07/27/2024
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Stefania Jade Trucchi: “Nelle pagine di ‘Il ladro di fiori’ affronto la violenza nelle varie forme”

di Francesca Ghezzani –

L’autrice romana è tornata in libreria con il romanzo “Il ladro di fiori” (Bertoni Editore) e lo ha fatto mettendo al servizio tutta la sua sensibilità di donna e il profondo impegno svolto come psicoterapeuta, terapeuta EMDR, specializzata nel campo del Disturbo post traumatico da stress e delle conseguenze psicologiche della Violenza e del Lutto

In queste sue pagine ci porta in un viaggio doloroso e profondo, e ci insegna il valore della tutela dell’infanzia. Sempre.
Stefania, partiamo dal titolo: chi è il Ladro di fiori?
“Il Ladro di fiori è colui che, utilizzando la Violenza nelle sue varie forme, viola l’animo delle persone recidendo il loro amor proprio e le loro sicurezze. I fiori sono le persone, dal bambino all’adulto; fiori perché ognuno di noi contiene una propria bellezza e come i fiori siamo fatti di colori, forme, profumi differenti, tutti con la propria originalità. Non si può accettare l’ingiustizia di chi, per proprio volere, decide di spezzare il loro gambo per appropriarsene o per invidia”.
Perché hai deciso di scrivere questo libro?
“La decisione di scrivere questo libro non nasce negli ultimi anni, bensì è maturata durante tutta la mia esperienza lavorativa, ascoltando le richieste di aiuto di persone esauste e sofferenti a causa di situazioni violente e umilianti, sorte soprattutto tra le pareti domestiche e non solo… Arriva anche dall’esigenza sempre più crescente di far nascere una coscienza comune che porti le persone ad ascoltare chi chiede aiuto e soprattutto a credergli per uscire dall’isolamento e dalla paura”.
Quali aggettivi potrebbero descrivere i personaggi a cui hai dato vita?
“Per alcuni userei impotenti, soli, spaesati, umiliati, sgomenti, coraggiosi. Per altri spietati, invidiosi, crudeli, arroganti, manipolatori”.
Sei, inoltre, autrice di alcuni romanzi quali “Un uomo di vetro”, “Mosaico di donna” e “Il candore di un’anima” pubblicato da Sperling & Kupfer. Hai scritto racconti come “Un tuffo nella vita”, “Una voce da lontano”, “Cibo in parole” e “Il circo errante” in cui è descritto il “Ciclo della violenza”, una storia narrata attraverso gli occhi di un bambino. Hai vinto con le tue opere molti premi letterari. Alcune di queste sono state presentate in occasioni di giornate dedicate alla lotta contro la violenza. C’è, tuttavia, una tematica, nell’ambito della violenza, che a tuo avviso viene trattata poco?
“Una delle tematiche che viene trattata poco è la violenza economica perché è molto sottile e si nasconde dietro l’apparente gesto positivo di chi paga tutto e sostiene la coppia o la famiglia. In questi casi, uno dei mezzi per sottomettere l’altro e tenerlo sotto controllo è proprio quello dell’allontanamento da uno stato di autonomia economica verso quello di una totale dipendenza, associato ad un isolamento sociale e familiare in modo tale che la persona trovi nell’altro l’unico ambito a cui fare riferimento”.
Non da ultimo, nel 2022, in occasione dell’evento da te stessa organizzato dal titolo “L’arte denuncia la violenza”, sono stati letti tuoi brani, poesie di giovani poeti ed esposti quadri e sculture di diversi artisti. Il devoluto dell’evento è andato all’Associazione Salvamamme per interventi a favore del popolo ucraino. Il 2 febbraio scorso, invece, al Teatro Belli di Roma hai presentato il tuo nuovo libro al fianco di un parterre di relatori e ospiti di tutto rispetto. L’intento era, prima di tutto, sensibilizzare gli intervenuti sulle tematiche che tratti. Quali sensazioni sono scaturite?
“Durante questi eventi che ho desiderato fortemente, ho voluto utilizzare il linguaggio della musica, della poesia, della pittura e scultura, del teatro per arrivare più facilmente al cuore delle persone. L’arte in tutte le sue forme parla una lingua più semplice e sa regalare emozioni intense. Le sensazioni più forti scaturite sono state il senso di solidarietà, la rabbia, la commozione, il desiderio di aiutare e comprendere”.

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