavoro, nei gruppi che si formano in ambito scolastico, in famiglia; indimenticabile, per me che allora ero un’adolescente, la frase sibilata da una parente lontana durante un’affollata riunione di famiglia: «Quante ingiustizie tra parenti! Quando si parla di mia nipote F., l’intelligenza l’ha presa dalla zia I., il brutto carattere da me». L’invidia è un sentimento che corrode chi lo prova e che, se non sempre si traduce, per fortuna, nel compimento di azioni deprecabili, in ogni caso avvelena le relazioni. Uno dei temi centrali del romanzo nasce proprio dalle riflessioni che spesso mi è accaduto di fare sul tema dell’invidia e su quello, correlato, del senso di colpa che a volte provano le persone fortunate o ritenute tali”.

Ti senti più Ro o Nana? 

“Nessuna delle due, in realtà. Non sono simile a Nana perché non invidio nessuno. A Ro somiglio solo per due aspetti: la passione per la scrittura e la determinazione. Ma nella mia vita la scrittura non è totalizzante, ho anche lavorato (per decenni), ho un figlio. Come Ro, ho un’elevata intolleranza per il rumore. Riesco a scrivere e per anni ho lavorato in qualunque contesto, anche chiassoso, ma il rumore mi affatica molto”.

Lo potremmo definire un romanzo di formazione?

“Direi di sì. Rispetto al momento in cui inizia la narrazione si risale, a ritroso, al modo in cui i personaggi principali sono cresciuti, al modo in cui le loro personalità si sono formate. Anche se la narrazione è in terza persona, in fondo è Ro a fornire la maggior parte delle notizie sul passato, attraverso i diari e le lettere”. 

E tu, invece, come sei cambiata in questi cinque anni e rispetto alla tua precedente produzione letteraria?

“Ogni esperienza, secondo me, ci consente di imparare qualcosa, di diventare più consapevoli di ciò che facciamo. Vale per tutte le attività umane e non può non valere per la scrittura, che è anche influenzata dalle nostre letture, dai film e dagli altri spettacoli ai quali assistiamo, dalla musica che ascoltiamo. Dal punto di vista pratico, ho imparato a scrivere in modo più organizzato, elaborando scalette molto dettagliate: questo fa diminuire il rischio di arrivare a metà stesura e di avere la sensazione che qualcosa nella trama non funzioni. Se c’è qualche difetto nella struttura me ne accorgo prima di arrivare alla vera e propria stesura e, soprattutto, se ne accorge la mia editor”.

In chiusura, cosa vorresti suscitare in chi ti legge?

“Vorrei che chi mi legge avesse la sensazione di non avere sprecato il suo tempo. Vorrei essere accessibile a chiunque si accosti alle mie pagine senza per questo essere (o essere considerata) banale. Vorrei essere ricordata per i personaggi che ho creato, per le parole che loro hanno pronunciato, per le trame che ho disegnato.  Grazie per le belle domande e per il tempo che mi è stato dedicato”.

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