04/26/2024
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Costantino Pompa: “I giorni della spada”

di Marisa Iacopino

Ripercorrere battaglie leggendarie, narrando i punti di forza e quelli di fragilità di coloro che le hanno combattute fino alla vittoria finale o alla definitiva sconfitta.

Ne ‘I Giorni della spada’, edito da L’Occhio di Horus APS, Costantino Pompa ci porta dentro  venticinque eventi bellici di tutti i tempi. Con sintesi straordinaria e grande passione per la Storia, l’autore racconta vicende di sangue e di profonda umanità.

Come nasce il libro  “I giorni della Spada”?

“’I giorni della spada’ nasce dal mio amore viscerale per la Storia. Sin da bambino ho coltivato questa passione, mi piaceva leggere di grandi battaglie, di condottieri coraggiosi, vicende leggendarie. Crescendo, ho scoperto la narrativa storica e d’avventura, che hanno dato un aspetto ulteriore alla mia passione. Credo che tutto questo sia lo spirito guida del mio libro, un motore alimentato dai ricordi che ho voluto esprimere e condividere in queste pagine”.

Il tuo “prediligere” la spada è dettato dal fatto che vedere il nemico mentre si combatte, rende la guerra ‘meno disumana’?

“Credo fermamente che la guerra contemporanea sia molto più disumana di quella combattuta fin quasi alla Prima Guerra Mondiale. La guerra ‘tradizionale’, nella sua disumanità intrinseca essendo comunque guerra, prevedeva il confronto viso a viso, dove gli uomini dovevano fare i conti con le proprie paure. La paura racconta l’umanità molto meglio di qualunque altra esperienza di vita. La guerra contemporanea, con la tecnologia sempre più imperante e l’utilizzo di armi che causano danni enormi con il minimo sforzo, ha disumanizzato ancor di più il contesto bellico. Basti pensare al numero di civili che muoiono sotto attacchi aerei lanciati per valutazioni errate”.

Nelle vicende belliche descrivi le azioni che le caratterizzano, ma non manca la poesia della vita – tu sei anche autore di diversi libri di poesie. E’ possibile parlare di guerra in termini poetici?

“Le prime opere che descrivono fatti bellici sono poemi, come l’epopea di Gilgamesh e l’Iliade, quindi credo che la Storia abbia già risposto a questa domanda. La guerra ha una sua particolare poetica fatta di sacrificio, sofferenza, euforia e tormento. Questo non può essere ignorato e, d’altronde, la poesia non racconta sempre il bello della vita”.

Sono così precise e puntali le ricostruzioni di ogni battaglia, che a volte pare di leggere un diario di guerra. Quanto ti è costato il reperimento delle fonti?

“I racconti hanno delle solide basi storiche di riferimento, anche se non tutti riportano eventi accaduti realmente. Di base vi è la volontà di raccontare un’epoca o un preciso avvenimento e poi uno studio su più fonti, cercando anche quelle contemporanee al fatto in sé. Considerando che studio e leggo di Storia da tutta la vita, moltissime fonti le possedevo già. Diciamo che la stesura effettiva dei venticinque racconti è comunque durata più di due anni”.  

Ciascun racconto ha un io narrante che dà la sua visione della battaglia, e introduce il lettore sul palcoscenico dello scontro armato. Ciò, per tramare anche il tempo della tregua che precede e segue i fatti cruenti. Possiamo pensare al libro come a un racconto corale di guerra che si fa invito alla pace?

“Assolutamente sì. Da amante della storia militare non nego che sia la parte più entusiasmante per me, quando studio la storia. Ma se poi ci si trova a pensare a chi la guerra la vive o peggio la subisce, allora non si può far altro che sperare nella pace. Siamo fortunati noi che viviamo dalla parte del mondo che non ha a che fare con la guerra nel proprio territorio da quasi ottant’anni”.

In ciascun racconto, sempre presenti gli elementi naturali: sole, pioggia, spicchi di cielo. Cosa pensano i tuoi combattenti di quella natura che sembra osservarli con occhio distaccato?

“Credo che questo dipenda dall’epoca a cui ci riferiamo, poiché popoli diversi hanno avuto un diverso approccio con il mondo circostante. Il legionario romano è figlio di una società abituata a plasmare la realtà per le proprie città, strade e monumenti, per questo vedrà diversamente la natura rispetto a un visigoto o a un vichingo danese, abituati a considerare la natura un elemento con cui convivere. In generale, la natura offre il quadro dove le azioni umane si svolgono, per questo ho deciso di offrirlo al lettore in ogni racconto”.

Studiare le tattiche belliche di ogni battaglia, ti ha aiutato a comprendere meglio la storia umana?

“Non sono uno storico, mi ritengo un appassionato che legge le fonti per la voglia di imparare cose nuove. In virtù di questo, posso evitare quel lavoro di trasformazione che gli storici devono compiere per dare la propria lettura dello studio fatto. Anche quando la mia passione è riuscita a espandersi con la scrittura e la divulgazione online attraverso il podcast storico che ho creato, il mio impegno e obiettivo è raccontare gli eventi, trasmettere la passione e intrattenere chi legge o ascolta”. 

I tuoi progetti futuri?

“Sicuramente credo di voler continuare a scrivere di storia, parallelamente alla poesia che è la mia altra grande passione letteraria. Ho in cantiere un paio di idee che vorrei trasformare in romanzi, mentre nel frattempo uscirà un nuovo libro di poesie”.

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