04/27/2024
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Anguria bella e buona

A cura dello chef Fabio Campoli –

Il caldo è ormai al suo apice, e la voglia di fresco aumenta sempre di più: a Ferragosto niente di meglio che una bella fetta ghiacciata di anguria, regina dell’estate

Botanicamente l’anguria prende il nome di Citrullus lanatus, appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee (come il vero e proprio melone) e la sua zona di origine sembra essere l’Africa, elemento rafforzato non solo dallo studio dei ricercatori ma anche dagli scritti del famoso esploratore inglese David Livingstone, il quale riportò che questa pianta era abbondante nel deserto del Kalahari (zona desertica dell’Africa meridionale, oggi Botswana, dove la pianta è chiamata lerotese, ed è considerata sacra e purificatrice dello spirito). Molti studi di archeologia condotti in Egitto hanno dimostrato che quivi l’anguria era coltivata già 5000 anni fa, come emerge da tanti geroglifici, da tombe di faraoni aventi contenitori di semi di anguria, i quali erano mitologicamente ritenuti originati dal seme del dio Seth. Coltivata anche in Cina già nel X secolo d.C., l’anguria fu introdotta in Europa con le conquiste della Guerra Santa dell’Islam. Il nome anguria (che deriva dal greco antico angourion cioè cetriolo selvatico) è usato particolarmente nell’Italia settentrionale e in Sardegna, mentre cambia spesso a seconda delle zone. In primo luogo è chiamata cocomero (dal latino cucumis cioè cetriolo) in particolare nell’Italia centrale; melone o mellone d’acqua in Italia meridionale, derivato certamente dalla dominazione francese di queste aree con il termine melon d’eau, per distinguerlo dal melone di pane cioè il melone vero e proprio; in Sardegna l’anguria è chiamata anche sindria o sandia di derivazione araba; in Liguria passiamo al nome pateca dal francese pasteque; in Abruzzo il nome frequente è cetrone dal latino citrium; nel Salento tutto cambia con il nome sciardiniscu, così come in Calbria con il nome zipangulu che sembra derivino entrambi dal termine sciardino o giardino; ultima curiosità calabrese è il nome zuparacu che sembra rifarsi alle ordinate file di bottoni neri delle tonache dei preti. Il frutto, disponibile solo in estate da maggio a settembre, è botanicamente una “falsa bacca” chiamata peponide, si presenta voluminoso, rotondo oppure ovale, dal peso rilevante e variabile (da meno di 1 chilo fino a 20 kg. La buccia si presenta liscia, talvolta striata, spesso di un verde uniforme e intenso, all’interno è rosso (meno frequenti i colori giallo, arancio e bianco), polpa ricca di semi, anche se oggi molte sono le varietà apirene (ovvero prive di semi), ancor più facili da mangiare… e anche da utilizzare in cucina. Ebbene sì, perché l’anguria è pronta a rivelarsi ottima in tantissime ricette diverse, dal salato al dolce. A partire dalle insalate: provate ad unirlo ad altri ortaggi e frutti particolarmente freschi come ravanelli, radicchi, iceberg, cetrioli, mela verde, melone e fichi d’india (non eccessivamente maturi) per gustare un’insalata tutta vegetariana oppure inserendo anche dei prodotti ittici, come gamberi, polpo e calamari. L’abbinamento con il pesce per l’anguria si dimostra particolarmente indovinato: passata velocemente alla griglia rifrescherà in modo sorprendente il palato accanto ad un trancio di pesce spada o rana pescatrice. Anche con i formaggi freschi l’anguria non sfigura, dalla mozzarella al primo sale e la saporita feta greca: sfruttatela per degustazioni in purezza o all’interno di spiedini, sfruttando anche delle olive di qualità italiane, dalla taggiasca all’Itrana. Senza dimenticare naturalmente i dolci, dal “gelo” siciliano alle granite, fino alle delizie da bere, sia analcoliche che alcoliche (ottimo l’accostamento del succo d’anguria al rum bianco, alla vodka o al porto).  Data la ricchezza di acqua e le ridotte calorie apportate l’anguria è utilissima per il controllo del peso, oltre che per idratare i tessuti e dissetare l’organismo, mentre l’apporto di sali minerali riequilibra l’acidità e la basicità dei liquidi organici. Consumare anguria è perciò utile nelle giornate più calde, anche in spiaggia Interessante è poi la capacità dell’anguria, se regolarmente consumata in estate, di migliorare la qualità del sonno, favorendo sonni tranquilli, stimolando l’organismo a produrre più serotonina.

LA RICETTA DEL MESE – Granita di anguria  e spumante rosé

Ingredienti: Polpa di anguria (tagliata a cubetti), 500g; Zucchero semolato, 200g; Acqua, 100ml

Per completare: Sciroppo di pere (sopra); Acqua, 250ml; Vino spumante rosé brut, 250ml 

Preparazione: Ottenete uno sciroppo con l’acqua e lo zucchero: riponeteli in una piccola casseruola e fate cuocere (senza mai mescolate) fino al raggiungimento di una temperatura di circa 118°.  Una volta pronto, aggiungete la polpa di anguria a cubetti, fate riprendere il bollore, spegnete il fuoco e lasciate riposare 5 minuti. Poi frullate il tutto e lasciate freddare. A seguire aggiungete l’acqua ed il vino al composto mescolando bene con una frusta, e riponete in congelatore avendo cura di mescolare la granita di tanto in tanto finché non avrà raggiunto una consistenza idonea al servizio.

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GP Magazine luglio 2
Maria Grazia Mantova

redazione@gpmagazine.it

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