04/19/2024
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Giuseppina Mellace: “Il quadro di Norma” per non dimenticare le foibe

di Marisa Iacopino –

Un orrore lavato con altro orrore. Quando per sanare le ferite inferte dalla tragedia del nazifascismo, si commise altra violenza. Stiamo parlando dell’infamia delle foibe. In memoria di una delle migliaia di vittime e di tutti gli esuli istriani, il libro di Giuseppina Mellace, “Il quadro di Norma”, uscito per EdiCusano.
Abbiamo chiesto all’autrice di raccontarci il suo ‘incontro’ con Norma Cossetto, la protagonista di questa biografia romanzata.
“Lavorando per il mio libro di saggistica sulle Foibe, ‘Una grande tragedia dimenticata’, della Newton Compton di Roma, mentre facevo ricerche soprattutto sulle donne uccise in Istria e sul confine orientale italiano, dal periodo fascista alla seconda guerra mondiale fino a giungere alla presa del potere di Tito, mi sono imbattuta nella drammatica vicenda di Norma”.
La foto femminile rappresentata in copertina è un’invenzione letteraria o il punto di partenza documentale della tua ricerca?
“Dovevo trovare una cornice narrativa nella quale inserire la storia di Norma e il bravissimo pittore Pier Toffoletti mi ha permesso di adoperare per la copertina, uno dei suoi quadri. Per “giustificare” la presenza nel libro della giovane artista Loredana, mi sono inventata il ritrovamento della foto tra le pagine di un vecchio testo di poesie dannunziane”.
Il libro nella sua complessità è più una biografia o più un romanzo?
“Credo di poter affermare con certezza che si tratta di un romanzo storico nel quale ho cercato di descrivere Norma come ragazza del suo tempo, ma decisa a non accettare passivamente il ruolo di moglie e madre che tanta propaganda diffondeva in quegli anni. Avrebbe voluto avere un’indipendenza nel mondo del lavoro come insegnante, laureandosi in Lettere con una tesi il cui titolo sembra essere uno scherzo del destino, ‘Istria Rossa’ che nulla a che fare con il colore politico, ma solo con la colorazione di una terra che è ricca di bauxite. Il suo obiettivo era quello di portare avanti le proprie scelte con coraggio. In onore di Norma, posso dire che poche settimane fa il romanzo ha vinto il primo premio al festival della costiera amalfitana, sbaragliando nella cinquina finalisti molto agguerriti”.
Tu sei insegnante di Storia e scrittrice di saggi storici. Non pensi che l’artificio letterario possa togliere al lettore la capacità di discernere tra verità e finzione?
“Non credo. L’impianto del romanzo storico si basa su una verità che non sempre copre, come nel caso di Norma, tutta la storia. In questo modo l’autore, nel rispetto delle fonti e delle ricerche effettuate, colma quei ‘vuoti’ che può incontrare, oppure arricchisce la trama con descrizioni e personaggi inventati che non intralciano la vicenda storica nel suo insieme”.
Quante Norma senza un nome hanno perso la vita tra il 1943 e il 1947?
“Il numero esatto non si potrà purtroppo sapere, poiché non sono state mai riesumate le salme dalle foibe. Io, nel mio lavoro di saggistica, ne ho contate circa quattrocento, di cui alcune bambine. Di loro si sa molto poco… un nome e qualche volta una data di nascita o di morte. Infatti, le registrazioni sono molto lacunose e talvolta mancano totalmente”.
Il raccapriccio delle Foibe e di tutte le violenze perpetrate ad opera dei Titini dopo la caduta del regime nazifascista, come è vissuto nel ricordo delle popolazioni che oggi risiedono nei territori ex italiani dell’Istria? E’ viva la memoria storica?
“Purtroppo alla fine della guerra proprio per fuggire dalle barbarie titine, la maggior parte degli italiani abbandonò quelle terre. Ricordiamo che furono oltre trecentocinquantamila le persone che scapparono perdendo tutto; basti pensare alla città di Pola che si “svuotò” del 90% della popolazione. Questi uomini e donne dovettero poi subire gli insulti di molti italiani che non capirono il loro dramma. Furono relegati in zone estremamente periferiche delle nostre città per evitare che potessero mescolarsi con gli abitanti del luogo, e non ricevettero mai dalla stato italiano un risarcimento di quello che avevano perso nelle loro terre passate alla Jugoslavia. Oggi, la memoria storica in coloro che sono rimasti è sempre molto forte e si cerca di coltivare il ricordo senza propositi di vendetta o altro, ma solo di mantenere la base storica come fondamento per un futuro senza differenze di etnie, anche se il problema del negazionismo delle Foibe e dell’esodo è ancora molto forte pure in Italia”.
Cosa hai in programma per il prossimo libro? Sarà un saggio o un romanzo?
“Entrambi. In primavera dovrebbe uscire il libro di saggistica sull’esoterismo nazifascista sempre con la Newton, e intanto sto lavorando su un altro saggio che ha come argomento la Marcia su Roma. Sul fronte romanzo storico, spero di poter continuare ‘Il quadro di Norma’ con una storia, sempre al femminile, basata sull’esodo dall’Istria fino in Sardegna”.
Nell’attesa che il Quadro di Norma si riempia di nuove eroine, salutiamo l’autrice, con la speranza che nessuna tragedia venga mai dimenticata. Solo così abbiamo la possibilità di non ripetere gli errori del passato. Perché senza Storia, la storia potrebbe ripetersi.

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