05/02/2024
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Il “Riscatto” di Federico Bianca

di Lisa Bernardini –

Federico Bianca, classe 1982, si avvicina al mondo della letteratura, dei fumetti e del cinema sin da bambino. Diploma di Maturità Classica, e poi Laurea triennale in Lettere Moderne. A seguire, la Laurea Specialistica in Filologia Moderna e un Dottorato di Ricerca in Italianistica. Da siciliano innamorato della sua terra, continua a viverci, specializzato nell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri. Tutor esterno alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania, nonché docente di ruolo di materie letterarie negli istituti secondari di secondo grado.  L’esordio narrativo di Federico Bianca con i racconti di “Riscatto” (alcuni erano già apparsi su antologie e concorsi nazionali), per i tipi di Felici Editore, lo scorso 20 settembre ha vinto il primo premio della sezione Narrativa Saggio di Etnabook.

Bianca finora ha pubblicato anche tre monografie per Convivio Editore: “Lolita, un mito euramericano tra romanzo e sceneggiatura”; “Carlo Alianello nella cultura italiana e europea”; “Giovanni Papini: la vita, le opere, la poetica”.

Federico, come mai hai scelto il titolo di “Riscatto” per questa tua creatura editoriale?

“Quando ho scelto “Riscatto” come titolo per la mia raccolta di racconti, non ho pensato che, in effetti, questo nome aveva anche un profondo valore personale. Il libro è riscatto anche per il suo autore! I successi del libro sono diventati i miei successi, dopo anni di difficoltà, insuccessi, insoddisfazioni e sacrifici. Eppure, la mia storia sembrava nata sotto altri auspicii. La scuola mi piaceva, ero il classico secchione, oggi si direbbe “nerd”, mi piaceva giocare a calcio e uscire con i compagni di classe per andare al cinema. All’università, poi, i risultati erano brillanti, studiavo, approfondivo, leggevo: anni felici e sereni. I problemi sono iniziati dopo, durante gli anni del dottorato”.

Come mai? Cosa è successo?

“L’ambiente accademico, nonostante gli slanci iniziali, non faceva evidentemente per me! Ipocrisia, adulazioni, spiate, sotterfugi, meschinità varie: come palestra di vita sono stati anni fondamentali, ma l’ho compreso soltanto anni dopo. Ho capito che andava avanti chi aveva atteggiamenti compiacenti, untuosi e, addirittura, celava i suoi veri interessi, uniformandosi ai gusti dei superiori. Devo confessare che ho sofferto molto, anche perché miei coetanei si comportavano peggio dei più vecchi “baroni”: una cocente delusione. Eppure, adesso, posso affermare con sicurezza che sono stati anni fondamentali per la mia crescita: da “maverick”, cioè da battitore libero, lontano da scuole e parrocchie, ho potuto studiare e leggere in assoluta libertà, creando il mio personalissimo canone di autori, il che si è poi rivelato fondamentale per la mia scrittura che è cominciata proprio in quel periodo. Dopo il dottorato, nuovi sacrifici, quando ho iniziato la mia carriera di insegnante nei corsi professionali regionali”. 

Continua… 

“Ogni giorno, decine di chilometri da percorrere in autobus, treno, macchina: come decine di migliaia di miei colleghi, ero un pendolare per necessità. Per non parlare dei miei alunni…una sfida continua, quotidiana, logorante. Ragazze e ragazzi che vogliono imparare un mestiere e che non hanno il minimo interesse per Italiano, Storia e Geografia. Rimane celebre una loro battuta: “Cosa ci interessa dei personaggi storici? Sono tutti morti!”. Anche in questi anni, difficoltà a non finire: senso di inadeguatezza, impotenza, incompetenza, frustrazione, desiderio di gettare la spugna…Eppure, se oggi posso ritenermi un buon insegnante, in grado di gestire una classe e di trasmettere qualcosa, lo devo a quella esperienza così forte, cui nessuno studio universitario mi aveva preparato. In questo passato recente ho scritto più spesso, ho vinto i miei primi concorsi di narrativa breve, ho visto pubblicati i miei primi racconti. La scrittura, il cinema, i libri, le mie passioni mi hanno salvato dall’esaurimento. E siamo agli anni della pandemia. Scrivo il mio primo romanzo e lo mando a diverse case editrici, locali e nazionali. Rifiuti su rifiuti, anche con giudizi e atteggiamenti offensivi. E qua viene l’idea di “riscatto”, cioè di riunire in volume i racconti già pubblicati, con l’aggiunta di qualche inedito. Pochissime persone fidate (la docente universitaria Sissi Sardo, la poetessa e scrittrice Marilina Giaquinta, l’editor Antonio Celano, l’editore Fabrizio Felici, i miei social manager Simone Taormina e Federica Giovannone) credono in me e in questo progetto. Il libro vede finalmente la luce, è una gioia immensa. Ma di breve durata. Il libro non sembra sfondare, nonostante le recensioni più che positive. In particolare, sembra che, da Roma in su, non interessi la narrativa proveniente dal Sud, in particolare di un esordiente. Dopo lo slancio iniziale, un periodo di attese, speranze, illusioni, disillusioni, amarezze”. 

Ma non tutto era perduto, giusto?

“Poi, per fortuna, il dono provvidenziale della vittoria a Etnabook e, subito dopo, il conferimento del premio Filippo Reale che ho ricevuto con immensa gioia. Come ha detto un mio amico, il riscatto di “Riscatto”! Questi successi hanno dato nuovo slancio al libro e ad alcuni progetti ad esso legati. Come piace dire a me, la “provvida sventura” dei rifiuti di case editrici non lungimiranti e superficiali mi hanno portato a successi insperati. Incrociamo le dita per il futuro”.

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